Contro le convenzioni
Siamo d’accordo: una regista come la spagnola Isabel Coixet, malgrado l’importanza dei temi che ha di volta in volta trattato nelle sue opere, non sempre si è rivelata una cineasta dallo stile interessante né tanto meno una grande conoscitrice della stessa grammatica cinematografica. Eppure, nonostante simili occasioni precedenti, nel momento in cui sappiamo che un suo lavoro è in corsa per il tanto ambito Orso d’Oro, ci viene sempre da sperare in una sorta di “miracolo cinematografico”. D’altronde, se pensiamo anche solo al suo penultimo lavoro – La casa dei libri – di fatto, quello che abbiamo visto, seppur mediocre, non è affatto un lungometraggio dalla scarsa resa finale. Grandi aspettative – ma anche qualche giustificato timore – ha sollevato, dunque, il suo ultimo lavoro, Elisa & Marcela, ispirato alla vera storia di Elisa Sánchez Loriga e Marcela Gracia Ibeas – due donne vissute in Spagna a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento – presentato in Concorso alla 69° edizione della Berlinale e destinato a una distribuzione su Netflix.
Elisa e Marcela, dunque, si conoscono giovanissime già ai tempi della scuola e, ben presto, la loro forte amicizia si trasformerà in amore. Trasferitesi, in età adulta, in un piccolo paese di provincia, le due donne verranno ben presto giudicate e attaccate dalla popolazione del posto, forte anche di ottuse convinzioni religiose. Entrambe, così, tenteranno ogni possibile soluzione per vivere insieme in tranquillità, al punto da escogitare un piano che porterà Elisa a travestirsi da uomo e a sposare, attraverso la falsificazione di documenti, la sua Marcela. Tale gesto, tuttavia, comporterà non poche conseguenze.
La storia trattata, come si può evincere da una semplice lettura della sinossi, in sé è anche interessante (se, ovviamente, tralasciamo la trovata ridondante ed eccessivamente manierista, sui titoli di coda, di inserire una didascalia denunciante la situazione attuale, con tanto di fotografie di recenti matrimoni tra coppie omosessuali). Il problema di un lungometraggio come Elisa & Marcela, tuttavia, sta, di fatto, nel modo stesso in cui esso è realizzato. Ora, come già precedentemente accennato, la Coixet non si è mai distinta per grandi capacità registiche. Eppure, ciò che in questo caso è particolarmente grave è – e lo si intuisce già dai titoli di coda dove, prima di scoprire un patinato bianco e nero, udiamo il rumore dell’acqua – l’idea di voler “prendere spunto” da Roma, l’ultimo, riuscito lungometraggio di Alfonso Cuaron, in cui analogamente viene usato il bianco e nero, con tanto di immagine di un pavimento bagnato (nel momento in cui viene lavato) sui titoli di testa, unita al medesimo rumore dell’acqua che scorre via. Ma tant’è. Trascorsi questi primi momenti, purtroppo Elisa & Marcela registra – registicamente parlando – uno scivolone dietro l’altro, tra cui possiamo individuare: immotivati inserimenti di filmati di repertorio per le riprese in esterno (con tanto di transizioni posticce per collegare gli stessi al resto del girato), iridi di truffautiana memoria utilizzate unicamente come puro vezzo stilistico, inquadrature delle due donne che camminano sulla spiaggia con la stessa immagine contornata dai tentacoli di un polpo (sì, avete letto bene!) e poi dissolvenze incrociate da telenovela sudamericana, voci che si sovrappongono ripetitivamente – pronunciando sempre le medesime frasi – nelle scene d’amore, per momenti al limite del trash che vedono il loro culmine nella scena in cui le due donne, lontane, si scambiano delle lettere d’amore.
A essere sinceri (e anche un po’ cattivi, ammettiamolo pure), la visione di un lungometraggio come il presente, se presa con lo spirito giusto, può anche divertire, dati i numerosi momenti di involontaria comicità. Eppure, alla fine dei giochi, resta soltanto un interrogativo: secondo quali criteri un lavoro come Elisa & Marcela è stato selezionato per concorrere all’Orso d’Oro?
Marina Pavido