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Raymond & Ray

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VOTO: 7.5

Fratellastri

Si potrebbe quasi definire un sottogenere cinematografico a sé stante, quello riguardante l’elaborazione di un lutto. Wes Anderson, tanto per fare un esempio, lo inserisce quasi sempre nell’evoluzione narrativa dei propri lavori, con esiti sempre pregnanti e spesso brillanti. Stavolta tocca al discontinuo Rodrigo Garcia il compito di cimentarsi nella prova, facendone addirittura lo spunto di partenza della diegesi di questo Raymond & Ray, produzione Apple Original transitata alla Festa del Cinema di Roma 2022 nell’ambito del concorso Progressive Cinema.
Una sera Raymond bussa alla porta del fratellastro Ray, per comunicargli la morte del padre. Il giorno seguente, nonostante la ritrosia di Ray, i due partono per raggiungere il luogo dove il genitore – che non vedevano da molto tempo – è spirato. Al loro arrivo troveranno una serie di situazioni a dir poco paradossali.
Premettiamo subito che con Raymond & Ray il figlio di cotanto padre, Gabriel Garcia Márquez, azzecca il suo miglior film dai tempi dell’esordio con Le cose che so di lei (2000). A colpire è soprattutto la puntualità di uno script che alterna con studiata metodicità momenti di irresistibile ironia ad altri di profonda empatia nei confronti dei traumi pregressi subiti dai due fratellastri, che forse non sono nemmeno tali. Il padre, infatti, avendo avuto moltissime avventure sentimental-sessuali ha seminato figli un po’ ovunque. Con sviluppi imprevedibili che lasciamo volentieri alla visione del pubblico, sottolineando semplicemente il fatto che sovente scatenano risate spontanee. Tuttavia Raymond & Ray non potrebbe essere definito un’opera riuscita senza una determinante componente malinconica e crepuscolare. Gli attriti con un genitore dai modi a dir poco bruschi, rievocati attraverso sapienti dialoghi, hanno creato nei due personaggi del titolo ferite profonde, che si riflettono tuttora sul loro presente nonostante la recente scomparsa di colui che le ha inflitte.
Accompagnato da una confezione formale inattaccabile (la fotografia dai toni pastellati opera di Igor Jadue-Lillo meriterebbe di essere ammirata sul grande schermo), Rodrigo Garcia confezione un quadro umano di assoluta precisione. Ogni apparizione nel film possiede un proprio senso, strumento indispensabile per un infinito gioco di corsi e ricorsi in cui il passato insegue senza sosta un presente insoddisfacente per i due protagonisti. Ai quali forniscono volto ed umori uno Ewan McGregor (Raymond) bravissimo nel soffocare le frustrazioni – salvo poi esplodere letteralmente in alcuni frangenti – ed un Ethan Hawk (Ray) perfettamente in parte nel ruolo del “bello e maledetto” (con un passato di eroinomane) finto ribelle sempre in cerca di una donna da sedurre. Almeno fino a quando…
Pur senza ambire alle alte vette dell’opera di culto, Raymond & Ray riesce a venire incontro ai gusti del pubblico quasi in souplesse, veicolando una morale tanto semplice quanto condivisibile: il cambiamento può arrivare solamente se ci si libera dalle zavorre di ciò che è stato, facendosi trovare pronti ad accogliere quello che di nuovo potrebbe esserci dietro il classico angolo. E di sorprese, come detto, questo film è capace di riservarne davvero parecchie.

Daniele De Angelis

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