Un mondo di tagliagole
Prevenge è un film scritto e diretto da Alice Lowe, presentato fuori concorso alla SIC (Settimana Internazionale della Critica), sezione parallela della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
La parola “prevenge” non ha una traduzione letterale, almeno così pare. Assomiglia piuttosto ad una composizione linguistica che rimanda alla vendetta preventiva, una rivalsa prima di qualcosa d’altro. Il punto temporale di riferimento, nel primo lungometraggio di Alice Lowe, è la natalità, il parto. È infatti la neoregista, attrice e sceneggiatrice britannica conosciuta nel grande schermo per Sightseers (2012) ed altri, ad essere in dolce attesa del suo primogenito. Una prospettiva del tutto personale ed insolita, intima quanto basta per far apparire il lavoro della futura madre come la quintessenza della sua gravidanza.
Nei panni di Ruth, una donna incinta, di certo ragazza-madre per ragioni inizialmente oscure, che cerca vendetta in preda ad una rabbia tanto feroce quanto spassosa. Quale sarà l’epilogo della maternità? Distruzione o assoluzione? Il padre della futura nascitura non c’è, scappato o morto ammazzato poco importa, almeno nei primi minuti della proiezione, perché il lavoro della Lowe si rivela immediatamente per quello che sarà fino alla fine: uno slasher con le venature del dramma, a tratti black comedy e a tratti revenge-movie. Il sangue scorre eccome, fiumi di porpora tra sgozzamenti, evirazioni e accoltellate varie sferrate contro vittime che sembrano casuali e divengono man mano sempre più designate.
La Lowe utilizza come visuale la prima persona per costruire un prodotto che si presenta come un manifesto post-femminista per tramutarsi con il passare dei minuti in una esilarante pellicola polisessuale e multigender rivolta a tutti. Umanità intera, nessuno escluso. La protagonista viene così privata di ogni trucco scenico per mettersi a nudo davanti alle mutazioni del suo aspetto ed ingaggiare un violento corpo a corpo con alcune delle domande che ancora oggi agitano il dibattito politico e filosofico. Ciò che porta in grembo Ruth le parla attraverso una voce amniotica che ne condiziona le pulsioni e le emozioni, reinterpretando la figura materna come luogo rassicurante e gentile votato al sacrificio di sé in favore della procreazione, per riempirlo invece di una spinta anarcoide che vada a sconquassare gli stilemi di genere.
Prevenge è un film perfettamente bilanciato tra queste diverse dimensioni: la carica politica tipica dell’horror anni Settanta (Tobe Hooper e David Cronenberg per l’impegno sui corpi), il coraggio sociale ed un umorismo nero con il quale la Lowe esorcizza l’esperienza che sta attraversando. Un esordio ben riuscito che appare anche come un album dei ricordi di una futura mamma, un’opera grottesca e stimolante che permette alla regista di scherzare con il pubblico e con se stessa.
Riccardo Scano