Home Speciali Serie TV Z Nation

Z Nation

166
0

Un’apocalisse zombie che tutti vorremo vivere

Lo confesso, ho iniziato a vedere Z Nation per pura curiosità, dicendomi che avrei visto solo la prima puntata, giusto per capire di cosa si trattava. Invece, come spesso succede in questi casi (mi successe anche con Game of Thrones, approdando all’improbabile maratona in cui vidi tutta la prima serie in una sola giornata), andò a finire che aspettavo le puntate successive con entusiasmo e impazienza.

Questa serie, per quanto il paragone sia inevitabile, non è affatto una copia, brutta o bella che sia, del più famoso The Walking Dead.  Sì, anche qui si parla di un’apocalisse zombie, ma in un modo abbastanza diverso, e molto più ironico, di quello adottato in The Walking Dead. E per ora mi fermo con i paragoni.

La serie è stata creata da Karl Schaefer e Craig Engler, prodotta da The Asylum per la rete via cavo Syfy. La storia inizia tre anni dopo l’inizio dell’apocalisse zombie. Il mondo è stato trasformato in una terra desolata. Il tenente Mark Hammond della Delta Force (interpretato da Harold Perrineau) viaggia come scorta per i medici che stanno lavorando su un vaccino contro il virus, sperimentandolo su alcuni detenuti “volontari”. Mentre la base viene assaltata dagli zombie, un detenuto di nome Murphy (Keith Allan), che ha ricevuto la dose del virus, sopravvive ai morsi letali e diventa da quel momento l’unica speranza per l’umanità. Hammond riceve l’ordine di portarlo in California, e nel tentativo di trovare le risorse necessarie va al campo Blue Sky, una piccola comunità di sopravvissuti con a capo Waren (Kellita Smith) e Garnett (Tom Everett Scott), entrambi ex membri della Guardia Nazionale. Una serie di eventi abbastanza sfortunati (la morte di Hammond e la distruzione del campo Blue Sky) porta alla creazione di un gruppo a dir poco peculiare che accetta la missione impossibile di portare Murphy in California; oltre a Murphy, Warren e Garnett, ci sono Doc (Russell Hodgkinson), Mack (Michael Welch), Addy (Anastasia Baranova), e poi Cassandra (Pisay Pao) e 10 K “Diecimila” (Nat Zang), aggiuntisi agli altri strada facendo. Questi, più l’eroe solitario Cittadino Z (DJ Qualls), rimangono più o meno i personaggi clou della serie, almeno fino ad ora. Si incroceranno con svariati altri sopravvissuti, con i cannibali, la società matriarcale, fanatici religiosi, i Santa Muerte, per non farci mancare nulla persino gli zombie tsunami… e ovviamente nell’apocalisse zombie può succedere tutto a tutti, dunque non affezionatevi troppo a nessuno.

Anche se possiamo dire che ci sono alcune imperfezioni, soprattutto nelle prime puntate, è difficile parlare male di una serie che per una volta tratta gli zombie come le vittime, invece di trattarli come mostri. Se ci soffermiamo a pensarci un attimo, in una eventuale situazione reale, qualora accada un’apocalisse zombie gli stessi zombie sarebbero nient’altro che i nostri amici, conoscenti, cari, in poche parole gli altri esseri umani. Infatti nella serie, pur essendoci scene veramente al limite dello splatter, i protagonisti uccidono gli zombie dicendo loro “ti do grazia” (I give you mercy), per onorare la loro umanità perduta. Quello che di questa serie mi ha personalmente colpito, oltre all’aspetto appena accennato, è l’evoluzione dei personaggi. Soprattutto l’evoluzione del personaggio di Murphy, che fin dal inizio non voleva essere “il salvatore”, non voleva essere trascinato su e giù per il paese e soprattutto non voleva stare sotto commando di nessuno. Quello che è estremamente interessante è la sua trasformazione da piccolo insignificante ladruncolo in “The Murphy” il signore dei zombie. Paradossalmente, più si trasforma in un qualcosa di ibrido, più scopre la propria umanità. Un personaggio davvero ben sviluppato e gli altri non sono da meno. Sono ironici, a tratti davvero divertenti, e in ogni caso crescono e si evolvono da puntata a puntata. Direi che non posso dire altro senza inoltrarmi nelle terre desolate degli spoiler, quindi mi fermerò qua. Z Nation è decisamente una serie da vedere, soprattutto per quelli che amano il filone zombie, ma non si prendono troppo sul serio. Dopotutto, la vita è troppo corta per sprecarla con le cose seriose. Per una volta, sediamoci comodi sul divano, e rilassiamoci prendendo le cose con maggior leggerezza.

Come sempre finisco con una citazione dalla serie:

Fucili e alcol, cosa potrebbe andare storto?
Murphy

Alla prossima serie e prossimo viaggio…

Indira Durmic

Articolo precedenteThe Vatican Tapes
Articolo successivoLa grande scommessa

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here

undici − 3 =