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Now is Everything

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VOTO: 6.5

Immagini di una mente

Le immagini sanno essere molto potenti e chi sa usarle diventa capace di diffondere messaggi a tutto il mondo. Nei nostri tempi ciò è quantomai vero. Viviamo nella società dell’immagine, nella quale una semplice foto diffusa sui social network si dimostra in grado di scatenare reazioni e interesse. Si può dire anche, con un certo grado di sicurezza, che siamo ossessionati dall’immagine.
La nostra stessa mente, d’altronde, funziona per immagini. Fotografi e cineasti meglio di molti altri lo capiscono e sanno farne uso.
Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis, figlio d’arte il primo e professionisti dell’immagine, ne sono ben consci e paiono averne fatto il centro di questo loro Now is Everything, presentato in concorso al 37° Torino Film Festival ed esordio cinematografico alla regia per i due.
Fin dall’inizio appare chiaro come i due autori abbiano rinunciato ad un approccio narrativo classico in favore di un linguaggio maggiormente legato alle immagini; il corso delle quali ci viene presentato in una modalità che ricorda il flusso di coscienza. Tale scelta formale dona alla pellicola una dimensione onirica e straniante che giunge anche a parere alienante.
Le dimensione di tempo e spazio ne vengono alterate e le immagini si susseguono senza soluzione di continuità collegate solamente da un filo logico assai labile e sfilacciato. Tutto ciò non manca di lasciare perplesso lo spettatore, al quale viene chiesto di fare un grande sforzo di comprensione per dare un senso e riuscire a seguire la narrazione, non risulta altresì di aiuto rinunciare a qualsivoglia tentativo di comprensione per lasciarsi semplicemente trasportare dal flusso delle immagini, anche se potrebbe costituire una interessante esperienza cognitiva.
Per spiegare il lavoro dei due giovani cineasti sono stati scomodati paragoni con Terrence Malick e David Lynch, ma si potrebbero aggiungere anche Antonioni e la Nouvelle Vague. Paragoni eccellenti e la cui influenza si può avvertire più che vedere, in effetti, nella pellicola.
Tuttavia non sembra che la lezione di questi illustri predecessori sia stata completamente compresa.
La cognizione del lavoro dei maestri venuti prima appare più superficiale che non sostanziale, in alcuni passaggi della pellicola poi si ha la sensazione di assistere ad una pubblicità di una marca di profumi, in altre di un trailer troppo lungo, in altre ancora ad un tentativo di videoarte.
Un’operazione certo coraggiosa quella di Spinotti e De Amicis ma che non ci sembra sia stata coronata da pieno successo. È innegabile che i due abbiano cercato di esprimersi attraverso un linguaggio il più vicino possibile alla pura immagine, che abbiano voluto partire da una storia piuttosto semplice per parlare di temi universali e che quindi abbiano deciso che le immagini meglio avrebbero loro servito piuttosto che la parola scritta che più difficilmente riesce a cogliere l’immensità dell’essere. Un film difficile e sperimentale, non pienamente riuscito, che però lascia ben sperare per le opere future del duo di autori.

Luca Bovio

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