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Ultraveloci

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VOTO: 7

Giù le mani dalla cassa

Nella sua seppur breve vita sullo schermo, Ultraveloci ha già ricevuto diversi riconoscimenti nel circuito festivaliero, primo dei quali arrivato lo scorso novembre sotto forma di menzione speciale per la regia alla ventiduesima edizione del Rome Independent Film Festival. Da quel momento il cortometraggio scritto e diretto da Davide Morando e Paolo Bonfadini ha compiuto nuove tappe in giro per il Bel Paese, portando a casa altri importanti premi. Il ché ha alimentato la curiosità nei confronti di quest’opera che abbiamo avuto la possibilità di recuperare e apprezzare in occasione della proiezione in concorso al 7° Pop Corn Festival del Corto nella splendida cornice dell’arena a cielo aperto di Piazzale dei Rioni in quel di Porto Santo Stefano.
I due registi lombardi hanno unito forze e competenze per portare sullo schermo l’odissea notturna di Dodo, un uomo di cinquant’anni affetto da una forma di paralisi parziale che gli limita i movimenti e che si ritrova per la prima volta da solo a dover difendere l’officina di famiglia da una coppia di pericolosi ladri che penetra nella struttura per mettere le mani sull’incasso. Inizia così una lotta serrata sul filo dei nervi tra le topografie dell’officina, che si trasforma nel campo di battaglia di uno scontro senza esclusione di colpi tra il protagonista e i malviventi. Una battaglia, questa, che Morando e Bonfadini hanno immerso in un’atmosfera adrenalinica, ansiogena, claustrale e tesa come una corda di violino che si consuma negli spazi circoscritti di una sorta di kammerspiel. Il tutto reso ancora più soffocante dalla fotografia firmata a quattro mani da Ludovico Casalone e Federico Meneghini, che con il buio tagliato a fette da luci acide e da neon rende lo spazio ancora più opprimente.
Proprio la costruzione e la gestione della tensione sono i punti di forza di questo thriller ad alto voltaggio, che prende in prestito i meccanismi e le regole d’ingaggio dell’home invasion per tenere a sé lo spettatore di turno. Qui la macchina da presa svolge un ruolo fondamentale, agganciandosi al protagonista per tutta la timeline. Il campionario di soluzioni tecniche e la solidità della regia aumentano il livello di coinvolgimento del fruitore, reso ancora più forte dall’efficace performance di Stefano Tetti nel ruolo di Dodo.

Francesco Del Grosso

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