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Venom : The Last Dance

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VOTO: 5

Rumoroso e confuso finale della trilogia del simbionte nero

Il giornalista Eddie Brock (Tom Hardy), è ancora posseduto dal Simbionte e, in seguito ai fatti accaduti nel precedente La furia di Carnage (2021) è ormai ricercato e si nasconde in Messico: la sua intenzione è quella di mettersi in viaggio e raggiungere finalmente New York per potersi scagionare. Intanto, nell’oscura dimensione in cui sono nati i simbionti, il tiranno Knull è prigioniero da lungo tempo e l’unico elemento che può permettergli la fuga è rappresentata proprio dal duo Eddie/Venom, che custodisce una sorta di “chiave genetica”. Per riuscire a catturarli, Knull sguinzaglia sulla Terra degli orrendi mostri segugi, virtualmente invincibili e capaci di individuare la chiave solo quando Venom prende completamente il controllo di Eddie. Il governo americano, ignaro di questo spaventoso pericolo, sta lavorando su molti altri simbionti catturati, celandoli sotto la famigerata Area 51. La base è infatti fatiscente ed in via di demolizione ma, in assoluta segretezza, nel sottosuolo ve n’è un’altra estremamente avanzata che si occupa di contenere e studiare i tanti organismi alieni. A capo dell’equipe di scienziati c’è la dottoressa Payne (Juno Temple), assistita dal suo braccio destro soprannominata “Christmas” (Clark Backo) per via di una pacchiana spilla natalizia che porta sempre appuntata sul camice. Il loro rapporto con il comandante della guarnigione militare, Rex Strickland (Chiwetel Ejiofor), non è dei più rosei: i loro punti di vista su come gestire i simbionti, e la potenziale insidia che rappresentano, è molto diversa ed altrettanto intransigente. Nel frattempo, strada facendo, Eddie e Venom si accorgono di essere braccati dai mostri di Knull e trovano un insperato aiuto presso la stralunata famiglia hippie di Martin, diretta sul loro scalcinato furgone proprio all’area 51 per vederla prima che venga distrutta per sempre. I destini di tutti finiscono per incrociarsi fino ad una colossale battaglia finale, una in cui è in ballo il destino dell’umanità.
Ultimo capitolo della trilogia di Venom, Venom: The Last Dance vede stavolta alla regia la sceneggiatrice dell’intera saga Kelly Marcel, aiutata qui nella scrittura dallo stesso Tom Hardy. Le premesse per una storia interessante c’erano, visti il carattere della dottoressa Payne, traumatizzata per aver visto da piccola la morte del fratello (aspirante astronauta) e angustiata dai sensi di colpa, dunque decisa ad andare fino in fondo alla sua ricerca, costi quel che costi, per rendere giustizia alla sua memoria. C’è il disaccordo con il comandante Strickland, ostinato anch’egli nel proteggere i suoi uomini e la Terra da un’invasione aliena, con un rigore che non può non metterlo in rotta di collisione con la scienziata. E poi c’è il destino di Eddie, stando così le cose affezionato al suo mutante, che considera un amico, ma in cerca di un modo per riprendersi la sua vita completamente sconvolta. Il Simbionte, tra l’altro, è doppiato in originale proprio da Tom Hardy e, dunque, qui da noi il duo si affida all’abilità di Adriano Giannini che deve dare la voce ad entrambi. La sensazione di minaccia incombente, di orrore alieno in agguato e inarrestabile, è un altro elemento che sembra funzionare. Una volta messe tutte le sue carte sul tavolo, però, il film comincia a sbandare, senza capitalizzare nulla di quanto ci mostra nella prima mezz’ora. Si perde anzi in alcune gag, qualcuna riuscita, molte altre meno, e allunga forzosamente alcune scene, tradendo pertanto una inconsistenza della trama che diventa via via più difficile nascondere. Prova a inserire furbescamente nella narrazione qualche celebre canzone, per cercare di distrarre il pubblico, e finisce poi per mostrarci una scena di ballo, tanto improbabile quanto imbarazzante, con la signora Chen (Peggy Lu), già vista nei precedenti capitoli e riproposta qui con una trovata ai limiti del ridicolo. E, sostanzialmente, dopo la danza tra Venom e Chen, possiamo dire che non c’è molto altro da raccontare, perché di lì in poi (ovvero per quasi la metà della pellicola) c’è solo un lunghissimo, fragoroso, confusionario e soprattutto noiosissimo scontro. Si tratta di una battaglia fra simbionti e mostri di Knull per tutta l’area 51, uno in cui vi prendono parte perfino gli sconclusionati hippie, in un crescendo di assurdità, esplosioni e soldati divorati. L’impressione è quella che ad un certo punto si sia perso l’interesse (o più probabilmente l’ispirazione) per raccontare una storia e quindi si sia deciso semplicemente di chiudere facendo “casino”. Lanciata dunque la sceneggiatura dalla finestra, assieme a (pochi) spunti introspettivi interessanti, assistiamo ad un finale banale, una lotta che si protrae nel caos per un tempo che pare infinito, arrivando ad un epilogo che, se nelle intenzioni vorrebbe essere emozionante, quando non addirittura commovente, riesce solo a far smettere di sbadigliare mandando il frastornato pubblico a casa. Troppo infantile per piacere agli adulti e forse troppo violento, e dalla comicità troppo cruda, per piacere davvero ai bambini, si spera che questo Last Dance sia realmente l’ultimo giro per una saga che ha esaurito le idee.

Massimo Brigandì

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