Che suono ha il futuro? Quello di una drum machine
Di musica elettronica si comincia a parlare fin dagli anni Quaranta del Novecento. Una certa evoluzione continua ad aversi lungo tutti i decenni successivi. Tuttavia è solo tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta che, grazie all’evoluzione tecnologica, che la musica elettronica comincerà veramente a diffondersi ed affermarsi.
Ed è proprio in questo periodo che, più precisamente nell’anno 1978, Marc Collin, musicista e produttore musicale francese, tra le altre cose co-fondatore del progetto musicale noto come Nouvelle Vague, ambienta il suo film Le choc du futur, presentato in concorso al 37° Torino Film Festival. Protagonista è Ana (Alma Jodorowsky), una giovane musicista e creatrice di colonne sonore che cerca di affermarsi come musicista elettronica. Tra mille difficoltà, non ultima e continuamente ribadita, il manifesto sessismo che la circonda e che la vuole meno capace solo perché donna, la giovane tenta disperatamente di emergere. Collin realizza quella che potremmo chiamare una “sinfonia elettronica” che si ascolta, più che vedersi, tutta d’un fiato. Girato quasi tutto all’interno dell’appartamento/studio di registrazione della protagonista il film ne segue il lavoro inesausto ma spesso frustrante di creazione. Collin ci porta all’interno di questo minuscolo universo che ha come centro di gravità l’enorme apparecchiatura elettronica di Ana e la musica che da questa trae. In particolare la macchina è quasi una co-protagonista del film e il regista la riprende sempre in un modo che sottolinea l’importanza che essa ha per la protagonista e la storia; inoltre, con tutte le sue luci e manopole, più di una volta provoca l’impressione di trovarsi di fronte ad un oggetto venuto direttamente dallo spazio, un’astronave che ci porti in dono il suono del futuro.
A questa astronave Ana sembra quasi aggrapparsi più che lavorare facendone davvero il centro del proprio universo, universo che comprende anche chi condivide il suo amore per la musica elettronica e i pochi fidati amici, gli altri sono ammessi ma non è detto che ne entrino a fare davvero parte.
Traspare chiaramente dalle immagini la complicità che il musicista Collin prova verso la sua protagonista, e non mancano forse alcune note autobiografiche nelle vicende di Ana. Donna in un mondo di uomini, musicista di un genere nuovo e non ancora capito, Ana assume quasi le forme della giovane profeta inascoltata, la quale annuncia l’avvento di qualcosa che ancora nessuno riesce a vedere: la musica di oggi, dove le classifiche sono dominate dai dj e la musica elettronica impera incontrastata ad ogni livello. Ma è il 1978, tutto questo è ancora al di là da venire e Ana dovrà continuare a faticare non poco con le sue macchine prima che le riconoscano ciò che merita. Affettuoso omaggio di un musicista a chi è venuto prima di lui, con una protagonista capace davvero di illuminare lo schermo, il film è anche un inno alla resilienza di quelle donne che per prime hanno saputo e voluto imporre un cambiamento in ambito musicale.
Luca Bovio