Storia di una fantasma vietnamita
Se c’è qualcosa che nel menù del Far East Film Festival non manca mai, quel qualcosa è la ghost-story. Si tratta di un filone appartenete alla famiglia allargata del genere fanta-horror che ha sempre trovato terreno fertile nelle cinematografie dell’Estremo Oriente, in particolare in quella del Sol Levante, laddove il cosiddetto J-Horror in versione ectoplasmatica ha spopolato dentro e fuori dai confini nazionali, basti pensare alle note pellicole di Takashi Shimizu. Ecco che alla 27esima edizione della kermesse friulana ci ha pensato il maestro Watanabe Hirobumi a tenera alta la bandiera con una sua personale visione del classico film sulle case infestate, presentando in quel di Udine in anteprima mondiale fuori concorso, The Scary House.
Ma come accennato in precedenza, il filone in questione ha affondato le proprie radici praticamente ovunque nel Continente asiatico, persino in Vietnam e Betting with Ghost ne è la prova. La pellicola diretta da Nguyen Nhat Trung, entrata anch’essa nella line-up del FEFF 2025 ma all’interno della selezione dei titoli in competizione, ci porta al seguito di Lanh (Tuan Tran), un giovane che si indebita pesantemente dopo aver perso troppe scommesse sui combattimenti tra galli e i suoi creditori gli danno la caccia. Mentre scappa attraverso un cimitero, si imbatte nella tomba di Le Thi Na (Diep Bao Ngoc) e ci precipita dentro, senza avere la benché minima idea che per questo Na legherà la sua anima irrequieta con la sua. Il fatto è che, a differenza dei fantasmi che cercano semplicemente di perseguitare gli esseri umani, Na ha un altro piano. Propone all’uomo un accordo: desiderando disperatamente scoprire cosa è successo alla sua bambina, gli propone di aiutarlo a vincere del denaro se in cambio lui la aiuterà a sua volta a rintracciare la figlia. A Lahn sembra un buon affare, ma c’è un problema. Secondo le leggi dell’aldilà, vincere denaro avrà effetti negativi sulla persona a lui cara. Decide comunque di accettare, dando il via a una serie di pirotecniche vicissitudini che porteranno ad altrettante conseguenze.
Come si evince dalla sinossi, Betting with Ghost si va per caratteristiche genetiche, stilemi e contenuti a iscrivere nel genere in questione, che sappiamo essere parte integrante della famiglia allargata del fanta-horror. Ed è da queste caratteristiche che il regista e attore, qui alla sua opera prima, è partito per dare forma e sostanza a un lavoro che prova a distaccarsi dalla maggior parte dei film di fantasmi del sud-est asiatico, che generalmente fanno grande affidamento sul sangue e sui brividi, portando sullo schermo una storia che mescola in maniera equilibrata ed efficace l’elemento soprannaturale con il realismo di un dramma. Combinazione che ha generato un cocktail di registri davvero ben dosato, al quale l’autore dello script Vo Nguyen Dan ha aggiunto anche un abbondante pizzico di commedia. Con questo, Nguyen Nhat Trung ha potuto stemperare e strappare sorrisi allo spettatore prima che sulla frazione conclusiva della timeline cali una volta per tutte un’aurea drammatica e struggente che coinvolge il fruitore toccando ben altre corde rispetto a quelle precedenti all’insegna del soprannaturale (con un uso parsimonioso e non spropositato di CGI) e di uno humour al limite del grottesco (vedi la spassosa scena della rissa tra i fantasmi durante l’estrazione dei numeri della lotteria). Si assiste quindi a una pellicola che cambia pelle e muta in continuazione sotto gli occhi del pubblico, che alla fine non saprà più se ridere o piangere davanti agli eventi che coinvolgono i personaggi principali, su tutti quelli che travolgono il protagonista interpretato con grandissima intensità e gestione dei toni da Tuan Tran, bravissimo a prestare anima e corpo a una figura che è impossibile fare a meno di amare. Nota dolente la colonna sonora troppo enfatica, melodrammatica e invasiva, anche quando non se ne avvertiva l’esigenza.
Francesco Del Grosso









