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1982

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VOTO: 8

Libano: la quiete prima della tempesta

Il giugno 1982 tende a evocare in noi italiani ricordi spensierati, felici, considerando che proprio in quel principio di estate ebbe inizio la grande avventura dei Mondiali di Calcio in Spagna, resa poi indimenticabile dalla vittoria degli Azzurri in finale con la Germania. Lo stesso non si può dire per il popolo libanese, già precipitato durante il precedente decennio nella spirale della guerra civile: risale infatti al 6 giugno 1982, con l’attacco da sud delle forze israeliane, l’inizio ufficiale del conflitto cui sarebbe stato dato il nome di prima guerra del Libano. Aveva così termine un breve e sofferto periodo di tregua. E in 1982, bel film presentato durante la 14esima edizione della Festa del Cinema di Roma, lo sguardo attonito dei locali verso un cielo percorso da scie sinistre, quelle dei caccia siriani e israeliani impegnati in furiosi combattimenti aerei, simboleggia bene il ruolo nefasto degli stati confinanti nella drammatica escalation bellica.

Empatico e ispirato racconto di formazione, 1982 si inserisce quindi nel solco delle tante opere cinematografiche che hanno affrontato i tormentati trascorsi della piccola nazione mediorientale, dall’autoctono e seminale West Beyrouth (1998) di Ziad Doueiri fino ad uno dei tanti, piccoli capolavori girati finora dal regista canadese Denis Villeneuve, lo straziante La donna che canta (Incendies, 2010). Con grazia indescrivibile il cineasta libanese Oualid Mouaness ha saputo concentrare nel microcosmo di un istituto scolastico alla vigilia del conflitto, la Cedar High School nei dintorni di Beirut, molte delle tensioni che caratterizzavano in quel momento il paese. La speranza di poter continuare a condurre un’esistenza normale. I sospetti reciproci di natura etnica e religiosa. La crescente sfiducia nei confronti di una politica sempre più cinica, sia all’interno della società libanese che a livello di ingerenze straniere. Sfiducia che verrà poi ripagata all’esplodere delle ostilità con migliaia di perdite tra i civili…

Forte anche della presenza così iconica, nel cast, di Nadine Labaki (attrice e regista di spessore internazionale, suo l’urticante Cafarnao – Caos e miracoli in concorso a Cannes 2018), 1982 conquista lo spettatore sin dalle prime battute con le sue inquadrature pregne di significato, con quel senso di spaesamento che restituisce così bene, senza forzature, la tesa atmosfera prebellica. Persino le mura della scuola o certi cieli tersi sembrano farsi carico dell’angoscia galoppante dei protagonisti. Ma a tutto ciò si somma poi un’insospettabile leggerezza, data dall’affiorare di delicati sentimenti pre-adolescenziali, di ingenui amorazzi forzati a suon di bigliettini infilati nel diario scolastico, di voli in quell’immaginario infantile che si alimentava pure, lì come in altre parti del mondo, della speranza che qualche robottone amato nei cartoni giapponesi (con Goldrake/Grendizer citato più di una voltae) potesse giungere in soccorso di adulti e piccini, salvandoli dalla guerra. Così non sarà. Ma l’apparire nelle fantasie del giovane protagonista dello ieratico robot Tigron, ultimo (e immaginifico) baluardo di una Beirut già colpita dai primi bombardamenti, è tra i tanti brividi che non ci faranno dimenticare facilmente questo film.

Stefano Coccia

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