Amleto è un videogioco
Grand Theft Hamlet: ovvero come sopravvivere alle chiusure ed ai blocchi per il Covid-19. Siamo a gennaio 2021, in Inghilterra il terzo lockdown ha serrato ancora una volta i luoghi d’intrattenimento; per gli artisti, in particolare per il teatro e gli attori, è un periodo buio. In tutto il mondo, ognuno reagisce a modo suo; alcuni scrivono, altri fanno progetti, altri ancora organizzano serate di stand-up comedy su zoom. Gli attori disoccupati Sam Crane e Mark Oosterveen passano il tempo giocando online a Grand Theft Auto. Ecco che i due, hanno un’idea a dir poco geniale: mettere in scena un Amleto di Shakespeare dentro il famoso videogioco, mentre la moglie di Crane, Pinny Grylls, registra il materiale.
Il film, proiettato durante la 19ma edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione FreeStyle, è un documentario sul tentativo di messa in scena di questo originale Amleto, dalle difficoltà nel trovare giocatori-attori mentre – on line – sparatorie ed uccisioni si susseguono, al portare avanti il progetto quando le prime aperture permettono ad alcuni di loro di tornare al lavoro e riducono il tempo da dedicare al gioco/spettacolo. Mentre Crane e Oosterveen fanno provini aperti a chi voglia partecipare allo spettacolo online nelle location tipiche del gioco tra inseguimenti e conflitti a fuoco, mettendo insieme un cast fluido, improvvisato ma appassionato, le difficoltà di portar a termine l’impresa si fa sempre più evidente. Ecco allora che i tre cambiano direzione, decidendo di girare un documentario dell’impresa.
Grand Theft Hamlet è dunque girato completamente dentro il videogioco, con il cellulare del personaggio della Grylls, senza attori, con gli avatar che scansano proiettili e declamano versi di Shakespeare, mostrando che, in fondo in fondo, Amleto e GTA non sono così distanti, ma, anzi, sono abbastanza vicini da mescolarsi. Per chi ama e fa teatro, sembra una vera assurdità; e Grand Theft Hamlet è sicuramente uno dei documentari più assurdi che ci sia capitato di vedere. Assurdo, ma assolutemente esilarante ed anche interessante; una nuova frontiera dell’intrattenimento che ‘sporca’ la sacralità del Mito ma lo rende accessibile in luoghi inimmaginabili, una liason tra Arte e Tecnologia che non potrà mai sostituire la magia del palco vero ma innalza la qualità di un semplice videogioco ‘sparatutto’.
Michela Aloisi