Venite all’agile barchetta mia, Santa Lucia! Santa Lucia!
Muovendosi avanti e indietro nel tempo, quello che comincia a essere conosciuto come “Conjuring Universe” continua a suscitare la curiosità degli appassionati, col suo insistente, ripetuto intrecciarsi di maledizioni, entità demoniache a spasso per il mondo e terrificanti indagini paranormali, condotte assumendosi sempre qualche grave rischio personale. Lode quindi al prolifico James Wan, cineasta votato all’horror e al cinema di genere in senso lato, cui si devono questo e altri spunti creativi decisamente intriganti, come pure un indubbio talento commerciale nel farli fruttare e proliferare. Dopo il seminale The Conjuring – L’evocazione (2013), da lui anche diretto, l’efficacia dei singoli capitoli della saga è in parte dipesa dalla maestria di chi, oltre a lui, ne ha curato di volta in volta ideazione, sceneggiatura e regia. Questo sequel dell’inquietante The Nun – La vocazione del male (2018) di Corin Hardy, ad esempio, è stato diretto da un fedelissimo della saga, Michael Chaves, già visto all’opera in La Llorona – Le lacrime del male (2019) e The Conjuring 3 – Per ordine del diavolo (2021). Coi suoi alti e bassi, The Nun 2 ci è parso finora il suo film di maggiore impatto.
Avevamo potuto già approfondire la conoscenza della sanguinaria entità demoniaca, celata sotto le sembianze di una suora, nel primo The Nun, ambientato in un tetro monastero della Romania. Ma come aveva dimostrato a suo tempo la vicenda di Nosferatu, il Male dalla Transilvania e dai Carpazi tende a spostarsi verso occidente…
Proseguendo nella sua lenta, inesorabile migrazione, il demone doppiamente sacrilego (in quanto incarnatosi in abiti religiosi e avvezzo a massacrare soprattutto ecclesiastici) fa capolino nel 1956 in Francia. Tra conventi e collegi femminili, qui la strage riprende. A confrontarsi nella altrimenti sonnacchiosa campagna transalpina con la soprannaturale creatura ritroviamo però anche i “miracolati” del precedente capitolo, ossia la coriacea Suor Irene (Taissa Farmiga) e quel Maurice già noto come “il Francese” (Jonas Bloquet), accompagnati per l’occasione da altri personaggi (tra cui le giovanissime ospiti di un collegio) parimenti destinati a fronteggiare il Male. E proprio per quanto riguarda l’operato del Male, a essere man mano rivelato sarà quel suo collegarsi con l’apologetica cristiana, ovvero con versioni più o meno antiche del martirio di Santa Lucia, da cui l’aura mistica non soltanto del lungometraggio ma dell’intera saga acquista nuovo vigore.
Riguardo alla gestione della tensione, dell’enorme potenziale orrorifico della Storia, The Nun II alterna idee più ispirate ad altre magari un po’ grossolane. Complice l’ottima scelta dell’ambientazione e delle singole location, nonché una sontuosa fotografia, ad averci maggiormente coinvolto è la prima parte del film. Intanto c’è spazio per approfondire poco alla volta quei personaggi che hanno un legame più intenso, personale con la vicenda. Le atmosfere sinistre e claustrofobiche di certi luoghi dominano poi la scena. E Michael Chaves si concede anche registicamente qualche pezzo di bravura: la sequenza notturna dell’edicola illuminata in una stradina buia, con la perversa e singolare infestazione malignamente rivelatasi in tale luogo, è davvero da antologia.
Più ci si avvicina all’epilogo, invece, più dall’impianto prevalentemente atmosferico della narrazione si passa a una serie di roboanti, persino pirotecniche manifestazioni fisiche del Male, la cui ipertrofia può attrarre sul momento, risultando alla lunga sfiancante proprio per quel continuo accumularsi di shock visivi. Un po’ come nel finale del ben più trash L’esorcista del Papa, sembrerebbe quasi che non si possa più mostrare una possessione diabolica o l’infestazione di un luogo, senza radere al suolo quest’ultimo con effetti speciali degni di un’invasione aliena!
A parte queste trovate un po’ troppo “barocche”, però, la coesione narrativa del film regge fino alla fine; regalando anche, sui titoli di coda, il tanto atteso collegamento con la religiosissima coppia di investigatori del paranormale, Lorraine ed Ed Warren, dalle cui pericolose ricerche il già menzionato “Conjuring Universe” ebbe inizio.
Stefano Coccia