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Tutti per 1 – 1 per tutti

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VOTO: 7

Tutti insieme (ri)appassionatamente

Verrebbe da chiedersi: dove eravamo rimasti? In realtà, in parte, sarebbe l’errore peggiore da fare perché il bello di Tutti per 1 – 1 per tutti di Giovanni Veronesi mantiene un legame con i Moschettieri del Re – la penultima missione, ma più sul piano degli ideali e dei valori che vorrebbe trasmettere – oltre che sul piano del registro utilizzato – ma ci tiene il regista ad evidenziare che non si tratta di un sequel.
Quando tutto ha inizio siamo più che mai ai giorni nostri, con le mamme che accompagnano i figli a scuola in tempo di pandemia. «Non pensavo di girare la sequenza iniziale con i bambini con la mascherina. Ma quando li ho visti arrivare con i genitori, ho capito che era un segno del destino perché con la mascherina gli occhi sembrano più grandi e io volevo raccontare questo film proprio attraverso gli occhi di un bambino», ha dichiarato l’ideatore nel corso della conferenza stampa. Uno/Buffon (reso vivace e intraprendente dal bravo Federico Ielapi, scoperto nel Pinocchio di Garrone) è un «bimbo timido, sognatore, forse futuro scrittore, innamorato anima e corpo di Ginevra. È un antagonista naturale del mondo degli adulti che gliela vuole portar via e un appassionato lettore di fiabe e di cappa e spada» (dalle note sul personaggio) e così, quasi citando il modo di aprire i grandi classici firmati Disney, a un tratto, viene ‘risucchiato’ dal libro che gli ha regalato la sua amata – proprio il romanzo di Dumas.
Uno dei pregi di questo film (o se vogliamo pensare a serie di film dato ciò che ha dichiarato Veronesi) sta nel registro utilizzato, leggero, sostenuto da un cast di alta qualità, che sa cosa significa ‘to play’. Pierfrancesco Favino dà volto a D’Artagnan parlando una lingua tutta sua (e già questo strappa sorrisi e crea un sapore di commedia di altri tempi. L’attore non ha nascosto il divertimento procuratogli dal lavoro su questo personaggio: «È raro avere l’occasione di essere bambino ora, andare a cavallo, prendersi meno sul serio. La linea che amo di più è quella demenziale, sei un bambino del ‘600 ma ti prendi gioco del presente. D’Artagnan mi riporta a un’idea di gioco. Spesso c’è una paura di osare, ma c’è bisogno di farlo, di andare al di là delle nostre abitudini» e la chiave sta proprio in questo elemento.
Tutti per 1 – 1 per tutti esce sì nel periodo natalizio (il nuovo film Sky Original, trasmesso in prima assoluta il 25 dicembre alle 21.15 su Sky e NOW TV), proponendosi, quindi, in primis come un film per riunire la famiglia davanti al piccolo schermo [si è avvertito il rammarico di non essere potuti uscire in sala, ma al contempo la gratitudine per avere uno spazio come quello della prima assoluta su Sky]. «Questo film è per un noi un nuovo debutto. Anzi una nuova missione, come quella dei Moschettieri. Questo è infatti il primo dei nuovi film Sky Original», ha dichiarato con orgoglio Nicola Maccanico (Executive Vice President Programming Sky Italia), aggiungendo che «partire con Tutti per 1 – 1 per tutti di Giovanni Veronesi, prodotto da Vision Distribution e Indiana, ha un significato speciale, perché il primo film Moschettieri del Re, è stato tra i più visti dai nostri abbonati, ed è un titolo perfetto per vivere in famiglia le imminenti feste natalizie. Rappresenta anche un esempio perfetto di ciò che intendiamo fare: coinvolgere i migliori talenti del cinema davanti e dietro la macchina da presa anche in questo nuovo perimetro editoriale. Per far sì che Sky sia sempre e ancora di più la casa del Cinema». Per chi non avesse visto il lungometraggio precedente, non vogliamo svelarvi quale fine abbia fatto Aramis (solitamente il moschettiere ritenuto il più saggio), ma vi anticipiamo che in qualche modo la sua presenza ci sarà e sarà anche fondamentale.
«Sempre goliardici ma più arrugginiti, tornano i Moschettieri: D’Artagnan, Porthos (Valerio Mastandrea) e Athos (Rocco Papaleo), richiamati dalla Regina Anna d’Austria (Margherita Buy) per un’ultimissima missione segreta. Guidati stavolta da una singolare veggente di nome Tomtom (Giulia Michelini), si lanceranno in una nuova, mirabolante, avventura che intreccerà i destini della piccola Principessa Ginevra (Sara Ciocca), figlia di Enrichetta d’Inghilterra (Anna Ferzetti), e Buffon (Federico Ielapi), un giovanissimo e riccioluto orfanello. In un viaggio costellato di sfide di ogni genere e incontri fantastici, tra cui quello con Cyrano (Guido Caprino), si troveranno ad affrontare la più dura delle prove: scegliere tra la fedeltà alla Corona e quella all’amicizia» (dalla sinossi). Gli occhi e i sentimenti puri e al contempo combattivi dei bambini sono l’elemento guida di questo viaggio, che non è solo un coming of age per i più piccoli, ma probabilmente ancora di più per gli adulti e gli stessi Moschettieri. È molto curioso – e un dato interessante che si sposa con il veicolo della leggerezza – come si sia riuscito a parlare di quote rosa grazie al personaggio di Enrichetta d’Inghilterra (Anna Ferzetti le conferisce un volto principesco, fiero e allo stesso tempo determinato e pianificatore – bella, giocosa e seducente la scena con D’Artagnan/Favino).
A tratti sembra come se lo stesso Veronesi, da toscanaccio ciò qual è, voglia prendere ‘in giro’ questi leggendari eroi della corona; di contro si può affermare che la sceneggiatura è costruita in modo tale che emergano dei valori anche dimenticati (come la fedeltà all’amicizia e a se stessi) mixati con tòpoi da favola come quello degli amori impossibili [chissà se sia vero che «gli amori più belli siano proprio quelli impossibili».
Non vogliamo svelarvi tutte le carte messe in campo da Veronesi e dalla sua squadra, va riconosciuto a tutto il comparto di scene e costumi una grande cura (rispettivamente curati da Paki Meduri e Alessandro Lai); quello che ci piace di quest’opera è che strappi sorrisi, mantenga le caratteristiche di ogni moschettiere già manifestate nei Moschettieri del re regalando dei duetti spesso formidabili, giocati sulla parola e sul gioco della lingua e dei fraintendimenti. «Questa seconda regia sui Moschettieri non ha fatto altro che consolidare l’entusiasmo con cui affronto questo genere di film. È davvero un sogno per un regista entrare per un anno nella macchina del tempo della proprio fantasia e divertirsi a raccontare con la macchina da presa le avventure, la magia, i duelli, l’epoca, e poter spaziare dal ‘600 alla realtà con la libertà che queste storie ti lasciano. […] Fare la regia dei Moschettieri mi ha fatto tornare a scuola, mi ha detto che non sono un eterno Peter Pan, queste sono fesserie, piuttosto sono un eterno viaggiatore del tempo, consapevole del fatto che non esiste nessun bambino dentro di me, anzi, c’è un quasi sessantenne che gioca con regole severe a un gioco per grandi che diverte anche i bambini» ha raccontato in un equilibrio di romanticismo e realismo l’autore di Manuale d’amore.
Altro elemento che arricchisce l’avventura e fornisce la possibilità di mettere carne al fuoco è la corte dei miracoli, dove i nostri incontreranno Cyrano (credibile Guido Caprino).
Ben girato, compreso nelle scene d’insieme, ci fa sognare e divertire coi duelli (ne vedrete alcuni impensabili) e fa viaggiare la mente verso un punto fondamentale dell’esistenza umana: la libertà. «Per essere uomini liberi bisogna andare fino in fondo», ascoltiamo a un tratto, un mantra che scuoterà le sorti del plot. Una nota ulteriore vogliamo farla sul personaggio di Tomtom (la Michelini si cimenta bene in ruolo diverso da quelli in cui l’abbiamo vista fino ad ora), che ironizza col nome, ma ricorda anche le credenze (e i trattamenti) di un tempo.
«Bisognava essere comici, fiabeschi e crepuscolari, storiograficamente verosimili, politici e sensibili alle necessità romanzesche dei nostri personaggi; ambientare gag slapstick, fughe liriche e commedia di situazione tra boschi incantati, orfanotrofi infestati dai ratti e monologhi di animali parlanti, il tutto sullo sfondo del declino di un regime», ha svelato il co-sceneggiatore Giulio Calvani (il quale ha lavorato insieme allo stesso Veronesi, Ugo Chiti e Nicola Baldoni).
Ci sentiamo in qualche modo di dire grazie a Tutti per 1 – 1 per tutti perché «la fantasia, a volte, è dura a morire».
Tutti gli artisti e gli autori di questo film, a proprio modo, ce lo ricordano ed è ancora più importante in un momento come questo, in cui dilaga la pandemia e sarebbe più semplice o naturale far prevalere il disincanto.

Maria Lucia Tangorra

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