Siam fatti così
Greta Gerwig, l’attrice che ha conquistato il grande pubblico nei panni della protagonista in Frances Ha, diretto da Noah Baumbach, è passata dietro la macchina da presa per raccontare se stessa e la generazione di adolescenti, ma senza presunzione, anzi col giusto tono da commedia (a tratti anche irriverente). Sin dall’incipit veniamo catapultati nella realtà che la protagonista (la brava Saoirse Roman) di Lady Bird vive con una certa insofferenza (a sedici anni), eppure, al contempo, la esplora. Ci riferiamo a Sacramento (capitale della California). Parallelamente la regista pone in campo un’altra carta: il rapporto con la mamma (Laurie Metcalf), fatto di asperità, non detti, ma anche gesti in cui ci si può comprendere all’istante.
Christine MacPherson, soprannominatasi per l’appunto Lady Bird, conduce una vita ordinaria per la sua età, coltivando dentro di sé il profondo desiderio di andar via per spiccare il volo. A muoverla c’è la spinta di voler dimostrare di potercela fare, in primis a quella madre che apparentemente non nutre chissà quali aspettative sul suo futuro.
Quando si è giovanissimi ci sono un afflato e una curiosità che difficilmente tornano nelle fasi successive e l’attrice che aveva lasciato il segno in Brooklyn, qui riveste i panni di Lady Bird facendo emergere leggerezza e paure fino alle sane ribellioni. La Gerwing prende lo spettatore per mano puntando su quelle emozioni/esperienze che la maggior parte di noi (se non tutti) hanno vissuto durante gli anni della scuola superiore. Un veicolo importante, nella fase di conoscenza e dell’entrare in relazione con gli altri, diventa il corso di teatro interno al liceo, a cui è costretta a iscriversi per accumulare crediti extracurriculari per l’ammissione al college tanto agognato. Lady Bird è un outsider, che si ritrova a fare i conti anche con gli schemi sociali e prova a scendere a compromessi, ma la sua indole la richiamerà verso un atteggiamento più spontaneo e relazioni più vere.
La regista-cosceneggiatrice rivela un tatto e una levità non indifferente, di chi ha creato la giusta distanza da quel mondo in cui è nata e cresciuta, andando via fisicamente, per poi riamarlo con occhi teneri. Ci teniamo, però, a riportare ciò che la stessa artista ha dichiarato: «nessuno degli eventi del film è successo veramente, c’è però un fondo di verità che è legato a una sensazione di casa, di infanzia e di partenza».
Siamo fatti così e Lady Bird ce lo ricorda, stando sui personaggi (rispettandoli e amandoli), raffigurando la realtà senza filtri (non mancano le difficoltà economiche – il padre (Tracy Letts), ad esempio, perde il lavoro), entrando a contatto coi primi amori e le delusioni annesse (si va a fondo anche dell’identità sessuale), ma parallelamente non fa fuori i sogni. In fondo sono loro a muoverci in una continua sfida innanzitutto con noi stessi verso la strada irta e sorprendente del diventare adulti.
Dopo esser stato premiato ai Golden Globe come miglior commedia e per l’interpretazione della Roman, concorre agli Oscar 2018 con ben cinque nomination: miglior film, miglior attrice protagonista a Saoirse Ronan, miglior attrice non protagonista a Laurie Metcalf, migliore sceneggiatura originale e miglior regista.
Maria Lucia Tangorra