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Giro di giostra

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VOTO: 7

Punto di rottura

Per l’esordio nel circuito festivaliero di Giro di giostra, Massimiliano Davoli e la Kino Produzioni di Giovanni Pompili hanno scelto la prestigiosa vetrina dell’11esima edizione di Cortinametraggio. Scelta, quella di presentare il cortometraggio in anteprima mondiale nella sezione competitiva della kermesse cortinese, che si è rivelata vincente e che ha portato a ben due riconoscimenti: il premio Rai Cinema Channel e quello per il miglior attore. Ed è proprio nel cuore delle Dolomiti che lo abbiamo intercettato e apprezzato.
Lo short ci catapulta senza rete di sicurezza nella vita di Damiano, un ragazzo diviso tra il lavoro nell’azienda del padre e il fascino nei confronti di Mara e il mondo dei giostrai. Il giorno del suo trentesimo compleanno affronta un pranzo con la famiglia, dove il padre annuncia a sorpresa di volerlo incaricare amministratore delegato dell’azienda. La notizia lo mette in crisi, ma non riesce ad opporsi al padre, che all’improvviso viene preso da un infarto. All’ospedale Damiano trova nella giacca del padre una bolletta con un indirizzo lui sconosciuto. Si insospettisce e raggiunge l’indirizzo della bolletta, ritrovandosi in una chiatta su un fiume dove abita e costruisce sculture Sara, una transessuale. Damiano viene così a conoscenza della doppia vita del padre, così diversa dalle apparenze. Il dialogo fra i due viene interrotto dalla tragica chiamata della sorella che annuncia la morte del padre. Damiano corre in ospedale dalla madre e dalla sorella, ma non è solo, Sara è con lui. Basta con le bugie dette a se stessi e agli altri. Ora è pronto a scegliere la vita che gli appartiene veramente: Mara e il mondo dei giostrai
Per il suo ritorno dietro la macchina da presa dopo il documentario A Burning Dream (sul Burning Man Festival nel Black Rock Desert del Nevada), Davoli racconta un’intensa storia di formazione, legami familiari e presa di coscienza. Ma prima di tutto quello firmato dal regista e attore vuole essere, come da lui stesso dichiarato: “un film sulla volontà di scelta, sulla capacità di reagire alla forza di inerzia in cui spesso la vita ci assopisce e sull’attimo in cui, per diversi motivi, ci troviamo di fronte ad un bivio significativo della nostra vita”. Giro di giostra porta sullo schermo il materializzarsi di questo bivio, a sua volta conseguenza di un punto di rottura che finisce con lo spezzare definitivamente un equilibrio familiare, in primis quello delicato che può esserci tra un padre e suo figlio. L’improvvisa e tragica mutazione degli eventi innesca una sorta di reazione a catena che porta a galla verità celate e avvia un percorso di scoperta di sé. Ed è quanto accade a Damiano. Il suo è un vero e proprio risveglio da un “sonno criogenico”, un risveglio alla vita che costringe a guardarsi dentro e fuori. Lo stesso che hanno vissuto sulle rispettive pelli omologhi del grande schermo come il protagonista di James White o quello di The Wall. Nel caso del corto di Davoli, il punto di rottura all’interno della timeline è rappresentato dalla dipartita del padre. La morte del genitore spacca letteralmente in due il racconto, dando origine ad altrettanti macro-blocchi narrativi caratterizzati da ritmi e confezioni diverse. La regia si fa più dinamica con l’introduzione della macchina a mano che prende il posto della geometrica linearità delle inquadrature iniziali, di pari passo con la mutazione fotografica e cromatica che vede la desaturazione dei colori e la freddezza degli ambienti cedere il passo alla saturazione e al contrasto. Il cambio di stile sottolinea in maniera chiara ed evidente il suddetto risveglio alla vita.
Il tutto genera un “magma” drammaturgico, alimentato da temi forti ed emozioni altrettanto forti che coesistono senza mai sgomitare, tanto nello script quanto nella sua trasposizione audiovisiva. Il merito è di una scrittura attenta alle grandi quanto alle piccole sfumature, sia nel disegno dei singoli personaggi che delle dinamiche che li vedono protagonisti. Queste mettono nelle condizioni gli attori, a cominciare da Michele Riondino e dallo stesso Davoli, rispettivamente nei panni di Damiano e di Sara, di regalare perfomance molto sentite. Di contro c’è solo la presenza qua e là di una serie di loop, che provocano dei piccoli passaggi a vuoto nel racconto, senza però destabilizzarlo o depotenzializzarlo in maniera irreparabile.

Francesco Del Grosso

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