Una nove giorni da paura
Fa sempre piacere perdersi per poi navigare a vista nella line-up di una kermesse cinematografica. Quella della 37esima edizione del Torino Film Festival, come da moltissimi anni a questa parte, non fa eccezione, regalando al pubblico e agli addetti ai lavori un palinsesto ricco e variegato che si presenta come un contenitore costruito dalla direzione artistica per soddisfare ogni tipo di palato, anche quello più esigente. E allora non ci resta che andare alla scoperta del programma presentato da Emanuela Martini e dal suo staff nella doppia conferenza stampa romana e torinese dello scorso 14 novembre, attraverso una panoramica generale che ne delinea i tratti somatici principali vista l’abbondanza di contenuti filmici che ci impedisce di elencarli uno ad uno.
Partiamo ovviamente dai film di apertura e chiusura, che quest’anno saranno Jojo Rabbit e Knives Out, entrambi prossimi all’uscita nelle sale nostrane nelle settimane a venire. Il primo, tratto dal romanzo “Caging Skies” di Christine Leunens, è una satira sferzante e spiazzante del nazismo e dei suoi miti portata sul grande schermo da una vecchia conoscenza della manifestazione torinese, ossia Taika Waititi che torna sotto la Mole a distanza di cinque anni dalla proiezione del folgorante What We Do in the Shadows. Il secondo, invece, è una commedia gialla firmata da Rian Johnson in odore di whodunit alla Agatha Christie, con un cast di all stars capitanato da Daniel Craig.
Nel mezzo una nove giorni (dal 22 al 30 novembre) da brividi, nel vero senso della parola, a cominciare da quelli che la retrospettiva sull’horror classico battezzata “Si può fare!” farà scorrere lungo la schiena degli spettatori con i suoi trentasei titoli accuratamente selezionati, in una panoramica che dal 1919 con Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene arriva sino al 1971, anno in cui Roy Ward Baker realizzò il suo Barbara, il mostro di Londra. Brividi che si vanno a mescolare con risate, surrealismo, utopie e distopie, ma anche con la voglia di raccontare squarci di umanità tormentata attraverso la griglia di un genere, sono invece gli ingredienti della ricetta della sezione “After Hours”, che quest’anno proporrà diciassette film che spaziano tra linguaggi, stili, sensazioni ed emozioni diversi: da The Lodge di Severin Fiala e Veronika Franz (thriller in bilico sull’horror, girato in un bianco e nero da brivido, dove ogni angolo, ogni oggetto, ogni scricchiolio della casa grida: “Pericolo!”) a Letto n. 6 di di Milena Cocozza (storia di fantasmi in piena regola, che sfrutta i cliché del genere per rinnovarle con gusto cinefilo e non privo di ironia), passando per Dreamland di Bruce Mcdonald (dove s’intrecciano le avventure di un vampiro, un assassino, un trombettista jazz, un racket di prostitute in un’atmosfera onirica che spazia ugualmente tra il neonoir e il cartoon) e Die Kinder der Toten di Kelly Copper e Pavol Liska (horror muto in 16mm con cartelli, dove l’umorismo nerissimo serve a “congelare” e irrobustire la tragedia).
Tra i generi, vicende personali o collettive, lo spirito e la storia di paesi ed epoche, le icone e i miti, si snoda anche la vetrina di “Festa Mobile”, laddove è racchiuso il meglio della stagione pescato nel circuito festivaliero internazionale e presentato in anteprima italiana e non solo. Qui oltre ai già citati film di apertura e chiusura, il pubblico potrà trovare tra gli altri il thriller dai continui rovesciamenti di campo, svolte narrative e sorprese di Bill Condon, The Good Liar, interpretato da una straordinaria coppia formata da Helen Mirren vs. Ian McKellen; Mientras dure la guerra, period-drama nel quale il redivivo Alejandro Amenábar guarda alla pagina più cupa della storia spagnola attra- verso il ritratto di una personalità tanto controversa quanto affascinante; e Spider in the Web di Eran Riklis, spy-story dolente e romantica, ma niente affatto statica, che guarda chiaramente al modello di John Le Carré. Vetrina è pure “Onde”, lo spazio curato da Massimo Causo dedicato al cinema più sperimentale e fuori formato, nel quale tra i tanti si segnala la presenza dell’ultima fatica di Pedro Costa, Vitalina Varela, già vincitrice del Pardo d’Oro a Locarno 2019, in cui il cineasta portoghese immerge in un indimenticabile buio caravaggesco la solenne elegia di una donna che non piange i morti, ma che ricostruisce la propria vita tra le rovine del poverissimo, irreale quartiere popolare Fontainhas.
Ma non c’è festival senza delle sezioni competitive e a quello di Torino non mancano di sicuro. La più importante, insieme a quelle incentrate sulla produzione breve italiana e al cinema del reale (TFFDOC) è sicuramente quella riservata a opere prime, seconde o terze, che vedrà 15 film, inediti in Italia, proveniente dalle varie latitudini, gareggiare per i riconoscimenti assegnati dalla giuria presieduta da Cristina Comencini. Nella rosa figurano Il grande passo, secondo film del regista di Finché c’è prosecco c’è speranza, dove ogni riferimento alla poetica di Carlo Mazzacurati non è casuale; The Platform dello spagnolo Galder Gaztelu-Urrutia, film di fantascienza distopica che diventa action carpenteriano attraverso un serrato B-movie politico; e Now Is Everything di Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis, film misterioso e quasi sperimentale che guarda a Lynch e a Malick tanto quanto a certe estetiche del videoclip d’autore.
Chiudiamo questa carrellata sul programma della 37esima edizione segnalando la carta bianca affidata quest’anno a Carlo Verdone che accompagnerà sugli schermi piemontesi i suoi cinque film del cuore, gli omaggi a Mario Soldati e Barbara Steele (a cui andrà il premio Gran Torino), la parentesi affidata al TorinoFilmLab e la personale incentrata sulla regista macedone Teona Strugar Mitevska. Non ci resta che augurarvi buone visioni e vi invitiamo a seguire il festival in nostra compagnia.
Francesco Del Grosso
Riepilogo recensioni per sezione della 37esima edizione del Torino Film Festival
Torino 37
Ms. White Light di Paul Shoulberg
Noura’s Dream di Hinde Boujemaa
Wet Season di Anthony Chen
Algunas Bestias di Jorge Riquelme Serrano
Pink Wall di Tom Cullen
Prélude di Sabrina Sarabi
Fin de siglo di Lucio Castro
El Hoyo di Galder Gaztelu-Urrutia
Le choc du futur di Marc Collin
Il grande passo di Antonio Padovan
A White, White Day di Hlynur Pálmason
Dylda di Kantemir Balagov
Now Is Everything di Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis
Festa Mobile
True History of the Kelly Gang di Justin Kurzel
Mientras dure la guerra di Alejandro Amenábar
The Good Liar di Bill Condon
Spider in the Web di Eran Riklis
The Projectionist di Abel Ferrara
Knives Out di Rian Johnson
La Gomera di Corneliu Porumboiu
Jojo Rabbit di Taika Waititi
Lontano lontano di Gianni Di Gregorio
Queen & Slim di Melissa Matsoukas
Easy Living di Orso e Peter Miyakawa
Star Stuff di Milad Tangshir
After Hours
The Children of the Dead di Kelly Copper e Pavol Liska
Guns Akimbo di Jason Lei Howden
The Last Porno Show di Kire Paputts
The Lodge di Severin Fiala e Veronika Franz
Tito di Grace Glowicki
TFFDOC – Fuori Concorso
Tutto l’oro che c’è di Andrea Caccia
TFFDOC – Desiderio
Liberté di Albert Serra
Retrospettiva Teona Strugar Mitevska
God Exists, Her Name is Petrunija