Home In sala Uscite della settimana Love

Love

36
0
VOTO: 6,5

Amori passeggeri

Dopo aver lasciato che un duo di spazzacamini riflettesse la propria identità sessuale in Sex e che una diciassettenne in un romanzo di formazione sentimentale si struggesse per la sua insegnante di francese in Dreams, tocca a Love proseguire il discorso cinematografico che Dag Johan Haugerud, con una trilogia tematica di film, ha voluto fare sulle diverse sfaccettature dei rapporti amorosi e sessuali del mondo contemporaneo, indagando forme di intimità oltre i limiti delle relazioni convenzionali.
In questo capitolo, nelle sale italiane dal 17 aprile 2025 con Wanted Cinema dopo l’anteprima nel concorso di Venezia 81 e la proiezione evento alla 38esima edizione del Bolzano Film Festival Bozen, ci troviamo al seguito di Marianne, un medico pragmatico, e Tor, un infermiere compassionevole. I due fanno amicizia sul lavoro e iniziano a confidarsi le rispettive storie di relazione affettiva e sessuale: entrambi rifuggono i rapporti troppo convenzionali, prediligendo una maggiore libertà e autenticità nelle relazioni che intraprendono. Una sera, su un traghetto che attraversa il fiordo di Oslo collegando la città e le isole di provincia, Tor le confessa che spesso trascorre lì le sue notti, in cerca di incontri occasionali con uomini di passaggio. Marianne, invece, si concede appuntamenti al buio e ha da poco intrecciato una relazione con un uomo divorziato, padre di famiglia e con l’ex moglie che vive nella casa accanto.
Come nelle altre pellicole, che sono indipendenti l’una dall’altra da un punto di vista narrativo, a fare da cornice alle vicenda c’è ancora la capitale norvegese, con lo scenario che di fatto rappresenta, insieme alla tematica principale, un elemento comune alla trilogia. Di questa, Love è sicuramente l’opera più audace, a dispetto di Sex che dato il titolo sembrava essere quella indicata nel detenere il suddetto primato. Ciononostante l’autore non riesce a tracciare o a esplorare un nuovo territorio, poiché ogni tentativo di oltrepassare i limiti viene rapidamente smorzato dall’idea che si prospera meglio in una relazione tradizionale. Gira e rigira si torna quindi a parlare del comune denominatore dei problemi relazionali, ossia la mancanza di comunicazione e l’autoinganno. Tutte le questioni sollevate nel corso del racconto (la sessualità, le relazioni e l’amore, l’amicizia e il confronto tra due colleghi di lavoro) riconducono a quello.
Il risultato è una rom-dramedy con forti accenti di melò, nel quale Haugerud aggiunge quell’immancabile pizzico di sottile e tagliente humour nordico per raffreddare i bollenti spiriti e ragionare con toni più leggeri, ma comunque rispettosi, su argomentazioni dal peso specifico come la malattia. La scrittura e i suoi cambi di registro in questo funziona, ben supportata dalle performance attoriali di Andrea Bræin Hovig e Tayo Cittadella Jacobsen, a differenza dell’architettura narrativa che alterna momenti riusciti ad altri eccessivamente verbosi e ripetitivi. Deficit, questi, che negli altri due capitoli non avevano però influito sulla scorrevolezza e l’efficacia della fruizione e del suo impianto drammaturgico.

Francesco Del Grosso

Articolo precedenteWind, Talk To Me
Articolo successivoI Peccatori

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

venti + quindici =