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The Projectionist

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VOTO: 7.5

È bello amare il proprio lavoro

Cinefilia s.f. [comp. Di cine e -filia]. – Amore per il cinema, per la storia del cinema e il mito del cinema.” E potremmo aggiungere: “per le sale cinematografiche”.
Una definizione che ben sembra attagliarsi a Nicolas Nicolaou, imprenditore americano di successo e protagonista di questo documentario di Abel Ferrara dal titolo The Projectionist, presentato nella sezione Festa Mobile del 37° Torino Film Festival.
E tuttavia non si tratta della storia di un uomo d’affari, non strettamente quantomeno. Si tratta piuttosto della storia di un amore, per il proprio lavoro e per l’oggetto del proprio lavoro.
Nicolaou comincia, infatti, a lavorare giovanissimo nelle sale cinematografiche di New York e nel corso degli anni ottiene la sua fetta di sogno americano diventando proprietario di vari cinema.
Attraverso la sua storia Abel Ferrara ci parla del cinema e dell’amore per esso, però da un punto di vista particolare, l’amore per il fatto di andare al cinema, di vedere un film in una sala buia su di un grande schermo. E lo fa accompagnando il protagonista Nick in un viaggio tra la natia Cipro e le strade di New York, alla ricerca dei cinema dove Nick lavorò, molti oggi scomparsi altri di sua proprietà. Si intrecciano così storia personale e storia delle sale cinematografiche della Grande Mela, con riprese e materiale d’archivio che si mescolano a scene di film proiettati in quei cinema o che quei cinema vedono come luogo d’azione. Nel farlo Ferrara forma un linguaggio che mescola Nouvelle Vague, Free cinema e il cinema indipendente americano degli anni Sessanta e, soprattutto, Settanta, il decennio nel quale il regista mosse i primi passi ed iniziò ad affermarsi.
Tutto è in fieri, con il regista ed il protagonista che spesso interrompono la narrazione coinvolgendo altre persone, parlando con loro, facendole partecipare insomma alla loro ricerca del cinema perduto. Proprio nella cinefilia appare essere il maggiore punto di contatto tra il regista, il protagonista e gli ignari passanti coinvolti. Tutti accomunati dalla passione di seguire i film in sala e non la sala di un multiplex, ma nel piccolo cinema di quartiere. Appartenente ad una generazione di cineasti cinefili che irruppero sulla scena del cinema americano rivoluzionandolo, professionisti dotati di una cultura cinematografica e di un amore per la settima arte immensi, Ferrara, con l’aiuto di Nick, chiaramente suo sodale in questa avventura, offre dunque spazio all’esperienza della sala cinematografica, vista come veicolo fondamentale per approcciarsi al cinema e non rinunciando a rivendicare un’importanza sociale delle sale cinematografiche all’interno delle comunità, indicate come luoghi di aggregazione ed identificazione comunitaria.
Non si tratta tuttavia di un film nostalgico, non completamente almeno, quanto dell’affermazione dell’importanza che ancora oggi, nell’epoca dello streaming online, quel tipo di fruizione dello spettacolo cinematografico possa ancora risultare centrale. Sala e streaming non si escludono a vicenda, chi scrive può testimoniarlo.

Luca Bovio

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