Il Festival dell’abbondanza
Come da tradizione il pubblico e gli addetti ai lavori si trovano puntualmente tutti gli anni a districarsi nel labirintico e variegato programma del Torino Film Festival e questa 32esima edizione (21 – 29 novembre 2014) non fa eccezione. Passano le stagioni e le direzioni, ma al di là di qualche aggiustamento del tiro, la kermesse piemontese ha comunque mantenuto e preservato la propria identità, a differenza di altre manifestazioni nostrane che hanno dovuto scendere a compromessi o fare di necessità virtù pur di continuare a sopravvivere nel martoriato circuito festivaliero nazionale. Questo è, a nostro avviso, il grande merito che gli va riconosciuto, oltre naturalmente alla qualità espressa, come avremo modo di constatare e verificare, durante le dieci giornate di proiezioni, incontri ed eventi che compongono e animano il cartellone.
Per fortuna in un programma come quello proposto dalla direttrice Emanuela Martini (con guest director di Paolo Virzì) e dal suo staff è piacevole perdersi, poiché capace di accogliere un perfetto equilibrio tra qualità e quantità; equilibrio nel quale è sempre più raro imbattersi. Commistione tra presente e passato, nuovo e datato, anime (commerciale e autoriale) e generi diversi, il 32esimo Torino Film Festival propone alle platee le ormai storiche sezioni, alle quali si affiancano alcuni riconoscimenti (oltre a quelli assegnati ai vincitori delle varie sezioni competitive, il Gran Premio Torino va quest’anno a Julien Temple, maestro britannico del videoclip e del film musicale, che per l’occasione riproporrà il suo Sex Pistols – Oscenità e fuore del 2000), qualche piccola novità (la sottosezione “Diritti & Rovesci” voluta da Virzì, che accoglie cinque docu-film italiani al femminile, tra cui Triangle di Costanza Quatriglio e Per tutta la vita di Susanna Nicchiarelli, che mescolati tracciano un affresco di persone, dei loro diritti, sogni, tentativi di riscossa, cadute e risalite), omaggi (a Josephine Decker, Giulio Questi e Jim Mickle), restauri (Via col vento e Profondo rosso) e retrospettive (la seconda parte di “Suicide is Painless”, sul Nuovo Cinema Americano dal 1967 al 1967 con pellicole come Il laureato, Conoscenza carnale, Duel, La conversazione o I tre giorni del Condor).
La carrellata sullo sterminato programma della 32esima edizione del Torino Film Festival non può che iniziare con l’apertura e la chiusura, rispettivamente affidate a Gemma Bovery e Wild. La prima è una commedia sofisticate e imprevedibile diretta da Anne Fontaine, tratta dall’omonima graphic novel di Posy Simmonds, mentre la seconda è un viaggio fisico e psichico nel quale il regista Jean-Marc Vallée, lo sceneggiatore Nick Hornby e la protagonista Reese Witherspoon ripercorrono l’avventura di Cheryl Strayed, la scrittrice americana che, nel pieno di una crisi esistenziale, si buttò tutto alla spalle avviandosi a piedi lungo i 1.600 Km del Pacific Crest Trail. Entrambe le pellicole fanno parte della sezione “Festa Mobile”, contenitore non competitivo nel quale è possibile trovare una raccolta di titoli mainstream o autoriali selezionati in giro per il mondo e nel circuito festivaliero, ma ancora inediti in Italia: dal biopic sull’astrofisico Stephen Hawking The Theory of Everything di James Marsh al duro noir post-apocalittico The Roven di David Michôd, dal tesissimo ’71 di Yann Demange all’inquietante En Chance Til di Susanne Bier, dal road movie Stray Dog di Debra Granik all’anomalo western The Homesman di e con Tommy Lee Jones, passando per il noir The Drop di Michael Roskan, la nuova commedia di Woody Allen Magic in the Moonlight, il sensuale La chambre bleu di Mathieu Amalric e il nostalgico Mirafiori Luna Park di Stefano Di Polito. Il ricco fuori concorso propone anche una scorpacciata di film da drive in o da mezzanotte, cult per cinefili o bizzarrie per spettatori spericolati, inseriti nella sezione “After Hour” e pronti a soddisfare le esigenze degli amanti del cinema di genere: dall’horror britannico The Canal di Ivan Kavanagh al delirante e irresistibile omaggio al giallo all’italiana The Editor della coppia Kennedy-Brooks, dalla sentimental comedy con gli zombie Life After Beth di Jeff Baena alla nuova travolgente epopea pulp di Sion Sono dal titolo Tokyo Tribe e al piccolo thriller metropolitano In guerra di Davide Sibaldi. Per i palati più fini c’è invece “Onde”, corposo spazio di sperimentazione, contaminazione, scoperta e osservazione, nel quale è possibile trovarsi al cospetto di interessanti ipotesi di cinema alternativo ed espanso, capaci di reinventare le grandi narrazioni classiche e di stravolgere i linguaggi codificati, come ad esempio il nuovo viaggio in Italia di Eugène Green con La sapienza, il labirinto ludico-filosofico tracciato da Luca Ferri in Abacuc, il mnemonico Hacked Circuit di Deborah Stratman o il coming of age estivo Shelter del montenegrino Ivan Salatić.
Altrettanto corposo e da non perdere il programma delle sezioni competitive. Si parte con il concorso ufficiale “Torino 32”, riservato ad autori alla prima, seconda o terza opera, nel quale figura una rosa di quindici titoli provenienti da tutto il mondo, con due italiani chiamati a rappresentare la cinematografia nostrana, ossia Frastuono di Davide Maldi, riflessione appassionata sul potere della musica, e N-Capace di Eleonora Danco, esordio lucido e istintivo di un’autrice teatrale che lavora da sempre sugli intrecci di materia ed emozioni. Tra le altre pellicole selezionate segnaliamo l’horror anticonvenzionale made in Australia diretto da Jennifer Kent, The Babadook, il melò erotico al femminile del britannico Peter Strickland, The Duke of Burgundy, il road movie sporco e ispido dal retrogusto noir del francese Jean-Charles Hue, Mange tes morts, l’esilarante mockumentary in stile reality-tv del duo neozelandese Clement-Waititi, What We Do in the Shadows, il noir metropolitano cupo e teso del tedesco Philipp Leinemann, The Kings Surrender. Una selezione che rispecchia in pieno le diverse anime che caratterizzano il cinema giovane degli ultimi decenni, che stizza l’occhio al cinema di genere per parlare di tempi complessi come la ricerca dell’identità e i legami familiari. Competitiva è anche “TFFdoc”, a sua volta divisa nella sezione internazionale e in quella italiana. Nella prima ci limitiamo a segnalare l’ibrido Branco sai preto fica del brasiliano Adirley Queiròs e l’imprevedibile Hit 2 Pass del canadese Kurt Walker, mentre nella seconda la docu-fiction diretta da Simone Rapisarda Casanova, La creazione del significato, e il ritratto di Simone Congelosi dedicato a Marcella di Folco dal titolo Una nobile rivoluzione.
Chiudono il programma e questa breve carrellata sul programma del Torino Film Festival 2014, il concorso dedicato ai cortometraggi italiani e le sezioni autonome SpazioTorino e TorinoFilmLab. Non ci resta che invitarvi a seguire con noi la 32esima edizione della kermesse piemontese.
Francesco Del Grosso