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L’Expérience Zola

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VOTO: 7

Tra finzione e mondo reale

Ci sono opere destinate al grande schermo che fanno dell’ibridazione il proprio carattere distintivo, creando un ponte di congiunzione tra più linguaggi ed espressioni artistiche. Ma più che di progetti di natura cross-mediale bisognerebbe parlare di un mix di elementi eterogenei che interagiscono e comunicano tra loro, al fine di dare forma e sostanza a un oggetto filmico che sfugge per volontà del suo autore e di coloro che hanno preso parte al concepimento da una mera catalogazione. Si tratta dunque di opere che si muove su frequenze narrative, drammaturgiche e performative libere da schemi predefiniti e da modus operandi convenzionali. Come libero e istintivo è il modo in cui è stata filmata. Una di queste è L’Expérience Zola, la nuova pellicola firmata da Gianluca Matarrese che è stata presentata tra gli eventi speciali delle Giornate degli Autori nell’ambito dell’80esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia prima dell’uscita nelle sale il 13 settembre 2023 con Luce Cinecittà.
L’autore ci conduce con la sua cinepresa al seguito di Anne, una regista teatrale che si è separata dal marito e sta cambiando casa. È spenta, senza desideri. Conosce Ben, vicino di casa servizievole e attore senza scritture. Lui la guarda con occhi appassionati, lei non vuole mai più legarsi a un uomo. Ma quando decide di mettere in scena L’assommoir di Emile Zola, è a lui che propone il ruolo di Coupeau, riservandosi quello di Gervaise. Man mano che la storia si sviluppa, il confine tra la vita reale e la rappresentazione teatrale si riduce sempre di più. Ed è su questo confine labile e invisibile che si erge l’architettura di L’Expérience Zola, con una timeline che vede il plot comporsi pezzo dopo pezzo tra letture e prove, tra ricerca e studio. Così facendo la realtà sfuma nella finzione e i due protagonisti, interpretati dagli intensi Anne Barbot e Benoît Dallongeville, sembrano ripercorrere esattamente tutti i passaggi della storia di Coupeau e Gervaise, fino alla rovina.
Quello del regista torinese è un film che passa senza soluzione di continuità dalla finzione al documentario, dalla vita alla letteratura e al teatro. Lo fa attraverso delle regole d’ingaggio e un gioco di specchi che diventa chiaro dopo pochi minuti dall’innesco. Allo spettatore di turno il compito di accettarli per poi abbandonarsi alle dinamiche di un racconto che si sviluppa su due piani che finiranno con l’intrecciarsi: quello della finzione teatrale e quello del mondo reale. Questi si alternano, poi si mescolano e infine si sovrappongono sino a diventare una cosa sola, in un equilibrio armonioso tra le (p)arti chiamate in causa che non permette all’una di fagocitare l’altra, bensì di compenetrarsi e di completarsi a vicenda. La struttura del film è uno scambio, un dialogo tra due narrazioni, quella dello spettacolo sul palco e quella degli attori, dietro le quinte. Fuori dal palco, gli attori sono colti in conversazioni intime, immersi nel proprio elemento quotidiano, in riflessioni o durante i preparativi prima di scivolare nella finzione. La macchina da presa è stato il mezzo di immersione nei movimenti interiori dei personaggi. Il montaggio ha creato collegamenti tra i momenti di gioco della finzione teatrale e del mondo reale, fino a perdere volontariamente i consueti riferimenti e codici tra i diversi registri.
Nel caso di L’Expérience Zola sarebbe facile, sbagliato e piuttosto riduttivo circoscrivere la suddetta pratica a un esercizio meta-teatrale. Matarrese va oltre mettendo in discussione la nozione di prospettiva e la porosità tra ciò che è vero e ciò che non lo è. Il teatro così come l’audiovisivo diventano nelle sue mani lo strumento di messa in discussione di tale nozione. Sulla carta potrebbe apparire una fruizione ostica, adatta un certo tipo di pubblico, non di certo generalista. Forse è così, ma se deciderete di dare all’opera una chance non ve ne pentirete, poiché è portatrice sana di temi ed emozioni universali come l’amore, il desiderio, la paura, la morte e l’Arte, che accarezzano e pizzicano a oltranza le corde del cuore, facendole vibrare.

Francesco Del Grosso

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