Ancora in cerca di una nuova vita
Dopo esser stato il film di chiusura dell’edizione 2015 del Bif&st – Bari International Film Festival, Ritorno al Marigold Hotel (titolo originale The Second Best Exotic Marigold Hotel) di John Madden arriva nelle sale italiane. Nel 2012 Marigold Hotel aveva sorprendentemente sbancato il botteghino, merito sicuramente di un cast stellare che aveva attirato lo spettatore di allora e chissà che sempre questo punto di forza non funga da amo per il sequel.
Nel primo sette anziani del Regno Unito erano arrivati a Jaipur con l’intenzione di ricominciare una nuova vita, nonostante la loro età; pensavano che a coccolarli ci sarebbe stato il lusso del resort così tanto promosso da Sonny Kapoor (Dev Patel) e che li aveva attratti, ma solo sul posto ebbero modo di accorgersi quanto tutto fosse in divenire e, come, quella struttura ereditata dal padre stesse cadendo a pezzi. In un plot così lineare s’insinua il discorso generazionale, sarà proprio colei che appare come la più scontrosa, Muriel Donnelly (una straordinaria Maggie Smith), a correre sottilmente in soccorso del ragazzo e a fungere da guida – almeno nel modo di gestire gli “affari”.
Questo résumé era d’obbligo perché il sequel conserva uno stretto legame con il Marigold Hotel originale e qualora non l’aveste visto qualche dinamica relazionale e alcuni approcci dei vari personaggi vi potrebbero sfuggire.
Quando Ritorno al Marigold Hotel ha inizio ci ritroviamo on the road sulla famosa Route 66 a San Diego, i due co-direttori – Muriel e Sonny – sono in trasferta perché stanno cercando di ingrandirsi e perciò sono alla ricerca di finanziatori. Il passaggio dalla California all’India si avverte ancor più a partire dal piano visivo, a cui si aggiungono i suoni di Jaipur, compreso lo scampanellio di Sonny quando ogni mattina fa l’appello. Ci son tutti tranne uno – ma se non avete visto la prima pellicola non vi togliamo la sorpresa – ognuno di loro ha scelto di prolungare quel soggiorno di vacanza per provare a mettere delle basi per una nuova fase della vita, è come se tutto sia venuto naturalmente, in fondo una delle frasi con cui si chiudeva Marigold Hotel era «l’unico vero fallimento è rinunciare a provarci». Questo è uno dei motti che gli agée trasmettono al giovane Sonny, qui preso dalla voglia di replicare il successo del Marigold Hotel e dai preparativi delle nozze con l’amore della sua vita, Sunaina (Tina Desai).
Ad interpreti come Judi Dench o Ronald Pickup si aggiunge Richard Gere che sempre con charme fa ciò per cui è stato chiamato, persino una scena molto bollywoodiana in cui strappa buffamente un sorriso al pubblico.
Possiamo affermare che, a tratti, Ritorno al Marigold Hotel abbia un ritmo un po’ più sostenuto rispetto al primo Marigold Hotel, per quanto tutto vada secondo quel che ci aspetteremmo. Entrambi i lavori offrono un’immagine forse molto occidentale dell’India, strizzano l’occhio a quelli che sono gli stereotipi e non si scava più di tanto in un ambiente così caratterizzato da profumi e umori, ma anche da forti divari sociali nella stessa città.
Il regista di Shakespeare in Love (1998) confeziona correttamente il film puntando molto sulla qualità delle star, ma per quanto queste ultime possano far il loro, cercando di dar molta credibilità alle emozioni e a quelle domande che sorgono in un’età di bilancio, non riescono a sopperire alla mancanza di dinamicità e profondità della scrittura. Magari pur essendoci nobili intenti volti a raccontare, in particolare, l’età matura, gran parte di questi sono rimasti inespressi in sceneggiatura, dando così vita a una pellicola che intrattiene, senza far fare grandi voli pindarici di riflessione.
Maria Lucia Tangorra