Sogni infranti?
Querido Fidel è stato presentato nella sezione ‘Anteprime italiane’ al Bif&st 2021, dove ha ricevuto ben due riconoscimenti dalla giuria costituita da un gruppo di spettatori selezionata in precedenza (con a capo la giornalista Antonella Matranga): Premio Gabriele Ferzetti a Gianfelice Imparato e Premio Ettore Scola per la regia a Viviana Calò alla sua opera prima (di cui ha curato anche la sceneggiatura). Senza dubbio il lungometraggio spicca per l’importante e centrale interpretazione del protagonista, con Imparato in stato di grazie nel ruolo di Emidio.
Siamo nel 1991 a Napoli, lo osserviamo fedele – verrebbe da dire quasi imperterrito – nell’uniforme cubana. S’intuisce sin da subito come sembra che viva nel proprio mondo: sfila tra i caotici vicoli della città per andare a spedire la sua lettera mensile a Fidel Castro, con orgoglio per la divisa che porta e la sicurezza che prima o poi riceverà la risposta del presidente per la fedeltà alla causa. Da ben quindici anni in casa sua si vive come a Cuba, tra l’entusiasmo della nipote Celia (da bambina interpretata da Sonia Scarfato, da adulta da Marcella Spina), i manicaretti esotici della moglie Elena (un’Alessandra Borgia che passa da più registri rispettando il ‘to play’) e le blande proteste di un figlio decisamente imperialista, Ernesto (Marco Mario De Notaris).
Quando la caduta dell’Unione Sovietica minaccia le sorti della rivoluzione a Cuba, Ernesto tenta il ‘colpo di stato’, comprandosi una moto nuova di zecca e alterando così l’equilibrio familiare. Emidio incassa il colpo. Tutto sta mutando fuori e dentro le mura domestiche, ma per l’uomo, se Fidel trova il tempo di rispondere alle sue lettere nonostante il disastro planetario che si sta consumando, non può permettersi di ‘desistere’. Emidio porta avanti imperterrito la propria battaglia anche rispetto a un figlio che, a suo parere, sta sbagliando strada e soprattutto ideali. Il tutto prosegue per altri dodici anni.
Un forte lutto porrà il nostro protagonista ed altri componenti della famiglia di fronte a ciò che si era ‘costruito’.
Querido Fidel manifesta delicatamente lo sguardo femminile presente dietro la macchina da presa per il tatto – e la tenerezza – con cui l’obiettivo riprende Emidio; a tratti comunica quasi quell’utopia mancata della rivoluzione nell’accezione sana del termine.
«L’idea centrale è molto semplice», evidenzia la Calò: «che succederebbe se un uomo decidesse di vivere il proprio quotidiano secondo i suoi ideali, fino in fondo, abbandonando le comodità del pensiero astratto?
Questo è Emidio, il Comandante, il sognatore, il picchiatello, che vive l’eterno conflitto tra la propria ideologia e la realtà con cui è costretto a confrontarsi tutti i giorni.
Questo contrasto si amplifica maggiormente nelle differenze tra generazioni» (dalle note di regia). Il punto è: c’è ancora una società che permette di sognare un mondo migliore? E, nel caso, come fare perché non si costruisca un’utopia ma si dia vita, con gesti concreti, a un reale cambiamento? Non tocca a noi la risposta…
Non è un caso che il film sia distribuito da TeleAut Produzioni in collaborazione con Altri sguardi nei giorni che precedono il quinto anniversario della scomparsa di Fidel Castro (25 novembre) ‘involontario’ co-protagonista di questa storia.
Maria Lucia Tangorra