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Kaos

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VOTO: 8.5

Abbasso il sistema

Nel periodo recente, molte opere seriali, che facevano dell’inclusività il proprio cavallo di battaglia, sono fallite. Benché il dibattito sui motivi di tali fallimenti sia sempre acceso, il principale è da ricercarsi in una cattiva scrittura di storia e personaggi. Un errore che non commette Kaos, nuova serie Netflix ideata e scritta da Charlie Covell, sceneggiatrice britannica già autrice di The End of the Fucking World e che annovera, tra le opere alle quali ha partecipato, anche la mai dimenticata Misfits.
In un presente alternativo gli dèi dell’Olimpo continuano a dominare il mondo. La vandalizzazione di un monumento dedicato alle divinità metterà in moto una serie di eventi destinati a rompere lo status quo. In una scrittura e messa in scena dal gusto camp, tra i marchi di fabbrica delle produzioni nelle quali Charlie Covell ha avuto un ruolo preminente, la serie ci propone una intelligente e acuta rivisitazione dei miti e dei personaggi dell’epica dell’antica Grecia. All’inizio, può destare qualche perplessità la scelta di adoperare un narratore allo stesso tempo diegetico ed extra-diegetico, ovvero il personaggio di Prometeo, a un tempo personaggio e voce narrante. Una scelta che pareva ricondurre alla deprecabile abitudine di tante nuove serie di far passare qualunque informazione attraverso il dialogo, di raccontare le cose, piuttosto che mostrarle. E benché possa prestare il fianco a tale criticità, viene tuttavia adottata da Covell come metodo per introdurre più rapidamente i personaggi principali al pubblico e favorire così uno sviluppo più agevole dell’intreccio. Man mano che si procede, infatti, Prometeo sarà sempre meno narratore e sempre più personaggio. Ciò in un’ottica che ci porta a prendere coscienza come, nella cornice di una narrazione plurale, il personaggio interpretato da Stephen Dillane possa essere il reale protagonista. Charlie Covell, dunque, pare voler giocare con le normali regole seriali alla quale lo spettatore è abituato. E se, in un inizio apparentemente consuetudinario ci presenta Zeus, interpretato da un istrionico Jeff Goldblum in versione mattatore, come protagonista, riesce con grande naturalezza a farci prendere coscienza, al di là del dialogo narratologico, come sia in realtà l’antagonista della storia, e che noi stiamo assistendo ad una storia partita molto tempo prima e che qui sta arrivando al suo culmine. La serie scorre bene, la narrazione risulta avvincente e nel cast non possiamo non rilevare le prove di Aurora Perrineau come la fragile ma volitiva Euridice e di Janet McTeer come mefistofelica Era. Kaos, in sintesi, sfrutta i caratteri e le storie proposte dal mito greco, aspiranti ad un eterno ordine imposto da Zeus, per mettere alla berlina la resistenza ai cambiamenti in ambito sociale tesi al riequilibrio delle diseguaglianze. Proponendo, in maniera piuttosto chiara, la necessità di abbattere i vecchi idoli. Il caos che potrebbe derivarne non è detto possa essere un male.

Luca Bovio

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