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La fine di un viaggio lungo dieci stagioni

Non sono un critico cinematografico, figuriamoci, non ho neanche la mente da critico. Quindi, scrivo questo articolo da spettatrice, anzi diciamo anche da fan un po’ tardiva della serie televisiva Supernatural.

Vidi le prime puntate di Supernatural nel lontano 2005 e non posso dire che mi piacquero. La storia mi sapeva di qualcosa di già visto, quindi, dopo un paio di puntate, lasciai perdere e mi dedicai ad altro. Ripresi la visione per caso qualche tempo dopo, quando cominciarono a trasmettere le puntate su Rai 2, e mano a mano mi appassionai alla storia dei due fratelli Winchester. Tra un mostro e l’altro, angeli e demoni, apocalisse scampata e guai in paradiso, i due protagonisti si trasformano, muoiono, resuscitano, diventano vampiri, demoni, tutto accompagnato da musica rock, amori occasionali e famosi “guy thing”, ovvero i momenti da maschi dove appoggiati alla machina condividono un qualcosa di importante. Seppure all’inizio quella di Supernatural sembrerebbe la trama ideale per uno show televisivo molto semplice, presto scopriamo che alla base dell’intera serie si nasconde una storia ben pianificata; e dopo la seconda stagione la serie assume un “flair” teologico – mitologico che non ha nulla da invidiare alle altre serie con tematiche simili.

Eric Kripke, il creatore dello show, ci mise dieci anni per svilupparlo, cambiando i personaggi e gli scenari, ma mantenendo pur sempre il nocciolo della storia intatto, ovvero il suo svolgimento “on the road”. Lo stesso Kripke pianificò inizialmente tre stagioni, che poi diventarono cinque e a sorpresa la serie fu confermata anche per le stagioni successive, arrivando alla decima e (così dicono) ultima stagione. Kripke decise di passare il timone di showrunner prima a Sera Gamble e poi dall’ottava stagione a Jeremy Carver, mantenendo il ruolo di produttore esecutivo.

La trama dello show è abbastanza semplice; Sam e Dean Winchester, due cacciatori di mostri, viaggiano e strada facendo risolvono vari “casi” di un certo sapore sovrannaturale combattendo una miriade di creature uscite dalle pagine del folklore – dai fantasmi al wendigo, dai vampiri ai lupi mannari. Più vediamo i fratelli Winchester avvicinarsi al loro obiettivo, più si rivelano anche i loro rispettivi personaggi. Il fratello maggiore Dean è il leader naturale dei due. In superficie, sembra un semplice edonista interessato solo ai piaceri della vita (ovvero sex and drugs and rock and roll in versione Winchester) e ha uno strano rapporto quasi romantico con la sua Chevy Impala del ‘63. Tuttavia, il suo comportamento da spaccone nasconde profonde insicurezze. Ha un’altissima considerazione del padre e della sua “linea dura” e questo lo porta a scontrarsi spessissimo con il più rilassato e anarchico Sam. Dean ha un profondo senso del dovere e si addossa le colpe per qualsiasi cosa accada. Nonostante il suo disprezzo per la moralità tradizionale, aderisce a una serie di principi ferrei personali, adeguati all’essere una sorta di “antieroe” che svolge un ruolo chiave nelle stagioni successive.

Sam, invece, è il ribelle. Avendo abbandonato la famiglia per intraprendere una carriera normale, il suo rapporto con Dean è segnato dalla tensione. Dean, ferocemente fedele al padre, non riesce a capire il malcontento di Sam relativamente alla vita da cacciatore. Sam, naturalmente curioso e ambizioso, non può comprendere la “cieca” fissazione di Dean con i piani del padre. Ironia della sorte, Sam serve in genere come la coscienza di Dean per la maggior parte delle prime stagioni … ruoli che in seguito si invertono. Ma c’è un altro lato del personaggio di Sam, il suo lato “oscuro”. La storia è la seguente: nella notte in cui la madre dei Winchester è stata uccisa, Sam è stato infettato con “il sangue di demone”, che gli dà una tendenza latente verso il lato oscuro. La sua lotta contro un destino apparentemente inevitabile gioca un ruolo chiave nei rapporti sia con Dean sia con i mostri che combattono.

Sebbene Sam e Dean nelle prime due serie abbiano un nemico demoniaco, ovvero Azazel il demone dagli occhi gialli, la trama rimane concentrata sulla storia personale della famiglia Winchester. Il padre che sacrifica la propria anima per salvare Dean nella prima stagione, Dean che nella seconda stagione offre la sua di anima al demone dell’incrocio, tutto per preservare quel poco di famiglia che gli rimane e per distruggere Azazel, il nemico comune della famiglia. Ma nelle successive stagioni vedremo la storia infittirsi e diventare di dimensioni apocalittiche. È una serie di qualità che include una mitologia complessa, è spaventosa quanto basta, è divertente, intelligente e oscura, coraggiosa e spesso imprevedibile. I fratelli Winchester affrontano i demoni e gli angeli, le creature mitologiche, e lo stesso Lucifero, muoiono e ritornano con estrema nonchalance, trasformandosi da finti agenti dell’FBI a cacciatori di mostri, guerrieri scelti dal “cielo” e uomini di lettere. Ovviamente un viaggio simile sarebbe terrificante da fare da soli, quindi ad affiancare Sam e Dean troviamo una varietà di personaggi “secondari”, ma che assumono estrema importanza. Abbiamo in primis Bobby Singer, la figura paterna che viaggia con i fratelli fino alla settima stagione, Castiel, un angelo alquanto peculiare e un compagno costante fino alla fine, Ruby, un demone molto utile, e perché no, Crowley, lo stesso re dell’inferno. La cosa che colpisce molto è che pur essendo la storia fortemente legata alla mitologia cristiana, nello stesso tempo il modo di fare, le amicizie e le stesse decisioni che i personaggi prendono rimangono nella “grey zone” ovvero la zona grigia dove nulla è bianco e nulla è nero. Questa visione più alchemica, più esoterica dove il bene e il male hanno quasi la stessa faccia, dove nulla è assoluto, è quella che secondo me risulta assolutamente vincente. Dunque, dopo un percorso lungo dieci stagioni è arrivata la fine del viaggio. Il pubblico ha riso, pianto, urlato di rabbia e condiviso il dolore con Sam e Dean quando hanno perso Bobby, quando hanno perso Kevin Tran, quando Sam non aveva l’anima, e quando Dean è diventato un demone. Ci siamo emozionati e non vediamo l’ora di vedere come andrà a finire. Perché, per quanto ci siano tantissime serie televisive di questo genere che spuntano come i funghi dopo la pioggia, Supernatural rimane sempre la serie fantasy/paranormale più rock degli ultimi tempi. Un horror con un pizzico di humor che non delude mai. Rimane solo la speranza che gli autori sapranno concludere con un finale degno del lavoro fatto finora. Per ora siamo sulla buona strada.

Finisco con una citazione dalla season finale della quinta stagione, che in qualche modo per me riassume tutta la trama della serie: “Allora, cos’altro c’è da aggiungere? È difficile dirlo. Ma io direi che questo era un test per Sam e Dean. E credo che lo abbiano superato bene. Contro il Bene, il Male, gli angeli, il Diavolo, il Destino e Dio in persona, hanno preso le loro decisioni. Hanno scelto la famiglia. E, beh … non è questo il punto? Senza dubbio …”

Indira Durmic

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