“Me, myself and I”
Ci sono certe commedie che solo i francesi sanno fare e che già dopo alcuni minuti, qualora non si sapesse di quale autore e nazionalità fosse il film, ti fanno intuire il mood. È questa la sensazione che si prova vedendo Tutti pazzi in casa mia, l’ultima fatica di Patrice Leconte. Sappiamo che potrebbe apparire quasi una blasfemia, visto che il cinema italiano è molto conosciuto per la commedia all’italiana e lo stesso cineasta ha dichiarato di averla amata; ma, senza voler generalizzare troppo e con le dovute eccezioni (tra le uscite del 29 ottobre Belli di papà di Guido Chiesa), il cinema d’Oltralpe riesce a mettere a segno più colpi rispetto a noi negli ultimi tempi.
L’asso nella manica di quest’ultimo lungometraggio è Christian Clavier (fenomenale in Non sposate le mie figlie! del 2014), il quale mette in campo tutta la mimica tipica della scuola francese. L’attore interpreta Michel Leproux, un dentista appassionato di musica. Crede di avere tutto ciò di cui ha bisogno e soprattutto di avere ogni cosa sotto controllo. Nel giorno di riposo, il sabato, si diletta ad andare a scovare pietre miliari al mercatino delle pulci. L’acquisto dell’album rarissimo “Me, myself and I” del clarinettista Neil Youart lo rende super euforico, ma questo stato d’animo non potrà durare a lungo proprio per ciò che ci suggerisce il titolo. Tratto da una pièce di Florian Zeller (Une heure de tranquillité), che ha visto tra i protagonisti Fabrice Luchini nel 2013, anche la trasposizione sullo schermo porta con sé quest’influenza d’impianto teatrale. A parte alcune rarissime incursioni al di fuori della casa, quella di Leproux, Tutti pazzi in casa mia è per lo più girata in interni (vedi anche ciò che accade in ascensore o sul pianerottolo) e mette letteralmente in scena equivoci, gag, fraintendimenti linguistici dando vita a una commedia di situazione molto godibile, afferente al buon entertainment. Con leggerezza si fa anche riferimento alle questione di inclusione e solidarietà verso gli immigrati e si tratteggiano scambi di vedute generazionali, senza contare alcuni balzi nei giochi topici del triangolo amoroso e tra le classi sociali.
Potrebbe apparirvi un dettaglio, ma questa commedia è francese anche nei luoghi che abita e sfrutta a proprio vantaggio, basti pensare al monolocale riservato al figlio (Sebastien Castro) della coppia Michel & Nathalie (Carole Bouquet) che fa parte di quella parte del palazzo signorile dove originariamente viveva la servitù. Aggiungiamo, inoltre, che come in ogni commedia che si rispetti, l’ordine e i ruoli che appaiono all’inizio, non sono mai come sembrano e, man mano che la storia si dipanerà, verranno sconvolti.
Tutti pazzi in casa mia, va detto, ha un buon ritmo, merito anche della scrittura di partenza e degli ottimi interpreti sul grande schermo – oltre ai già citati, non si possono non nominare Valérie Bonneton (a voi scoprire chi interpreta), Rossy De Palma (la colf, pronta a farsi valere con una mimica tutta personale), Stéphane De Groodt (il vicino impertinente) e Arnaud Henriet (il muratore che si vende come polacco pur di lavorare).
Si potrebbe affermare che lo sviluppo del plot abbia qualcosa di prevedibile, ma proprio per l’ottima costruzione dell’impianto drammaturgico, per il livello del cast corale e quel ritmo così frenetico andiamo oltre qualche soluzione che ci aspettiamo come spettatori e ci godiamo lo spettacolo.
Maria Lucia Tangorra