Emozionante omaggio all’universo cinematografico dell’Uomo Ragno
Dopo il duro scontro con Mysterio avvenuto a Londra, Peter Parker (Tom Holland) si trova nei guai. Il suo avversario, infatti, prima di soccombere ha rivelato al mondo che è proprio il giovane newyorkese a celarsi sotto la maschera di Spider-Man. Le controversie legate al duello nella capitale britannica lo mettono immediatamente al centro di infinite polemiche e ostilità. Polemici giornalisti, primo fra tutti l’inossidabile J. Jonah Jameson (J.K. Simmons), curiosi e ammiratori gli danno la caccia a tutte le ore del giorno. A fare le spese dell’improvvisa notorietà, però, non è solo Peter, ma anche le persone a lui più care e più vicine: la zia May (Marisa Tomei), la fidanzata MJ (Zendaya) e il suo migliore amico Ned (Jacob Batalon). Proprio questo caos mediatico fa sì che i ragazzi, desiderosi di accedere al prestigioso ateneo del MIT di Boston, si trovino tutte le porte sbarrate. Si rende necessario trovare una soluzione, che per Parker è apparentemente semplice: andare dal Dottor Strange (Benedict Cumberbatch), famoso stregone di enormi poteri, e chiedergli di fare in modo che il mondo intero dimentichi chi è in realtà Spider-Man. L’incantesimo purtroppo, a causa di ripensamenti dell’ultimo minuto, non va per il verso giusto e ne risulta una drammatica crisi dell’intero multiverso, tanto che gli antichi avversari dell’Arrampicamuri cominciano a farsi vivi da dimensioni parallele. E con dimensioni parallele si intendono i cinque film che dal 2002 la Sony ha prodotto autonomamente e che, dunque, non fanno ufficialmente parte del cosiddetto Marvel Cinematic Universe inaugurato nel 2008 con il primo Iron Man.
In questo Spider-Man: No Way Home fanno il loro gradito ritorno l’Uomo Lucertola, l’Uomo Sabbia ma soprattutto il trio Dottor Octopus (Alfred Molina), Electro (Jamie Foxx) e un inquietante e spaventoso Goblin (Willem Dafoe). Come se non bastasse questa vera e propria parata, a sorprendere tutti ci sono anche gli altri Peter Parker visti nelle pellicole dirette da Sam Raimi e Marc Webb, ovvero Tobey Maguire e Andrew Garfield. Lo spettacolo è servito, anche perché per rimettere le cose a posto sarà necessario fare notevoli sacrifici personali, quelli che gli altri Spider-Man hanno già affrontato, ma che l’attuale versione di Tom Holland deve ancora soffrire nel fronteggiare.
Non c’è che dire, il regista Jon Watts mette davvero molta carne al fuoco e riuscire a gestire tutto non è facile. Due ore e mezza sono però abbastanza per non rovinare l’enorme materiale a disposizione, riuscendo a divertire, commuovere ed emozionare il pubblico con un racconto che ha successo nel dare il giusto spazio a ogni personaggio della saga, anche quelli secondari. Un’impresa non da poco alla quale va dato il giusto merito e a cui, probabilmente, la Marvel dovrebbe guardare per ritrovare la strada un po’ smarrita dei suoi ultimi capitoli. C’è tutto quello che si vuole trovare in una storia del genere, compresa un’ottima sequenza onirica e folle che, quando c’è di mezzo lo stregone Strange, non può mancare (un omaggio alle pazzesche tavole dei fumetti originali in cui il mago era protagonista). Volendo trovare un difetto, questo potrebbe stare proprio nell’ampiezza del suo cast stellare e nei numerosi riferimenti alle precedenti vicende, perché forse chi non ha visto i film usciti vent’anni fa o dieci anni fa corre il serio rischio di sentirsi molto confuso. L’impatto emotivo di alcuni momenti è infatti profondamente radicato nei passati accadimenti, quelli vissuti dalle altre incarnazioni del nostro eroe, e per chi non li conoscesse diventa difficile comprendere e apprezzare appieno ogni aspetto, perdendo così gran parte del piacere narrativo. Magari è un motivo in più per andarsi a recuperare le vecchie pellicole, in particolar modo, a nostro avviso, le prime due di Sam Raimi.
Per il resto, non c’è che da mettersi seduti e godersi questa appassionante avventura che, in fin dei conti, è una doverosa celebrazione della ventennale carriera cinematografica del vostro “amichevole Spider-Man di quartiere”.
Massimo Brigandì