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Yummy

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VOTO: 7.5

Zombie e liposuzione

Non poteva mancare, alla 20ma edizione del Trieste Science + Fiction Festival, il classico zombie movie, splatteroso ed ironico: Yummy, del regista Lars Damoiseaux, finora il primo ed unico zombie movie belga. Ispirato dal capostipite della dinastia zombiana, George Romero, il regista evidenzia nel suo film il decadimento dell’uomo; nello specifico, Damoiseaux si focalizza sull’ossessione contemporanea per l’aspetto fisico.

Ambientato in una clinica di chirurgia plastica nell’Europa dell’Est, la storia si incentra su Alison, procace bionda che vuole farsi ridurre il seno, che vi si reca insieme alla madre in cerca dell’elisir di giovinezza ed al suo fidanzato, l’imbranato Michael, da lei chiamato affettuosamente orsacchiotto. Tutto sembra procedere per il meglio, finché Orsacchiotto non trova una donna legata su un lettino con una specie di museruola a tenerle bloccata la bocca. Ovviamente l’ingenuo Michael la libera, dando il via all’apocalisse zombie.

Originalmente splatteroso, sangue e grasso da liposuzione à gogo sprizzano ovunque, mentre i due fidanzatini tentano la fuga, insieme ai pochi sopravvissuti, tra cui l’algida ideatrice dell’esperimento sull’eterna giovinezza che ha portato alla creazione del primo zombie. Ma nessuno può scappare dalla clinica infetta: circondata dall’esercito, i soldati hanno l’ordine di sparare a chiunque , umano o zombie, provi ad uscire. L’unica via di salvezza è nelle sotterranee fogne e in un lontano tombino. Ma il lieto fine è tutt’affatto scontato….

Yummy è uno zombie movie divertente ed originale nella sua contemporaneità; focalizzandosi sul modello di bellezza imperante ed il desiderio di rimanere eternamente giovani, mette in luce la superficialità dei protagonisti e di gran parte dell’umanità, ma anche l’egoismo e la mancanza di scrupoli che ne deriva. Incidentalmente, l’immagine dei soldati che sparano ai civili è un ironico lazzo lanciato ai paesi comunisti: la clinica si trova infatti in un paese dell’Europa dell’Est, dove in caso di emergenza non si usano le mezze misure.

Michela Aloisi

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