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Succede

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VOTO: 5

La meglio gioventù

Succede che un romanzo abbia così tanto successo da volerne girare un film. Succede anche che, spesso, siano le storie adolescenziali le predilette dai distributori nostrani. Quel che succede raramente, tuttavia, è che un tema tanto raccontato come, appunto, quello dell’adolescenza, sappia regalarci un punto di vista totalmente nuovo o, ad ogni modo, qualcosa che sia totalmente libero da ogni qualsivoglia cliché. Degli ottimi maestri in questo ambito, si sono rivelati soprattutto alcuni cineasti francesi – basti pensare, volendo guardare anche soltanto al cinema contemporaneo, ad Arnaud Desplechin, giusto per fare un nome. Stesso discorso vale anche per quanto riguarda un filone maggiormente indie del cinema statunitense, dove, negli ultimi anni, si sono distinti titoli come Juno (diretto da Jason Reitman nel 2007) o il recentissimo Lady Bird (opera prima dell’attrice Greta Gerwig, realizzato nel 2017).
Volendo restare, invece, all’interno dei confini nostrani, di diritto, una delle maggiori esponenti del filone adolescenziale è Francesca Archibugi. Eppure, anche da noi, non mancano nomi che, da ormai diversi anni a questa parte, hanno fatto dei giovani adolescenti il loro tema prediletto e realizzando, di volta in volta, trasposizioni cinematografiche di romanzi preesistenti. Inevitabile, a questo punto, citare il nome di Federico Moccia, regista e scrittore, nonché re indiscusso del cinema che racconta i giovani nell’Italia di oggi, ma spesso criticato e attaccato su più fronti. Ad ogni modo, a un sì nutrito gruppo di cineasti, si è aggiunta una giovane regista, la quale, dopo svariati cortometraggi, qualche documentario e anche una discreta esperienza nel mondo della videoarte, ha dato vita alla sua opera prima, Succede, tratta dall’omonimo romanzo di Sofia Viscardi e anch’essa incentrata sugli adolescenti dei nostri giorni.
Viene qui messa in scena la storia di Meg, prossima al diploma di maturità, circondata da amici sinceri, ma molto insicura di sé, soprattutto in seguito a una relazione finita male. Non sarà facile per lei ricominciare daccapo, nemmeno quando incontrerà Sam, cioè colui che, almeno a una prima impressione, sembrerebbe proprio il ragazzo perfetto.
Privo di particolari picchi narrativi, ma, al contrario, fortemente prevedibile, questo lungometraggio della Mazzoleni presenta tutti i canoni del filone adolescenziale maggiormente mainstream. Abbiamo una protagonista carina ma insicura, la fidata amica del cuore, lo pseudo ragazzo dei sogni e, non per ultimo, il migliore amico da sempre innamorato di lei. Tutto procede, dunque, secondo la consuetudine e, fatta eccezione per qualche debole ribaltamento in corso d’opera, le cose vanno a finire come fin dai primi momenti si era immaginato.
L’immaginario dei giovani è praticamente lo stesso di ogni film di Moccia, il che, oltre a essere fortemente stereotipato e, proprio per questo motivo, a tratti urticante, rende questa opera prima di una regista potenzialmente sorprendente simile a molto altro già più e più volte realizzato. Una (preannunciata) delusione, complice uno script di per sé piuttosto debole che viene ulteriormente penalizzato da un susseguirsi dei fatti ingiustificatamente vorticoso, complici anche scene lasciate quasi in sospeso e un montaggio non sempre azzeccato.
Malgrado ciò, bisogna riconoscere alcune cose: innanzitutto, una città dai mille volti come Milano viene qui ritratta come in pochi sono riusciti a fare finora. Uno scenario particolarmente curato e raffinato che, però, poco si amalgama con quanto viene messo in scena. Altra nota di merito è, senza dubbio, il finale aperto, scelta saggia e giustamente disincantata che, doverosamente, mette in scena la realtà nel modo più sensato che si possa scegliere.
Sono, infine, soprattutto consapevoli inquadrature e indovinati movimenti di macchina a indicare una buona padronanza del mezzo in una giovane regista come Francesca Mazzoleni, dalla quale, in luce anche – e soprattutto – al suo interessante curriculum, è più che lecito aspettarsi, in futuro, molto, ma molto di più.

Marina Pavido

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