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Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes

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VOTO: 7.5

E’ pericoloso vivere, nessuno sopravvive

Peder Balke fu un pittore norvegese dell’ 800 afferente alla corrente del Romantiscismo nordico ed allievo di Johan Christian Dahl. Come molti suoi colleghi dedicò la sua produzione ai paesaggi. Ciò che lo caratterizza è l’interesse naturalistico dedicato alla natura norvegese. Nel corso della sua vita dipinse molti quadri che ritraevano vedute del nord della Norvegia con l’intento di mostrare ai norvegesi la loro stessa terra. Questo spirito naturalistico pare essersi conservato nell’anima dei conterranei di Balke, per arrivare fino a Petter Holmsen autore e regista, insieme a Harald Zwart, di questo Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes, piccola serie dall’originale approccio all’horror ed al vampirismo.
Sì perché in questa serie i vampiri non appaiono tanto diaboliche personificazioni del male, quanto esseri facenti parte del mondo naturale, come qualsiasi altro essere. Tutto questo potrebbe aprire e dare libero sfogo a quel sotto-testo da sempre legato alla figura ed al mito del vampiro che vede il vampirismo come una malattia; nello specifico una malattia trasmessa attraverso lo scambio di fluidi. La serie tuttavia non si spinge così lontano. Si limita a mettere in scena, in maniera realistica e con una generosa dose di humour nero, le difficoltà di un neo-vampiro, la davvero brava protagonista Kathrine Thorborg Johansen, senza tuttavia dimenticare gli altri e senza emettere giudizi.
In questo ricorda molto la produzione dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist, la cui opera più famosa resta ancora Lasciami entrare. Il parallelo ci aiuta a sostenere anche l’esistenza di uno spirito naturalistico e fortemente scientifico presente nelle società scandinave, nato in epoca illuministica e che soprattutto le opere di genere hanno saputo mantenere negli ultimi anni. Non esiste il male assoluto, non esiste una contrapposizione netta. Tutto viene indagato e quasi vivisezionato per tentare di arrivare alla base reale di comportamenti ed abitudini. Tutto ciò si riflette molto bene in Post Mortem, in un lavoro di scrittura di situazioni e personaggi che punta sempre a non dare un’ interpretazione superficiale e stereotipata, ma volta ad indagare in profondità per restituire tutto e tutti in una visione il più possibile completa ed oggettiva.
Di questo lavoro tutti i personaggi si avvalgono in buona misura, tutti risultando realistici e verosimili ma, fra tutti, forse il personaggio che più risalta insieme alla protagonista è quello del fratello Odd, interpretato da un brillante Elias Homen Sorensen. Partito come un semplice bonaccione cresce nel corso degli episodi fino a rivelare una complessità psicologica ed una personalità notevoli.
Anche se non perfetta la serie si dimostra originale ed interessante; e si qualifica come una visione più che godibile che se non induce vera paura induce comunque vere domande.

Luca Bovio

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