Jesus Antichrist Superstar
A distanza di qualche settimana dall’apertura ufficiale del Giubileo straordinario voluto da Papa Francesco, la Koch Media ha ben pensato di “celebrare” l’evento con l’uscita nelle sale nostrane (a partire dal 7 gennaio 2016) di The Vatican Tapes. Questa vuole essere ovviamente solo una battuta di spirito data la tipologia di film, della vicenda narrata e delle figure che la popolano. La pellicola di Mark Neveldine non è infatti delle più adatte per tali celebrazioni, poiché iscrivibile nel ricco filone dell’horror a carattere demoniaco che ruota intorno alla possessione e al conseguente tentativo di esorcismo. La storia è quella di Angela Holmes, una ventisettenne che conduce una vita ordinaria, almeno sino a quando non iniziano a accadere degli eventi inquietanti: la sua presenza crea un effetto devastante su chiunque le stia vicino, causandone spesso anche la morte. Il sospetto è che la donna sia posseduta da un demone. I più esperti preti esorcisti del Vaticano proveranno a esorcizzarla, ma scopriranno di dover lottare contro un’antica forza satanica più potente di quanto si possa immaginare.
Insomma, niente di nuovo sul fronte del plot e dello sviluppo drammaturgico, con l’immancabile temerario manipolo di religiosi incaricato di cacciare l’entità diabolica dal corpo della malcapitata di turno, per quella che sin dalla carta si annuncia come l’ennesimo capitolo della lotta eterna tra il bene e il male. Dunque, se è l’originalità che andate cercando, allora vi consigliamo caldamente di mettervi l’anima in pace (tanto per rimanere in tema), perché qui di non visto e udito non c’è proprio nulla. Di conseguenza da registrare c’è la presenza di un’architettura narrativa che segue alla lettera, senza alcuna intenzione di cercare altre strade, lo schema preconfezionato del filone nel quale va indegnamente a iscriversi. In tal senso, film come L’esorcista o L’esorcismo di Emily Rose (solo per citarne un paio), seppur appartenenti ad epoche diverse, sono a loro modo esempi riusciti lontani anni luce, con il primo che ha talmente tanti abominevoli tentativi di imitazione che è diventato difficilissimo tenere il conto e ora, tra questi, figura anche l’ultima fatica dietro la macchina da presa del regista statunitense.
Neveldine, qui alla sua quinta regia, continua la sua personale discesa verso gli abissi della mediocrità, che sta lentamente e inesorabilmente offuscando quanto di buono fatto circa un decennio fa con quella folle e ipercinetica opera prima – divenuta presto un cult – che risponde al titolo di Crank, ai quali sono seguiti un altalenante sequel (Crank: High Voltage), un action ben confezionato ma parecchio instabile drammaturgicamente come Gamer e uno dei cine-comics più deboli tra quelli apparsi sul grande schermo sino ad oggi, ossia Ghost Rider – Spirito di vendetta. Il cineasta americano pesca qua e là situazioni, sviluppi e persino modus operandi, per mettere insieme un puzzle del quale abbiamo già in testa il disegno completo dopo pochi minuti e senza dover aspettare che tutti i tasselli trovino la rispettiva collocazione. Di conseguenza, gli effetti collaterali non tardano a manifestarsi, mettendo subito a nudo i limiti strutturali, la pigrizia della scrittura e soprattutto l’elevato tasso di prevedibilità del tutto.
The Vatican Tapes è un pentolone pieno zeppo di minestra riscaldata dove gli autori dello script non hanno esitato a riversare tutti gli ingredienti a disposizione, ciascuno di essi facenti parte delle diverse ricette che nei decenni hanno alimentato questa tipologia di horror, a cominciare dalle componenti analogiche sino ai più recenti contributi audiovisivi dell’epoca 2.0. L’ingrediente base resta l’utilizzo della tecnica del found footage, tanto abusata da poter essere considerata oramai obsoleta e di scarso appeal, anche se c’è ancora qualcuno che sa come riportarla agli antichi splendori di un tempo e di operazioni indimenticabili come Forgotten Silver. Da parte sua, Neveldine si trova a maneggiare un progetto che a riguardo non ha molto da dire e che presenta numerose analogie con il più riuscito The Last Exorcism di Daniel Stamm. Il risultato è la cartina tornasole di un’operazione che, a differenza della scrittura decisamente scadente, ha solo qualche sussulto sul fronte della messa in quadro, grazie una manciata di scene ben realizzate (l’incidente in taxi o la rivolta violenta dei pazienti della clinica psichiatrica). Sussulti, questi, che non sono sufficienti a risollevare le sorti di un film incapace di creare suspense, tantomeno brividi sulla schiena dello spettatore. Il dispiacere più grande nell’assistere all’affondamento della nave guidata da Neveldine e quello di vedere andare a picco insieme a essa anche alcuni suoi viaggiatori, in primis Michael Peña e Djimon Hounsou che nella pellicola ricoprono rispettivamente i ruoli di Padre Lozano e del Vicario Imami.
Francesco Del Grosso