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Midway

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VOTO: 7

Effetto sorpresa

Fra il 4 e il 6 giugno 1942 presso le isole Midway, a ovest delle Hawaii, la Marina degli Stati Uniti sconfisse quella imperiale giapponese in una spaventosa battaglia fra il cielo e il mare conquistando una vittoria strategicamente determinante per gli Alleati, con gli americani che affondarono quattro grandi portaerei di squadra nemiche, segnando in tal modo un punto di svolta nella guerra del Pacifico. Cosa accadde in quei fatidici, sanguinari e tragici giorni è ampiamente documentato sulle pagine di Storia, ricordata per essere la seconda battaglia navale di tutti i tempi combattuta quasi completamente dalle forze aeree imbarcate sulle portaerei, senza contatto visivo tra le flotte contrapposte e senza scontri a fuoco tra navi di linea.
L’importanza e l’imponenza di quegli eventi non poteva dunque rimanere indifferente alla Settima Arte, tant’è che furono raccontati praticamente in presa diretta durante l’attacco nipponico da John Ford nel cortometraggio The Battle of Midway. Ma ovviamente quella firmata dal quattro volte premio Oscar non rappresenta l’unica trasposizione cinematografica approdata sul grande schermo sino ad oggi. Se ne contano infatti altre tre, ultima delle quali attesa nelle sale nostrane a partire dal 27 novembre con le 400 copie messe a disposizione dalla Eagle Pictures.
Si tratta di Midway e porta stampato a caratteri cubitali su ogni singolo fotogramma che va a comporre i 138 minuti complessivi il marchio inconfondibile di Roland Emmerich, che prendendo in mano lo script di Wes Tooke ha consegnato al pubblico l’ennesimo kolossal della sua carriera dal budget faraonico, pieno zeppo di effetti speciali e dal prorompente impatto visivo. Archiviato il filone del disaster-movie apocalittico come Independence Day, The Day After Tomorrow e 2012, stavolta il cineasta tedesco si mette al completo servizio di qualcosa che non nasce dall’immaginazione collegata alla tastiera dello sceneggiatore di turno, bensì dalla reale cronaca dei fatti. Fatti che, nello specifico, ne sono a giudicare dalla didascalia che precede l’inizio del film la fedele trascrizione audiovisiva. Ora che lo siano a grandissime linee non lo mettiamo in dubbio, anche se quel pizzico più o meno abbonante di romanzato dovuto alle esigenze cinematografiche c’è sicuramente e lo si può rintracciare nell’impianto dialogico, quanto in certe dinamiche che si vengono a creare sui personaggi. Elementi, questi, che ovviamente sarebbero stati impossibili da ricostruire nella loro autenticità. Il risultato è pertanto una copia conforme che si limita a condensare in un compendio wikipediano il prima (la narrazione filmica prende il via nel dicembre del 1937), il durante e l’immediato post della leggendaria battaglia. Per farlo, la sceneggiatura mette in fila, in ordine rigorosamente cronologico, gli highlights salienti del botta e risposta spionistico e militare tra Stati Uniti e Giappone, compreso l’attacco a Pearl Harbor, quest’ultimo rievocato nel 1970 da Richard Fleischer (coadiuvato dai registi giapponesi Kinji Fukasaku e Toshio Masuda) in Tora! Tora! Tora! e da Michael Bay nel 2001 in Pearl Harbor.
Insomma, quello di Emmerich altro non è che un filologico period-drama solo all’apparenza bipartisan, che palleggiando insistentemente tra le due opposizioni e i relativi punti di vista finge di assumere una posizione neutrale quando invece il piatto della bilancia finisce con il pendere dalla parte a stelle e strisce. Di conseguenza, il plot si allinea alle pagine della Storia, mescolando quanto già mostrato sullo schermo in materia nel 1960 da Storm Over the Pacific di Shūe Matsubayashi e sedici anni dopo da Jack Smight in La battaglia di Midway. Dai precedenti, assorbe e riproduce l’epica per partorire un classico dramma bellico, costruito nella forma e nell’approccio in una modalità old style che strizza l’occhio ai capisaldi del filone. Il tutto elevando all’ennesima potenza la componete spettacolare con una successione di scene che da sole valgono il prezzo del biglietto, a cominciare dalla battaglia aerea sulle isole Marshall per finire con quella dell’attacco americano con i bombardamenti in picchiata.

Francesco Del Grosso

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