Un triangolo pericoloso
Visto il suo impegno costante in molte campagne di sostegno alla lotta contro la discriminazione e la disuguaglianza subite dalle donne in tutto il mondo era scontato che l’esordio sulla lunga distanza di Hinde Boujemaa affrontasse e chiamasse in causa tematiche come queste.
Il suo debutto nel lungometraggio dal titolo Noura’s Dream, presentato ai festival di Toronto, San Sebastián e più di recente nel concorso della 37esima edizione del Torino Film Festival, racconta la storia di Noura, una donna indipendente, che cresce da sola i suoi tre figli e lavora nella lavanderia di un ospedale. Mentre il marito Jamel si trova in carcere, conosce Lassad, l’amore della sua vita. Costretta a nascondere la loro relazione (se scoperti verrebbero condannati a cinque anni di carcere), Noura chiede il divorzio ma, pochi giorni prima che le venga concesso, il sogno di vivere insieme al suo amante viene infranto dall’imminente ritorno in libertà di Jamel.
I suddetti temi diventano parte integrante di un tessuto narrativo che all’odissea quotidiana della protagonista alterna i meccanismi classici della tragedia sentimentale che inghiotte nel proprio vortice lei, lui e l’altro. In tal senso, di triangoli amorosi e di donne contese tra due uomini la Settima Arte si è occupata un numero incalcolabile di volte, tante da creare inevitabilmente degli effetti collaterali. Tra questi c’è l’assenza quasi totale di originalità o elementi inediti nel plot e nelle one-lines dei personaggi. Del resto è una conseguenza diretta di una dinamica narrativa e drammaturgica universale, che ha le proprie radici piantate nella notte dei tempi della letteratura prima, delle Arti in generale e nel cinema in terza istanza. Per cui un film come Noura’s Dream deve giocoforza fare i conti con un gap che la sceneggiatura di turno deve provare a sopperire e colmare in altro modo.
La cineasta belgotunisina lo fa puntando tutto sulla tensione costante che si viene a creare nel corso del sali e scendi che l’intricata diatriba e la relazione clandestina generano attraverso una serie di scene (vedi l’aggressione di Jamel ai danni di Lassaad o l’interrogatorio con il faccia a faccia a tre nel commissariato) che danno al film il tono e la forma del thriller psicologico. Il tutto per restituire i diversi, contrastanti elementi di una società alle prese con la sua ricostruzione (proibizioni, bugie, onore e vendetta). Bravo il terzetto protagonista a supportare il lavoro dietro la macchina da presa. Insomma, dove non arriva la scrittura in termini di consistenza arrivano la direzione e le performance attoriali. Su tutte quella di Hind Sabri nei panni di Noura.
Francesco Del Grosso