La terza opzione
Peter Berg e Mark Wahlberg, un connubio che si ripropone anche in Red Zone – 22 miglia di fuoco. E’ la quarta collaborazione tra il regista e l’attore statunitense dopo Lone Survivor, Deepwater Horizon e Boston – Caccia all’uomo. In tutte le occasioni precedenti, Berg e Wahlberg hanno lavorato su sceneggiature basate su storie o personaggi realmente esistiti. Red Zone è la prima opera in cui Peter Berg e il suo attore feticcio lavorano nella più totale originalità senza storia realmente accadute a supportare il duo.
James Silva (Mark Wahlberg) è il caposquadra di un gruppo speciale di assalto inviato spesso in missione rischiose senza che nessuno ne sappia nulla; sono le cosiddette Black-Ops. Questi uomini e donne, giungono sul posto quando politica e diplomazia, che sono le prime due opzioni, falliscono. Essi infatti, vengono rinominati “la terza opzione”, quella che risolve i casini. La sua squadra è composta da uomini e donne. E saranno proprio loro a finire sotto la lente dei riflettori; in particolare Alice Kerr (Lauren Cohan) e Samantha “Sam” Snow (Ronda Rousey). Ma in ogni squadra speciale che si rispetti, c’è sempre un angelo custode che la protegge dall’alto fornendo tutte le informazioni e le indicazioni necessarie. In questo caso, l’angelo custode del team è Bishop (John Malkovich), esperto veterano della CIA.
La storia è ambientata in una fittizia capitale (riprese tra Atalanta e Bogotà) di un fittizio stato del sud-est asiatico. All’ambasciata americana cittadina, si presenta uno sconosciuto che si fa arrestare e chiede di essere estradato in America in cambio di informazioni strategiche su un attacco terroristico che sconvolgerebbe gli Stati Uniti. Assistendo al film, si scopre che gli eventi sono passati e che nella linea temporale presente, Silva sta relazionando i suoi vertici su quanto accaduto quel giorno durante l’operazione. La squadra si prepara infatti a scortare l’identificato Li Noor (Iko Uwais) presso una pista di atterraggio dove una aereo lo attende per portarlo in America, quella pista dista 22 miglia dall’ambasciata. Il viaggio non sarà semplice e la squadra di Silva lo sa bene. Il governo locale pretende di riavere Noor per processarlo per alto tradimento e sfrutterà qualsiasi risorsa per impedirne la partenza per gli States. Il film proseguirà tra sparatorie e inseguimenti particolarmente eccitanti che rapiscono lo spettatore. Sono presenti nella pellicola anche scene di combattimento ad alto tasso di adrenalina, peccato che siano un po’ troppo sconnesse dalla realtà. Un difetto di cui tener conto che influirà sul risultato finale della pellicola che rimane comunque molto gradevole sotto il punto di vista della regia e della sceneggiatura. Berg infatti, azzecca sia la storia e sia personaggi facendosi pioniere di un nuovo genere di cinema basato sul thriller e l’action.
Il personaggio di James Silva è costruito in maniera perfetta dal regista – che sarà presente in un cameo – ed è recitato ancora meglio da Mark Walhberg. Un concentrato di emozioni e sentimenti e anche un pizzico di pazzia, che renderanno il protagonista temibile ma anche capace di allentare la tensione, un po’ come il ruolo di Sean Dignam in The Departed. Bene anche Lauren Cohan che mette sullo schermo una donna forte ma anche con estremi punti deboli che incideranno sulle sue performance (come personaggio, non come attrice) nel film. Una storia non lineare che giungerà fino al clamoroso risvolto nel finale che cambierà completamente la realtà rispetto a come ce l’eravamo immaginata. Un lavoro ben impostato e neanche troppo duraturo (94 minuti), nel quale Berg focalizza la storia che vuole raccontare senza sforare. Le debolezze del film, oltre nei già citati combattimenti, sta anche nello scarso utilizzo di effetti sonori all’altezza delle aspettative, ed è un peccato. A livello tecnico, la produzione si è limitata a svolgere il classico compitino scartando effetti che avrebbero potuto alzare il livello della pellicola. Il prodotto alla fine è piacevole e per nulla monotono. Possibile possa essere sviluppato un sequel.
Stefano Berardo