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VOTO: 7

La sfida più importante

Una storia che ha tutto il sapore delle leggende metropolitane raccontate in isolati bar di confine, quella messa in scena da Gabriele Fabbro nel suo 8, presentato in anteprima italiana al Fantafestival 2019. Una storia che si svolge unicamente nella medesima location: una sala da biliardo situata al confine tra Messico e Stati Unti. Al centro della messa in scena: il gusto della sfida e l’importanza dell’onestà e della lealtà.

Tutto prende il via, dunque, nella suddetta sala da biliardo, nel momento in cui il giovane protagonista si vanta di aver escogitato un modo di barare che dovrebbe fare in modo che, in un colpo solo, ben sue palline finiscano in buca. Tutt’a un tratto, nella sala entra una misteriosa e affascinante donna dal passato oscuro. Di lei, oltre che a poco aneddoti di dubbio fondamento, si sa soltanto che è un vero e proprio asso del biliardo. A questo punto, le sfide sono aperte e, in seguito a una sonora sconfitta del protagonista, quest’ultimo deciderà a tutti i costi di batterla in una prossima rivincita. La posta in gioco, tuttavia, stavolta sarà particolarmente alta.
Se pensiamo a quale possa essere il vero cavallo di battaglia di un lavoro come questo diretto da Gabriele Fabbro, indubbiamente esso è un forte, fortissimo crescendo di tensione man mano che ci si avvicina al finale. Fabbro, dal canto suo, ha dimostrato una notevole padronanza del mezzo cinematografico, riuscendo a sfruttare al meglio ogni situazione al fine di realizzare l’effetto desiderato. Al via, dunque, primi piani, primissimi piani, dettagli e, non per ultimi, suggestivi e vertiginosi plongé che ci mostrano, di volta in volta, il tavolo da biliardo.
Quello che si instaura tra i due giovani e convincenti protagonisti è un gioco molto più sottile di quanto si pensi, un gioco in cui la posta è terribilmente alta e in cui una vittoria è più che mai necessaria. Per entrambe le parti. Un rapporto il loro, in cui, pur non conoscendosi praticamente per nulla, in realtà è un profondo legame a instaurarsi fin da subito, come se solo chi, come loro, è in grado di vivere passioni tanto forti possa comprendere appieno. Un rapporto che, nel momento in cui ci si accinge a iniziare la partita, dà il via a una vera e propria danza.
Una danza, quindi, che prevede un montaggio serratissimo in cui ci vengono mostrate ora le palline che, una dopo l’altra, finiscono in buca, ora la ragazza intenta a tirare, ora il ragazzo che compie gli stessi identici movimenti di lei. Quasi come se ci si trovasse davanti a uno specchio. Poi, improvvisamente, un distacco dalla realtà e un subitaneo catapultarsi nel mondo della fantasia, al termine di una conclusione ideale per entrambe le parti. A cosa porterà tutto ciò?
In soli pochi minuti, Gabriele Fabbro è riuscito, in 8, a sfruttare al massimo ogni situazione, evitando sapientemente eccessivi fronzoli e cose già viste. Questo suo importante, pulito e ben confezionato lavoro, dunque, si è rivelato una più che gradita sorpresa all’interno della già variegata selezione di questo Fantafestival 2019.

Marina Pavido

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