Le risorse di una donna
Vetro, opera prima di Domenico Croce (nel 2021 ha vinto il David di Donatello come miglior cortometraggio con Anne), si presenta sin da subito come un film di genere che, al contempo, cerca la propria strada. La luce esterna entra – quasi timidamente e a malapena – dalle fessure delle tapparelle, si accende il ventilatore che fa alzare i bozzetti con cui la nostra protagonista ‘vola’ e si esprime. Persino la porta della camera è dipinta… sembrerebbe di essere in una favola, ma se proprio dovessimo avvicinarci a quell’idea sarebbe surreale e dark. La macchina da presa ci svela alcune parti del corpo e parallelamente continua a presentarci l’ambiente, fino a svelarci il viso tramite uno specchietto.
LEI (interpretata da Carolina Sala completamente calata in un ruolo non semplice, anche sul piano emotivo) è una ragazza che da un tempo indefinito non esce dalla propria stanza. Vive con il suo cane e con suo padre, con cui comunica e si passa le cose tramite la finestrella da cui entra ed esce il cane. Da lì passa anche il vassoio col cibo o gli mostra il nuovo disegno di turno ed è in quest’ultimo caso che l’uomo le consiglia di provare a mostrare il proprio talento all’esterno, iscrivendosi a Community. Nella ‘realtà virtuale’ conosce un ragazzo, incuriosito proprio dalla sua arte, con cui inizia a chattare. La rigida routine che scandisce le sue giornate viene interrotta quando, osservando dalla finestra, si convince che nel palazzo di fronte una donna sia tenuta segregata. Ciò la pone in crisi tra il desiderio di salvarla e l’impossibilità di uscire dalla propria prigione.
Non possiamo andare oltre in quanto Vetro, rispettando giustamente alcuni canoni del genere, sul piano dello sviluppo narrativo (sceneggiatura di Luca Mastrogiovanni e Ciro Zecca) ogni parola in più potrebbe rivelare un tassello importante che toglierebbe il gusto della visione allo spettatore. Va dato atto e merito al coraggio di affrontare alcuni temi fortemente attuali come l’hikikomori (è un termine giapponese con cui si descrive una sindrome che colpisce giovani e giovanissimi. Il disturbo consiste nello stare in disparte con una volontaria reclusione dal mondo esterno) e non solo. «Si tratta di un film di genere, tuttavia l’embrione narrativo si prestava anche a innumerevoli soluzioni sperimentali», ha tenuto a specificare nelle sue note di regia Croce continuando «Sin da subito è stato chiaro che il film reclamasse un ‘mondo’ all’interno del quale esistere. Carolina è la Prima Cittadina di questo mondo e la sua scelta ha contribuito enormemente alla nascita dell’ambiente intorno a lei. La sua energia espressiva, insieme a una sana dose d’imperscrutabilità, mi hanno progressivamente convinto su un uso sovversivo dei colori, nascondendo dietro la loro vividezza misteri e realtà tutt’altro che rilassanti. Ho quindi iniziato a raccogliere tutte le suggestioni che mi riportassero a un’idea di trasfigurazione (trasparenze, riflessioni, esistenza del doppio ecc.) e le ho filtrate attraverso le regole del thriller psicologico. Il ritmo stesso è in qualche modo sovversivo e contribuisce a creare sensazioni di spaesamento e continua scoperta, collaterali a quella della protagonista. Il sound design e la musica (musiche originali a cura di Elisa Zoom e Ariel Lerner, music supervisor Giovanni Guardi), infine, non sono altro che la voce di quella stessa ‘forza interiore’: fenomeni come quello degli hikikomori si nutrono di oscurità e in queste realtà senza luce spesso il suono (anche il più semplice, come una voce umana) e la musica sono le uniche armi con cui difendersi.
Tutto ciò porta all’incontrastata importanza del fuoricampo, che ho deciso letteralmente di filmare (un po’ come si fa nei cartoni animati, inquadrando il vuoto) per renderlo plasmabile e continuamente altalenante, tra un senso di nostalgia e ostilità. In Vetro ho sentito la possibilità di mixare e esplorare molto. Ho seguito il mio istinto restando sempre aggrappato alla mia unica bussola: la storia che Lei mi stava silenziosamente raccontando».
Vetro è una produzione Fidelio – società di produzione cinematografica e audiovisiva fondata da Daniele Basilio e Silvio Maselli -, e Vision Distribution in collaborazione con Sky e Amazon Prime Video. Dopo esser stato presentato in prima assoluta nella sezione Panorama Internazionale alla XIIIediz. del Bif&st; dal 7 aprile è nei cinema. Ci preme aggiungere che insieme alla protagonista, a cui è andata la Menzione Speciale «per la capacità sorprendente di tenere da sola la scena con intensità e freschezza rivelando il segnale incoraggiante di un futuro promettente», completano il cast (a proprio modo in maniera determinante) Tommaso Ragno e Marouane Zotti.
Maria Lucia Tangorra