Come sulle montagne russe
A giudicare dal nutrito elenco di manifestazioni cinematografiche al quale è stato selezionato da un anno a questa parte, The N.A.P. (not a problem) di strada ne ha fatta e ne continuerà sicuramente a fare. Il percorso nel circuito nazionale e internazionale del corto scritto, diretto, prodotto e animato da Adolfo Di Molfetta è di quelli che non passano inosservati, ma al quale mancava però ancora un riconoscimento in Italia per sottolinearne i meriti e per aggiungere una seconda targa in bacheca dopo la vittoria in India della migliore regia al Buddha International Film Festival. E gira e rigira quel primo riconoscimento tra le mura amiche è finalmente arrivato nelle mani del regista pugliese, con il premio per il miglior film di categoria al Saturnia Film Festival 2018, laddove lo abbiamo ritrovato a distanza di una manciata di giorni di distanza dalla partecipazione in concorso a Imaginaria 2018.
The N.A.P. è un vorticoso e inarrestabile giro sulle montagne russe, un ottovolante di frame che fa della cinetica e del movimento perpetuo il solo e unico motore portante. Una volta premuto play, infatti, sullo schermo si innesca un percorso visivo che ha un inizio e potrebbe tranquillamente non avere una fine se dopo 9 frenetici minuti l’autore non decidesse di mettere un punto sulla timeline scrivendo la parola fine. Questo perché il corto di Di Molfetta è privo volutamente di una narrazione e di una drammaturgia, dunque di un racconto vero e proprio che ne accompagni in porto la storia. Quest’ultima di fatto non esiste e lascia spazio unicamente alle immagini animate in 2D, che catapultano senza paracadute lo spettatore di turno in una cartoonia dove un divertentissimo caos regna sovrano e tutto è improvvisato. E al cospetto di un tale flusso animato, popolato per l’occasione da personaggi dalle forme, dalla natura e dalle identità più disparate, che la mente non può non ritornare al primo traumatico ingresso dell’investigatore privato Eddie Valiant in Chi ha incastrato Roger Rabbit.
In The N.A.P., Di Molfetta mette in vetrina le non poche esperienze maturate all’estero nel Vecchio e nel Nuovo Continente che gli hanno dato la possibilità di collaborare con studi di animazione di livello internazionale e che qui traspaiono in maniera evidente. La libertà creativa che sprigiona appare incontenibile, anarchica quanto la fauna disumana di pixel che l’immagine sembra quasi non riuscire a contenere tanto veloce e imprevedibile essa sia nell’agire senza (probabilmente) pensare. E il tutto rispecchia in tutto e per tutto, in maniera ancora più distorta, l’epoca che stiamo attraversando, il suo modus operandi frenetico e inesorabile che non offre al singolo e alla collettività il tempo necessario per rifiatare e riflettere così da prendere le giuste decisioni.
Quello firmato dal regista barese è dunque un divertissement a tutti gli effetti, ma nel senso nobile e autoriale del termine, offerto alla platea di turno per immergerlo completamente in una dimensione fantastica e parallela dove i confini così come le regole non esistono. Tra le strade di questa immensa metropoli dalle topografie indefinite va in scena un Vaso di Pandora scoperchiato, dal quale fuoriescono figure che identificano vizi e virtù, poteri e debolezze, della Società odierna. Leggendo tra le righe, infatti, The N.A.P. non è un’espressione audiovisiva videoludica sparata addosso al pubblico come una biglia impazzita in un flipper, ma un modo per mostrare quanto il mondo sia saturo e in fiamme, con un pompiere spericolato e temerario al quale spetta il compito non facile di provare quantomeno a domarle. Vedere per credere.
Francesco Del Grosso