Un uccello in gabbia, se non canta per gioia…
Nella ricerca del tormento, nell’accanimento alla sofferenza, solo il geloso può competere con il martire. Eppure, si canonizza l’uno e si ridicolizza l’altro.
Emil Cioran, “Sillogismi dell’amarezza”
Quando la paura che un tradimento venga scoperto supera i livelli di guardia, degenerando in uno stato di ansia continua, in vera e propria psicosi, non è poi così facile esorcizzarla. Affinché ci si renda conto di quanto gran parte dei rapporti di coppia tenda, oggi come oggi, verso comportamenti artificiosi, malsani, poco inclini alla salvaguardia della salute psichica, si potrebbero intraprendere due percorsi. Uno più serio e l’altro in qualche misura goliardico. Il suggerimento più razionale sarebbe riprendere in mano un testo di grande importanza e sorprendente modernità come L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato di Friedrich Engels, laddove il filosofo tedesco scriveva “Lo studio della storia delle origini invece ci presenta condizioni in cui gli uomini vivono in poligamia e contemporaneamente le loro donne vivono in poliandria, e i figli comuni sono perciò considerati anche come cosa comune a tutti loro” o anche ”Che cosa vuol dire, infatti, commercio sessuale promiscuo? Vuol dire che le limitazioni proibitive in vigore oggi o in un’epoca anteriore non erano allora in vigore. Le limitazioni della gelosia le abbiamo già viste cadere. Se un fatto rimane ben fermo è che la gelosia è un sentimento sviluppatosi relativamente tardi.”
Insomma, per essere più espliciti, si potrebbe dar tranquillamente ragione a uno dei massimi teorici del marxismo, allorché costui metteva in discussione l’ordinamento famigliare tipico della società borghese, fondato sul matrimonio e sulla monogamia, riprendendo in esame modelli precedenti e – soprattutto – lasciando presagire possibili, radicali mutamenti di prospettiva nel rapporto di coppia e nelle relazioni famigliari, in quella futura umanità da condurre verso una sì profonda trasformazione economica, politica e socio-culturale. Ma i tempi, ahinoi, non sembrano ancora sufficientemente maturi per usufruire in concreto di tali cambiamenti… e allora accontentiamoci della goliardia.
Ciò che abbiamo definito sommariamente “goliardia” si fonde col gusto del paradosso, con una ironia sorniona e con tratti di comicità anche sguaiata, nel divertente cortometraggio che al Figari Film Fest ha ottenuto sia la Menzione Speciale per la Regia che il premio come Miglior Attore a Rolando Ravello. Trattasi di Un uccello molto serio, corto che ha visto l’attrice Lorenza Indovina ispirarsi all’omonimo racconto del compagno di vita Niccolò Ammaniti, per questa sua prova registica brillante e ricca di spunti, sebbene poco omogenea a livello stilistico. Le sequenze iniziali ci introducono a quella che potremmo considerare la prima iperbole: è lo stesso Rolando Ravello, nei panni di Matteo, a essere sedotto da una sconosciuta di passaggio, interpretata da Elena Arvigo con un irresistibile mix di grinta e carica erotica. Di iperbolico c’è per l’appunto questo, nella situazione appena descritta: osservare in alcune scene decisamente calienti (per quanto vi affiori, a tratti, un ovvio accento caricaturale) un Ravello praticamente inedito, essendo più avvezzo il valente attore a lampi di comicità surreale e all’eccentricità di fondo dei propri personaggi. Ma questa ventata di trasgressione in parte estorta non andrà a buon fine così impunemente. Sì, perché l’uccello “molto serio” di Matteo in teoria dovrebbe stare in gabbia: sposato e per natura poco incline ai tradimenti, l’uomo vorrebbe nascondere subito ogni traccia di un simile “incidente di percorso”. Ma un inatteso SMS della moglie, che ne annuncia l’anticipato rientro a casa, fa scattare in lui un panico incontrollabile e dalle conseguenze incredibilmente goffe, patetiche, più deleterie del danno stesso che si vorrebbe arginare. Con l’accompagnamento di gustose apparizioni della moglie (impersonata da Chiara Caselli) in forma allucinatoria, il povero Matteo si abbandona a un totale autolesionismo nel concepire piani assurdi, ridicoli, che in teoria dovrebbero cancellare ogni prova della presenza di un’amante a casa sua, ma che la casa finiscono invece per demolirla, riducendo peraltro l’uomo in uno stato pietoso. Deflagrazione parossistica dei tanti stereotipi sul tradimento che, volendo, hanno fatto anche la fortuna di “cinepanettoni” e commediacce affini, il corto di Lorenza Indovina beneficia senz’altro di quell’andamento farsesco, portato pure visivamente all’eccesso, da cui derivano sketch sempre più esagerati, debordanti, barocchi. Ci sono momenti in cui la resa cinematografica delle paranoie di Matteo può apparire un po’ troppo kitsch, di cattivo gusto. Tali critiche hanno un fondamento di verità. Ma anche questo fa parte del gioco. Ed è un gioco che bene o male, oltre a strapparci un sorriso, ci porta a riflettere sulle disgrazie del protagonista da varie angolazioni. Qualcuno, anche giustamente, si chiederà se valga la pena tradire la (o il) consorte, per poi ridursi in quello stato. Qualcun altro si spingerà oltre, chiedendosi se non sia meglio allora ascoltare le sagge parole di Engels, adoperandosi affinché migrino quanto prima dalla teoria a una prassi quotidiana che risulterebbe quanto mai innovativa e liberatoria. La strada verso rapporti uomo/donna meno convenzionali e omologati risulta però ancora lunga. Nel frattempo sarà ancora il tarlo della gelosia, tarlo particolarmente molesto, a dominare la scena. E allora tanto vale riderci un po’ su, reazione sana e opportuna che Un uccello molto serio indubbiamente propizia.
Stefano Coccia
SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Un uccello molto serio Produzione: Redibis Film; in collaborazione con Cinedokké, RSI Televisione Svizzera
Paese/anno: Italia/2013 Formato di ripresa: HD (4k)
Regia: Lorenza Indovina Durata: 13′ 49”
Soggetto/sceneggiatura: Lorenza Indovina (Tratto dal racconto “Un uccello molto serio” di Niccolò Ammaniti
Fotografia: Gogò Bianchi
Interpreti: Rolando Ravello (Matteo), Elena Arvigo (Angela), Chiara Caselli (Mara), Lydia Biondi (Vicina di casa)
Montaggio: Claudio di Mauro Musiche: Paolo Buonvino Costumi: Grazia Materia