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La Dea Fortuna

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VOTO: 5.5

Due nuovi, piccoli amici

Il regista Ferzan Ozpetek è tra i cineasti più prolifici all’interno del panorama nostrano. E se nel 2017 lo stesso ha realizzato ben due lungometraggi (Rosso Istanbul e Napoli velata), sono dovuti passare ben due anni prima che un ulteriore lavoro facesse la sua apparizione sul grande schermo. Eppure, alla fine è arrivato. E stiamo parlando di La Dea Fortuna, con protagonisti Stefano Accorsi, Edoardo Leo e Jasmine Trinca.

Un lavoro, il presente, che, pur trattando tematiche ricorrenti all’interno della filmografia del cineasta turco naturalizzato italiano, vede al centro delle proprie vicende due bambini. Due bambini il cui punto di vista viene alternato a quello di Arturo e Alessandro (Accorsi e Leo), una coppia di vecchia data in piena crisi. I due, tuttavia, si troveranno nella condizione di dover badare temporaneamente ad Alessandro e Martina, i figli di Annamaria, la loro migliore amica, la quale dovrà trascorrere alcuni giorni in ospedale per sottoporsi a determinati accertamenti. Le cose, tuttavia, non saranno affatto facili, data anche – e soprattutto – la crisi di coppia che i due stanno attraversando.
E Ferzan Ozpetek, in questo suo La Dea Fortuna, c’è proprio tutto: dal tema dell’omosessualità fino alle crisi personali e di coppia; da personaggi bohémien, fino a un’importante componente dal carattere spirituale/soprannaturale. E se, di fatto, nel corso degli anni abbiamo più e più volte visto un mix dei sopracitati elementi, il presente lungometraggio vede tra le sue caratteristiche il tema dell’adozione da parte di coppie omosessuali, perfettamente in linea con le più discusse questioni d’attualità.
E se, fortunatamente, viene evitata ogni superflua e ridondante retorica in merito (rendendo il tutto estremamente naturale e a tratti anche poetico, con anche un pizzico di ironia al proprio interno), indubbiamente un lavoro come il presente qualche problematica ce l’ha eccome. E si tratta, come ben si può immaginare, sempre delle stesse problematiche in cui, all’interno della filmografia di Ozpetek, piuttosto spesso ci siamo imbattuti.
Stiamo parlando, ad esempio, di sporadici momenti in cui coppie di amici dei protagonisti – con fare assai forzato e stucchevole – altro non fanno che giurarsi amore eterno in diversi momenti della giornata, elementi tirati in ballo, ma lasciati ingiustificatamente in sospeso (vedi, per esempio, il testamento scritto da Annamaria) e, non per ultima, una forte, fortissima prevedibilità dell’intera sceneggiatura. E questo, purtroppo, accade molto spesso quando ci si imbatte in un film di Ozpetek. E ce lo si può anche aspettare.
Eppure, nonostante tutto, La Dea Fortuna dei momenti riusciti ce li ha. Primo fra tutti: la scena in cui Arturo e Alessandro fanno un bagno in mare insieme ai due bambini e ripensano a una leggenda in cui la Dea Fortuna spiegava come fare per avere una persona cara sempre nel cuore.
In poche parole, questa ultima fatica di Ozpetek qualche pregio in più rispetto agli ultimi due lavori realizzati ce l’ha. Sarà sufficiente tutto ciò a rendere il lavoro complessivamente accettabile? Diciamo pure che senza la celeberrima retorica ozpetekiana il tutto sarebbe stato di gran lunga qualitativamente migliore. Ma tant’è.

Marina Pavido

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