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In una goccia

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VOTO: 7

Tra due mondi

Per la settima edizione, la direzione artistica del Pop Corn Festival del Corto ha deciso di modificare, senza però alterare quelli che sono il concept e la mission con i quali la kermesse toscana è nata, l’assetto della line-up creando, a differenza del passato, una sezione competitiva interamente dedicata alle opere di animazione sviluppate sulla breve distanza. Ecco allora nella programmazione di quest’anno prendere forma una rosa di titoli in grado di offrire al pubblico un’esauriente selezione di tecniche e stili differenti, dalla stop motion al disegno animato, attraverso le quali analizzare, da una pluralità di punti di vista, temi attualissimi come l’identità, lo sradicamento e le sfide del multiculturalismo. Tematiche, queste, che gli spettatori presenti nell’arena a cielo aperto allestita in Piazzale dei Rioni in quel di Porto Santo Stefano hanno potuto trovare durante la visione di In una goccia di Valeria Weerasinghe.
Lo short scritto e diretto dall’illustratrice, regista e programmatrice di animazione italo-srilankese, già candidato ai Nastri d’Argento di categoria e presentato in altre prestigiose vetrine come il Rome Independent Film Festival e il Festival di Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina di Milano, esplora i temi dell’identità culturale e dell’introspezione nella vita di tutti i giorni attraverso l’uso di colori forti e movimento. Lo fa attraverso un viaggio di auto-esplorazione che attinge al proprio vissuto per poi immergerlo in una dimensione altra che si tinge delle tonalità del fantastico e dell’onirico. La narrazione ci porta al seguito di una ragazza divisa fra due culture cade in una giungla immaginaria per sfuggire dalla sua quotidianità. Guidata da una goccia, si ritrova davanti alle sue radici e comprende che le sue origini saranno sempre una parte importante della sua identità. C’è dunque di base un elemento autobiografico che va ad alimentare il racconto e funge da propellente per una storia intima e privata, ma che per il carattere universale delle tematiche affrontate funge da specchio nel quale esistenze simili o con elementi in comune possono riflettersi. Il ché crea un flusso emotivo che consente di superare le difese inconsce della psiche umana andando a colpire direttamente la mente e il cuore del fruitore di turno che potrà trovare nel viaggio della protagonista spunti di riflessione e punti di contatto.
Con un’animazione digitale bidimensionale in continuo movimento e una vasta tavolozza di colori a disposizione, la Weerasinghe ridisegna sullo schermo fatto tela la realtà e le sue contraddizioni con una potenza espressiva e subliminale cui non può giungere il cinema in live action. La protagonista naviga a vista in una dimensione fluida e indefinita nelle forme, nelle sfumature e nei contorni. Il tutto si consuma in otto giri di lancetta, con un tour fisico ed empatico che a conti fatti si tramuta in un’esperienza immersiva e sensoriale al quale contribuisce il sound design di Francesco Fusaro e le musiche avvolgenti di Gus Nicholson.

Francesco Del Grosso

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