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Overlord il Film: Capitolo del Santo Regno

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VOTO: 7,5

Lo spirito de “Il principe” di Machiavelli in un “anime”

Mercoledì 4 dicembre abbiamo assistito in anteprima a Overlord il Film: Capitolo del Santo Regno, altro sfizioso lungometraggio d’animazione targato Nexo Studios e Yamato Video, che, proprio ora, approda al cinema per l’ormai classica durata di tre giorni: 9, 10 e 11 dicembre. Ad introdurlo in sala con verve inconfondibile il doppiatore Massimo Triggiani. Ma molto apprezzato è stato anche il videomessaggio inviato da Maurizio Merluzzo, altro doppiatore amatissimo dai fan dell’animazione giapponese, che si è per giunta divertito a salutare i partecipanti alla premiere romana con lo stesso tono di voce usato per il protagonista di questa saga, il possente Ainz Ooal Gown.
Già in occasione di The Last: Naruto the Movie ci eravamo pronunciati favorevolmente sul valore, sulla stessa riuscita filmica di questi speciali appuntamenti con un mondo degli anime in continua evoluzione. Nel caso poi della mirabolante produzione Madhouse, ossia Overlord il Film: Capitolo del Santo Regno, lungometraggio scritto e diretto da Naoyuki Itō, ma soprattutto ispirato alle novel originali di Kugane Maruyama e So-bin, ciò con cui ci si va a confrontare è un filone di manga e anime che troviamo particolarmente accattivante, per i cultori del fantastico: gli “Isekai” (異世界, letteralmente “mondo differente”), tutte storie appartenenti a un sottogenere del fantasy per cui persone normali vengono trasportate, evocate, reincarnate o intrappolate in qualche universo parallelo, talora mutuato direttamente dal variegato mondo dei giochi di ruolo.

Simili architetture diegetiche stanno spopolando in tutto l’Estremo Oriente. Basti pensare che l’ultimo lungometraggio d’animazione col quale ci siamo confrontati al cinema, prima di Overlord, è stato l’incalzante Solo Leveling – ReAwakening, ispirato in realtà a una serie di light novel di provenienza sudcoreana e destinato a produrre emozioni particolari nei vecchi e nuovi giocatori di D&D. Si prova infatti qui a immaginare che misteriosi varchi dimensionali siano apparsi in ogni parte del mondo e che pochi tra uomini e donne, subito organizzatisi in Gilde, abbiano in dote quei poteri soprannaturali in grado di farli combattere efficacemente coi mostri e le creature magiche che s’annidano dall’altra parte. La struttura delle avventure è quindi molto simile a quelle che tutti i giocatori di Dungeons & Dragons ricordano bene. Molto interessante, persino “formativo”, è però anche lo spirito con cui i protagonisti più o meno giovani di queste missioni affrontano un gioco da cui può dipendere la loro stessa vita: ovvero una tendenza a superare i propri limiti, a fare affidamento solo sulle proprie forze, interagendo però coi propri simili così da stabilire per tempo chi tra gli altri giocatori meriti fiducia, amicizia, chi invece rappresenti un pericolo e basta. Nel mondo così cinico e spietato di oggi, quella che ci viene dall’Oriente è a nostro avviso un’apprezzabile lezione di “realpolitik”.

Addirittura più marcato è questo aspetto in Overlord il Film: Capitolo del Santo Regno. Venendo da ben quattro stagioni della serie animata e calando praticamente da subito lo spettatore, dopo un breve e scherzoso prologo, nel vivo dell’azione, il lungometraggio in questione merita un seppur parziale inquadramento. Ecco quindi le coordinate essenziali. Siamo nell’anno 2126 dentro Yggdrasil, una realtà virtuale MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game, ovvero un videogioco di ruolo che viene svolto contemporaneamente da più persone reali tramite Internet) un tempo assai popolare ma sul punto di essere dismessa, che però a un passo dalla fine “prende vita” lasciando che alcuni Personaggi Non Giocanti (PNG) assumano una loro personalità e intrappolando alcuni giocatori particolarmente motivati al suo interno. Tra questi anche Momonga, protagonista ormai catturato dal gioco, che avendo sviluppato proprio lì straordinarie capacità assume l’identità del potentissimo non morto Ainz Ooal Gown e arriva addirittura a fondare un suo regno, dove gli esseri umani convivono in armonia con quei semiumani dalle sembianze assai pittoresche.
In questo lungometraggio tanto atteso Ainz Ooal Gown accetta di intervenire da solo, senza nemmeno il suo esercito, in difesa del vicino Santo Regno di Roble, i cui Paladini e la cui santa regina Calca (destinata a subire una fine orribile) non sono riusciti a respingere l’invasione del re demone Jaldabaoth e dell’esercito semiumano da lui guidato. Tra epiche battaglie, tradimenti e sortilegi, si dipana una trama cui anche coloro che non conoscono la serie animata possono progressivamente accostarsi, infine appassionarsi, complici la bellezza del disegno e la fosca crudeltà degli accadimenti, che in certi momenti ci ha ricordato un pochino L’attacco dei giganti. Eppure, gli scontri e gli intrighi sembrano svolgersi sempre su un doppio livello, quello di un mondo fantasy invero fiabesco e quello di un gioco di ruolo la cui reale portata viene appena suggerita allo spettatore. Tutto ciò però produce anche interessanti, stimolanti cortocircuiti di pensiero, tra cui brilla senz’altro la condotta sul campo di un Ainz Ooal Gown, che, quando opta per sacrificare vite di ostaggi troppo difficili da riscattare ottenendo in cambio la salvezza di una città coi suoi abitanti, o in tante altre situazioni analoghe, pare quasi emulare la concezione dell’etica e delle scelte politiche nell’arcinoto testo di Machiavelli, “Il principe”, di cui il nostre eroe finisce per trasferire il sano realismo in battaglia.

Stefano Coccia

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