Baccelli 2.0
Presentato in Un Certain Regard al Festival di Cannes 2017, l’ultimo film di Kiyoshi Kurosawa lascia per il momento le sue creature ectoplasmatiche per dedicarsi agli alieni. Non sono alieni mostruosi, non sono creature dalla pelle verde con le squame, sono entità extraterrestri che si sono impossessate di esseri umani. Pare di vedere ancora un j-horror di Kurosawa, dove i fantasmi si annidano nel quotidiano, nell’ambiente famigliare, dove l’orrore si cela nelle pieghe della vita di tutti i giorni. Così gli alieni sono tra noi, secondo un topos narrativo della fantascienza cinematografica, che va da L’invasione degli ultracorpi a Essi vivono, e, esattamente come i due modelli citati, servono al regista per raccontare di una società e denunciarne i difetti. Come i film di genere di Kiyoshi Kurosawa parlano in realtà della vita, dell’esistenza e di un modello culturale, così le sue opere della real life, come Tokyo Sonata, sono in realtà dei film dell’orrore amplificati che fanno emergere i mostri del presente.
Perfettamente inserito in questa specularità è Before We Vanish, dove si parla di possessione, come di una malattia veicolata da virus, di esseri umani che sono come lobotomizzati e che vivono una spaccatura interna tra self e non self. Paradossalmente questi alieni sono più umani degli stessi fantasmi del regista. Laddove i secondi servono a riflettere sulla vita retrospettivamente, i primi sono connaturati all’esistenza, sono una presenza costante. Kurosawa racconta di una società afasica che sta scivolando, senza accorgersene, verso l’apocalisse, un’apocalisse preannunciata dal cielo rosso da teatro kabuki (usato per esempio dal grande regista omonimo di Kiyoshi, Akira, per il segmento Il demone che piange di Sogni) ma che potrebbe essere solo un tramonto. Si fa riferimento alla guerra, dei mondi, che ancora richiama la guerra in Iraq di Tokyo Sonata, una guerra che incombe e che è dietro l’angolo. E nella satira sociale del regista c’è spazio anche per la religione cattolica, con i bambini che cantano “Gesù mi ama”.
La fantascienza di Before We Vanish è in definitiva una fantascienza mentale, vicina all’inner space di James Ballard, o alle tematiche di Philip K. Dick. Il fatto stesso di non vedere nessuna astronave, nessun mostriciattolo, tiene sempre sul filo la sospensione dell’incredulità, mantiene fino a un certo punto il dubbio sulla reale presenza di extraterrestri piuttosto che di personaggi disturbati che immaginano di esserlo, o piuttosto che individui affetti da un virus che si propaga. Usano gesti buffi questi alieni, una via di mezzo tra quello di saluto dei marziani di Mars Attacks! e il magico pizzicotto di Spock capace di far perdere i sensi. Tornano archetipi del genere come il giornalista, esperto in fenomeni strani, che investiga. Ma anche gli alieni, come i fantasmi di Kurosawa, fanno parte inesorabilmente della vita quotidiana, dell’ambiente famigliare. L’Unheimliche, il perturbante freudiano è nelle nostre case, nei nostri famigliari e congiunti. E Kurosawa arriva anche a invertire la situazione de L’invasione degli ultracorpi, dove la componente umana arriva alla rivincita contro i malefici baccelli.
Kiyoshi Kurosawa si mostra ancora una volta quale un maestro della tensione e dell’inquietudine, sapendole dosare, per far deflagrare il climax al punto giusto. In Before We Vanish abbiamo un picco altissimo subito all’inizio che vede protagonista quanto di più innocente si possa pensare, una bambina graziosa che si è appena portata a casa un pesciolino rosso. E con un magistrale movimento di macchina che si conclude con una panoramica dall’alto vedremo la sua famiglia sterminata in una pozza di sangue e il pesciolino saltellare agonizzando fuori dall’acqua. Per poi proseguire con la bimba in strada, ormai perfettamente identificata come un mostro, causare incidenti automobilistici inenarrabili. A questa deflagrazione narrativa segue una parte lunghissima di stasi. Ma questo omicidio plurimo non sarà quell’epicentro narrativo cui si dovrà sempre tornare, come nella serie Penance. Before We Vanish è un’opera narrativamente policentrica, dove tutto si sistema con un meccanismo a incastro.
Pur paradossalmente tratto da un’opera teatrale, dell’autore Tomohiro Maekawa, Before We Vanish soffre di eccessi, narrativi e visivi, nel voler buttare troppa carne al fuoco finanche un grottesco richiamo a Intrigo internazionale. Non siamo tornati ai plesiosauri di Real, il punto più basso della carriera di un regista brillante; ma Kurosawa ha sempre mostrato la sua grandezza nella sottrazione, nel giocare sulle atmosfere piuttosto che sulle iperboli di effetti speciali.
Giampiero Raganelli