L’acchiappa demoni
In attesa dell’uscita nelle sale con Minerva Pictures, The Knight of Shadows: Between Yin and Yang ha esordito in Italia nella giornata inaugurale della prima edizione di Oltre lo specchio, la neonata kermesse milanese dedicata al cinema fantastico e di fantascienza. Un’occasione unica, questa, che non ci siamo fatti sfuggire per fare nostra la visione della pellicola diretta da Jia Yan, in arte Vash, approdata nella città meneghina a distanza di quattro mesi dalla distribuzione in madre patria. Ed è proprio in Cina, nell’antica Cina, che è geograficamente e temporalmente localizzata la storia al centro dell’opera seconda del cineasta asiatico. Qui la barriera che protegge gli esseri umani dal regno dei demoni è crollata. Orde di demoni si stanno riversando tra gli uomini e Pu Songling, scrittore di avventure fantastiche e leggendario cacciatore, ha il compito di rintracciarli. Nella missione è aiutato da un gruppo eterogeneo di demoni amichevoli e dal detective della polizia Fei, chiamato a risolvere il caso di una serie di adolescenti scomparse misteriosamente.
A calarsi nei panni di uno degli scrittori cinesi classici più conosciuti, Pu Songling (1640-1715), troviamo neanche a dirlo Jackie Chan. Chi meglio di lui poteva dare corpo e voce a un personaggio simile. Ed è infatti a lui che Vash si è affidato senza se e senza ma, plasmando il progetto a immagine, somiglianza e modus operandi, del cinema della celebre star. Di fatto, per The Knight of Shadows la presenza dell’attore hongkonghese rappresenta al contempo una garanzia dal punto di vista promozionale e una mannaia su qualsiasi speranza di indipendenza autoriale e stilistica. Insomma, una croce e una delizia delle quali il regista siamo sicuro era pienamente cosciente sin dal primo momento in cui ha deciso di prendere le redini del film.
Ed ecco di conseguenza palesarsi davanti agli occhi tutto quello ci si poteva aspettare di positivo e di negativo da una pellicola che ha impressa nel DNA, tanto nella scrittura quanto nella sua messa in quadro, i geni di colui che la interpreta. The Knight of Shadows altro non è che un divertissement ad uso e consumo familiare (richiama alla mente prodotti simili come Monster Hunt o The Legend of the Evil Lake). Vash non da e non si da limiti quando si tratta di trasformare in immagini tutto quello che lo sceneggiatore Boham Liu ha pensato e messo su carta, ossia un’overdose di colori, ambientazioni spettacolari e bizzarri personaggi. Per farlo ha mescolato senza soluzione di continuità il fantasy e il wuxia, dando libero sfogo a una combinazione di coreografie marziali fantasiose ma non sempre riuscite (tra le tante degne di nota sono solo il combattimento nel ristorante e quello nella bottega degli specchi), slapstick ultraterreno solo di rado brillante, le immancabili storie d’amore tragiche ed effetti speciali immaginifici che al fotorealismo maniacale di certi blockbuster statunitensi preferisce lo slancio solare dell’immaginazione. Un mix reso possibile dall’utilizzo senza freni della computer grafica, del wire-work e di un design che restituire sullo schermo un mondo fumettistico e videoludico sterminato dove uno come Chan ci sguazza allegramente.
Era lecito pretendere molto ma molto di più da un film di questa portata (economica e di forze lavoro impegnate), ma alla fine bisogna accontentarsi di un prodotto che si lascia guardare e che assolve probabilmente all’unico obiettivo prefissato, ossia di intrattenere lo spettatore, grande o piccino esso sia. E nel perseguirlo, gli autori non ci hanno pensato nemmeno un attimo a usare qualsiasi soluzione a disposizione, compresi siparietti musicali (la preparazione delle pozioni), inserti animati (il racconto della tragica storia d’amore tra il demone Nie Xiaoqian e il cacciatore Ning Cai Cheng) e uno show down da montagne russe, che si vanno ad aggiungere al vasto campionario già messo in campo, generando a conti fatti un minestrone servito in una porzione davvero troppo abbondante.
Francesco Del Grosso