Conversazione con il regista della serie web In the Park, in concorso all’undicesima edizione di Cortinametraggio
La quinta giornata dell’undicesima edizione di Cortinametraggio ha visto tra i suoi protagonisti Francesco Colangelo e la serie da lui scritta e diretta dal titolo In the Park, presentata in concorso nella sezione dedicata alle web series inedite. Il pluri-premiato regista e sceneggiatore foggiano ci parla della sua ultima fatica dietro la macchina da presa, delle caratteristiche drammaturgiche e stilistiche, del plot e degli aspetti legati alla produzione.
D: Dove, come e quando è nata l’idea di In the Park?
Francesco Colangelo: In the Park nasce dalla mia passione per le serie tv americane, serie che raccontano storie intense di personaggi crudi, reali, calati nella quotidianità ma pur sempre simboli di una umanità dolente e alla continua ricerca di una prospettiva esistenziale migliore. Ricordo di essere stato in un parco della città in cui vivo, Roma, e di aver assistito ad incontri che molte coppie adulte si concedevano frettolosamente nella pausa-pranzo. Da questo ho immaginato quali potevano essere, in un tessuto sociale così metropolitano, le dinamiche che spingevano così tanti esseri umani a dover costringere la parte più intima, importante e sentimentale della loro esistenza ad essere vissuta esclusivamente in questa “ora d’aria”. Poi, chiaramente, la mia fantasia ha fatto il resto!
D: Di cosa parla In the Park e come è strutturata la serie?
Francesco Colangelo: In the Park è un puzzle, un incrocio di storie e di esistenze. La serie racconta gli incontri e le confessioni private di sei donne ad un unico uomo, un gigolò conosciuto in un parco cittadino, che diventa per ognuna di loro la rappresentazione della propria figura maschile di riferimento: l’uomo perfetto, il padre perduto, il marito violento da cui dover prendere le distanze, ecc. Il gigolò, abilissimo nel suo lavoro di “ascoltatore” e campione di camaleontismo (riesce infatti ad essere esattamente quello che le sue clienti si aspettano da lui, sia nei modi che nella forma) ha però anch’egli una sua personale e dolorosa esperienza di vita che lo ha portato ad essere quello che è e a intraprendere quel particolare “mestiere”.
La serie è strutturata in tre stagioni: ogni stagione prevede sei puntate che contengono tre brevi episodi l’una. Ogni due puntate, e dunque ogni sei brevi episodi, ognuna delle sei protagoniste avrà potuto raccontare un pezzo ulteriore della propria storia che, con dipanarsi della seria, diventerà sempre più intrigante e completa.
D: Quali sono le caratteristiche visive, stilistiche e tecniche presenti nella serie?
Francesco Colangelo: Le scelte stilistiche sono quelle di una narrazione emotiva, fatta di sospensioni e rimandi all’evocazione. In realtà la serie prevede anche continui colpi di scena d’azione e drammatici che tenderanno a rendere dinamica la narrazione. La storia sarà raccontata in modo destrutturato, cioè gli episodi non seguiranno la rigida evoluzione temporale in cui sono avvenuti ma saranno costruiti in modo da essere programmati in un ordine che renderà ancor più intrigante il disvelamento della drammaturgia orizzontale, cioè della storia portante principale, quella che va dal primo episodio fino al 54° ed ultimo episodio.
D: Nella creazione del plot della serie, delle varie puntate che la compongono e del disegno dei personaggi, a cosa ti sei ispirato? C’è qualche riferimento o fonte d’ispirazione che ha guidato la tua mano in fase di scrittura e di messa in quadro?
Francesco Colangelo: Si dice che ci siano sette donne per ogni uomo. Ovviamente non è una questione matematica. Il mio desiderio è stato quello di raccontare i sette archetipi sociali e letterari, le sette declinazioni dell’animo femminile in relazione allo stereotipo maschile. Volevo, cioè, raccontare le varie sfumature dell’animo femminile in relazione ad una unica figura maschile banalizzata in un “uomo del sesso”. Insomma raccontare quanto anche le donne ne sappiano poco dell’universo maschile partendo però dalla complessità del mondo femminile e da quanto gli stessi maschi facciano fatica (o no, come il nostro gigolò protagonista) a comprenderne le sfumature. Volevo, infine, creare una serie tv che sdoganasse l’idea di sesso a pagamento come di una pratica che fosse dequalificante per le figure femminili. Come in uno specchio, dunque, ho concesso il ruolo di cliente/sfruttatore ai personaggi femminili, donne indipendenti ed economicamente solide, che possono decidere di pagare per incontrare uomini, e il ruolo di prostituto/sfruttato ad un uomo.
Questo perché fossero naturalmente azzerati tutti i discorsi insipientemente sessisti e vetero femministi che naturalmente l’argomento “prostituzione” porta inevitabilmente con sé.
D: Quali sono state le difficoltà che hai incontrato durante la lavorazione?
Francesco Colangelo: Le difficoltà sono state tante perché avevamo un budget assolutamente irrisorio. Ma grazie alla disponibilità delle attrici e della piccola troupe che ho raccolto intorno al progetto (in primis il direttore della fotografia Beppe Gallo), siamo riusciti a confezionare i nostri brevi episodi-pilota. Quelli che abbiamo realizzato, grazie alla Inthelfilm di Giampietro Preziosa e Marco Simon Puccioni, e alla Blue Door Production di Nicola Di Tullio, sono stati quattro episodi-pilota. E ci tengo a sottolineare che le quattro attrici che hanno partecipato alla realizzazione degli episodi e cioè le fantastiche: Carolina Crescentini, Valeria Solarino, Giulia Michelini ed Antonia Liskova, hanno voluto essere parte del progetto in modo assolutamente gratuito. Anche in fase di post produzione poi, la disponibilità del grande montatore Marco Spoletini di montare anche lui in modo assolutamente gratuito le quattro demo, ci ha permesso di ottenere un ottimo risultato pur in mancanza di un budget adeguato.
D: Quali sono secondo te le peculiarità e le caratteristiche di In the Park che le differenziano dalle altre web series in circolazione?
Francesco Colangelo: In the Park è senza dubbio una serie originale nel senso più completo del termine. Ha delle caratteristiche che potrebbero accomunarla lontanamente alla serie In Treatment ma dalla quale poi invece si discosta in modo deciso per il suo stile noir, in parte action e certamente erotico. La nostra serie non si limita ad esporre la vita dei suoi tanti personaggi ma ne interseca le esistenze e ne racconta le forze e le debolezze in modo che le une non possano più prescindere dalle altre. Oltre al gigolò di nome Adam e alle sei clienti, infatti, ci sarà un’ulteriore personaggio femminile, una protagonista di nome Eve, vera chiave-di-volta della storia (per cui ha espresso interesse la bravissima Kasia Smutniak) che renderà ancora più complesso e certamente interessante il percorso drammaturgico.
Grazie al compositore Davide Combusti, in arte TheNiro, attraverso le scelte fatte per la Colonna Sonora abbiamo dato a tutto il progetto un’aria moderna, rock e assolutamente passionale. Le sue sonorità, come cantautore e compositore, erano perfette per lo stile che volevo dare alla serie. E Davide è stato perfetto nel saperle trasporre in chiave di colonna sonora.
D: Che tipo di percorso distributivo avrà In the Park?
Francesco Colangelo: Io spero che, oltre sul web, la serie possa trovare spazio ed essere apprezzata per una sua realizzazione completa anche per il circuito televisivo e satellitare.
D: Qual è secondo te la ricetta perfetta per dare vita a una buona web serie?
Francesco Colangelo: Una web serie di successo deve avere una idea fortissima ed essere realizzabile in brevi puntate che possano essere supportate dall’attenzione-spot che si concede ai contenuti web. Una buona idea ma con puntate lunghe sul web non funziona.
D: Come spieghi il boom di questo genere?
Francesco Colangelo: Il fruitore del web vuole cose brevi, bellissime e di immediata riconoscibilità di genere. Il web ha sorpassato la tv generalista nei gusti della gente. Inoltre, il fatto che le serie tv americane, vero parametro qualitativo di questo tipo di produzione, siano tutte serie dalla meravigliosa fattura e dal genere immediatamente riconoscibile, fanno sì che gli amanti di un determinato prodotto vadano a colpo sicuro su ciò che li aspetta. La libertà di scegliere, momento per momento, questa serie anziché un’altra, questo genere anziché un altro, fa si che la gente, si senta libera di impegnare i propri momenti liberi come meglio preferisce, scandendo la propria giornata nel modo che preferisce, senza cioè doversi adeguare agli orari di una programmazione già decisa dal canale, e facendo aderire perfettamente l’offerta dei contenuti ai proprio personali desideri.
Francesco Del Grosso