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Tiramisù

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VOTO: 4.5

La ricetta del successo

Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna; così recita un antico detto popolare. Nel caso di Antonio Moscati, protagonista di Tiramisù, c’è sì una grande donna, ma con una ricetta vincente, quella perfetta per realizzare una versione straordinariamente buona del noto dolce nostrano, le cui origini sono oggetto di un’accesa disputa culinaria fra regioni quali il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte, che permette all’arrampicatore sociale di turno di arricchirsi e di scalare posizioni nell’azienda farmaceutica per la quale lavora. La ricetta in questione spalanca le porte del successo a un uomo senza qualità, dando di fatto il via al classico percorso drammaturgico in tre tappe che vede il furbetto dell’ultimo minuto realizzarsi, per poi perdersi e infine cadere. La morale della “favola” la lasciamo a voi, ma siamo sicuri che vi occorrerà pochissimo tempo per intuirla e rispedirla al mittente. Su e intorno a questa morale a buon mercato, Fabio De Luigi costruisce la sua opera prima, nelle sale a partire dal 25 febbraio con Medusa.
Il comico, attore e showman romagnolo, firma il suo esordio dietro la macchina presa, che lo vede impegnato anche nelle vesti di protagonista. Il made in Italy assiste così a un altro attore tuttofare che si lascia andare all’irresistibile richiamo della regia. Richiamo, questo, al quale in pochissimi sembrano voler resistere. Dal canto suo, De Luigi non se lo fa dire due volte e come moltissimi colleghi che lo hanno preceduto ha deciso accettare la sfida, senza però rinunciare al lavoro davanti alla cinepresa. Del resto si sa, il cacciatore difficilmente lascia la preda dopo averla catturata, così come l’attore che passa alla regia difficilmente decide di tirarsi fuori dal cast per dedicarsi unicamente alla nuova avventura. Infatti, nelle vesti dell’Antonio Moscati di Tiramisù non può che esserci lui, coadiuvato da un folto gruppo di spalle più o meno note capitanato da Vittoria Puccini (la moglie Aurora) e nel quale fa piacere trovare anche Pippo Franco nelle vesti di un incorruttibile e saggio primario di pediatria.
Se da una parte, l’esperienza tecnica si chiude con risultati tutto sommato sufficienti, dall’altra quella di interprete consegna allo schermo l’ennesima performance fotocopia della carriera cine-televisiva di De Luigi, figlia della difficoltà di staccarsi da un tipo di maschera, di recitazione e di comicità che indossa da ormai moltissimi anni. Di conseguenza, un film da lui scritto, diretto e interpretato non poteva che rispecchiare in tutto e per tutto, pregi e difetti compresi, il suddetto modus operandi, che all’inizio diverte e strappa qualche sorriso, ma che alla lunga si tramuta in una successione stucchevole di tic, situazioni, facce e battute già proposte. Si assiste così alla riproposizione di un campionario privo di novità e spunti in grado di diversificare l’offerta, con il protagonista di Tiramisù che non è nient’altro che il clone di quelli già proposti dall’attore romagnolo nella sua personale galleria di personaggi per il piccolo e grande schermo (uno su tutti l’Alberto Nardi di Aspirante vedovo).
Il risultato è la classica commedia degli equivoci dai risvolti tragicomici che nulla ha da proporre sul piano dell’originalità, al contrario del ritmo serrato che accompagna le varie gag presenti nella timeline e che rappresenta l’unico e solo aspetto degno di nota di un’operazione della quale avremmo tranquillamente fatto a meno.

Francesco Del Grosso

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