L’avvento di una nuova voce
Brady Corbet, dopo L’infanzia di un capo (presentato nella sezione Orizzonti nel 2015 dove è stato premiato per la migliore regia e col Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis), torna alla Mostra del Cinema di Venezia 2018 e questa volta nel Concorso Ufficiale.
In parte come il precedente, anche Vox Lux presenta una struttura simile, con una suddivisione in parti, fino all’epilogo, il problema è che purtroppo non è completamente riuscito rispetto all’esordio, nonostante le ottime performance attoriali e delle interessanti soluzioni visive e intuizioni (come, ad esempio, i titoli di testa).
Ad introdurci in questo viaggio alla scoperta di una nuova voce (intesa non solo come cantante) ci pensa Willem Dafoe: Celeste (Raffey Cassidy da adolescente e Natalie Portman da adulta, entrambe molto credibili, con la seconda volutamente sopra le righe) è nata in America, durante il reganismo e non è casuale che si scelga di porre l’accento sul contesto storico-sociale (caratteristica che ritornerà anche nei due atti e nell’epilogo) proprio per esaltare uno dei focus di questo lavoro: le circostanze attorno ci condizionano. «Nessuno l’avrebbe definita piena di talento», aggiunge parlando della ragazzina. Quando è avvenuto l’evento che le ha cambiato l’esistenza aveva quasi quattordici anni e, come si suol dire, tutta la vita davanti: al rientro dalle vacanze, un ragazzo fa irruzione nella sua scuola di New Brighton, compiendo una vera e propria strage e da quell’istante in poi nulla sarà come prima. Celeste è viva nonostante il colpo ricevuto (con annessa lesione alla spina dorsale), la genesi della sua ascesa (inaspettata) parte in chiesa nel corso della veglia per coloro che non sono sopravvissuti e per chi lotta ancora in ospedale. La ragazza non vuole parlare di quei momenti, ma pregare tramite una canzone scritta da lei e dalla sorella, Ellie (Stacy Martin). È da qui che parte l’ascesa, con un manager (Jude Law) che subito la prende sotto la propria ala e una sorella che da complice e “alla pari” passa a vivere nella sua ombra (osserviamo come muta il loro rapporto durante il percorso da star).
Vox Lux è «un melodramma storico ambientato in America tra il 1999 e il 2017, che narra eventi cruciali e modelli culturali che ad oggi hanno plasmato la prima parte del XXI secolo, visti attraverso gli occhi della protagonista», ha dichiarato Corbet. In effetti è come se la cantante sfruttasse il boom del moralmente edificante fino al punto in cui, in un patto col diavolo, è più forte il dio denaro rispetto all’amore per lo spettacolo e la musica. La perdita dell’innocenza di Celeste – ce lo marca il voice over – vuole essere simbolica rispetto a un’era, la nostra; ma per quanto si giochi con l’elemento “inquietante” e disturbante (di qualità gli effetti sonori e la stessa colonna sonora), Vox Lux non sortisce l’effetto desiderato fino in fondo, avrebbe potuto essere ancor più uno schiaffo ben deciso sull’oggi, sulla società della spettacolarizzazione e sui pericoli contemporanei (dalla perdita degli affetti e del senso della realtà al terrorismo).
Maria Lucia Tangorra