Natale in casa Vuillard
Il cinema di Arnaud Desplechin stratificato, profondamente umano cinico e allo stesso tempo colmo di tenerezza è ormai parte della storia recente della cinematografia francese. Quasi trent’anni di un percorso di analisi dei complessi rapporti tra esseri umani, che siano ragazzi o adulti, parenti, amanti o amici, al quale l’ultima edizione di Rendez-vous, Festival del Nuovo Cinema Francese ha dedicato una retrospettiva. Tra i film proposti, Racconto di Natale: a dieci anni dalla sua uscita, il racconto corale di una famiglia che si trova riunita dopo anni costretta a fare i conti con il passato. Come nel suo film d’esordio, La vies des morts, la famiglia si ritrova a Roubaix, città di provincia del nord della Francia e, non a caso, anche città natale di Desplechin.
Racconto di Natale inizia ricostruendo la storia della famiglia Vuillard: Abel e Junon s’incontrano, si sposano e hanno il loro primo amato figlio, Joseph. Poco tempo dopo arriva Elisabette. Una famiglia felice fino a quando il primogenito si ammala, per salvarlo ha bisogno di un trapianto di midollo. Nessun membro della famiglia è compatibile e decidono di avere un terzo figlio per salvarlo. Nasce Henri ma anche lui non è compatibile e Joseph muore. Gli anni passano, nasce il quarto figlio di Abel e Junon, Yvan e man mano il lutto della morte di Joseph si elabora in famiglia, almeno apparentemente, visto che il rapporto burrascoso tra Elisabette ed Henri sembra arrivare ad un punto di non ritorno. Junon scopre di essere malata e di avere a sua volta bisogno di un trapianto di midollo. Tutta la famiglia si sottopone al test di compatibilità e questo evento costringe i Vuillard a ritrovarsi tutti a Natale nella casa di Roubaix.
Una saga familiare scomposta come un puzzle che man mano, nel corso del film, prende forma: così si presenta Racconto di Natale di Desplechin che si prende il tempo necessario per costruire tutti i personaggi, uno ad uno, familiari stretti, acquisiti e amici, mostrandone le debolezze, emozioni, crudeltà e follie. Un intreccio apparentemente libero e casuale di dettagli, dialoghi, incontri, scontri, rivelazioni, silenzi tra i vari protagonisti di questo film, costringe lo spettatore a guardare nelle pieghe dove si nascondono gli aspetti della vita scomodi e dolorosi che si vuole evitare di affrontare. Si rimane travolti da un flusso inarrestabile e sempre crescente di sentimenti, dalla paura all’insicurezza, dall’angoscia alla gioia che si susseguono in un modo sconnesso che lascia storditi. Una commedia amara e terribilmente spietata: dietro ogni parola, ogni silenzio e ogni azione c’è nascosto sempre qualcosa che non viene detto o fatto. Un meccanismo complesso ma non cerebrale che permette di lasciarsi andare e farsi catturare con estrema naturalezza dagli eventi: si trova sempre un elemento di empatica con tutti i personaggi anche con i più spigolosi come Junon madre provata dal dolere, ma lucida e cinica, interpretata da una meravigliosa Catherine Deneuve o come il folle, scapestrato, irriverente Henri, il figlio cercato per uno scopo che non ha potuto assolvere, interpretato dall’attore feticcio di Desplechin, Mathieu Amalric. Tutti i personaggi man mano sono messi a nudo e i pezzi delle loro corazze cadono in un meccanismo di liberazione lieve come la neve.
Desplechin compone con Racconto di Natale un altro tassello del suo percorso creativo che compie da anni e che lega con i filo rosso tutti i suoi film come se «ogni film fosse una specie di reazione del film precedente». Non è un caso dunque ritrovare alcuni attori, oltre al già citato Amalric, come Emmanuelle Devos e Chiara Mastroianni ma anche elementi di continuità come il nome Paul Dedalus che ritroviamo in molti film o la scelta di far parlare gli attori in macchina quasi a presentare direttamente il personaggio. Un cinema stratificato, citazionista (in casa Vuillard in televisione si susseguono alcuni film tra i quali I Dieci Comandamenti e Cenerentola a Parigi) nel quale Desplechin si diverte a far dialogare diversi generi e del quale Racconto di Natale è un tassello prezioso, commovente e originale.
Alice Casalini