Improbabili fuggitivi
L’epidemia del Coronavirus e le conseguenti ordinanze e misure di sicurezza messe in atto dal Governo che hanno portato alla chiusura delle sale nostrane, al rinvio o alla cancellazione di manifestazioni cinematografiche, ha di fatto costretto la stragrande maggioranza delle distribuzioni a modificare le strategie pensate per i rispettivi listini. Così c’è chi ha preferito slittare le uscite, chi le ha congelate e chi invece coraggiosamente ha scelto nonostante le limitazioni territoriali di confermarle. Poi c’è chi, invece, decisamente controcorrente e in maniera del tutto imprevista ha deciso di anticipare il debutto sugli schermi del proprio film. È il caso della Universal che ha spostato il release di Queen & Slim dal 16 aprile al 5 marzo, con un anticipo sulla programmazione di un mese circa rispetto alla data fissata inizialmente, annunciata in occasione della presentazione in anteprima italiana nella sezione “Festa Mobile” del Torino Film Festival 2019.
L’esordio nel lungometraggio di Melina Matsoukas ci catapulta in mediares nel corso del primo indimenticabile appuntamento in Ohio di una coppia di afroamericani. Al termine i due vengono fermati dalla polizia per una infrazione stradale minore. La situazione precipita, con risultati imprevisti e tragici, quando l’uomo uccide il poliziotto per legittima difesa. Terrorizzati e preoccupati per le loro vite, l’uomo che lavora in un negozio e la donna, un avvocato penale, sono costretti a fuggire. Ma l’accaduto viene filmato, il video diventa virale e la coppia si tramuta inconsapevolmente in un simbolo di trauma, terrore, dolore e sofferenza per tante persone in tutto il paese. Nel lungo viaggio in auto questi due improbabili fuggitivi scopriranno se stessi e si conosceranno più a fondo in circostanze straordinariamente terribili e disperate, cosa che contribuirà a forgiare un amore profondo e fortissimo che farà emergere la loro comune umanità e plasmerà le loro vite.
Queen & Slim è a tutti gli effetti una love story che vuole scuotere le coscienze e che mette lo spettatore a confronto con il prezzo pagato da tanti a causa del razzismo e con le sconvolgenti conseguenze della violenza. Temi e propositi questi ai quali la Settima Arte e moltissimi cineasti alle diverse latitudini hanno dedicato km di pellicola e miliardi di fotogrammi. Viene da sé che le analogie sul piano narrativo e drammaturgico con altre opere che mettono sul piatto le medesime argomentazioni, a cominciare da Detroit per passare poi a Monsters and Men o The Hate U Give, appaiono numerose ed evidenti. Insomma cambiano gli addendi ma non il risultato di ciò che si vuole portare per l’ennesima volta e giustamente all’attenzione dell’opinione pubblica.
Detto questo, lo script riesce poche volte a sostenere, a differenza di quello affidato alla Bigelow, il peso specifico di tali argomentazioni. Per cui forse il fruitore di turno farà meglio a concentrasi sull’altra aspetto centrale del plot, ossia quello relativo alla fuga, quella dei due protagonisti attraverso l’America per sfuggire dalle autorità e alle forze dell’ordine. Qui all’aspetto sentimentale si va a mescolare quello criminale che rievoca il mito della coppia fuorilegge per antonomasia, Bonnie e Clyde. E qui si spalancano tutta un’altra serie di assonanze che aprono lo scrigno dei ricordi cinefili che dal recente Dreamland di Miles Joris-Peyrafitte riportano indietro la mente sino al Natural Born Killers di Oliver Stone. E anche qui bisogna prendere i suddetti accostamenti con le pinze, dato che la lunga timeline (132 minuti) di Queen & Slim offre allo spettatore un continuo sali e scendi al di sopra e al di sotto della soglia della credibilità rispetto a certi eventi che pongono al centro i due personaggi principali (il Daniel Kaluuya di Scappa – Get Out e Jodie Turner-Smith, al suo primo ruolo da protagonista). Questo discontinuità infligge alla totalità della sceneggiatura dei momenti di blackout, ai quali il lavoro davanti e dietro la macchina da presa non riesce sempre a porre rimedio.
Francesco Del Grosso