Verità e giustizia
Tra le varie sezioni che vanno a comporre il cartellone della 33esima edizione del FESCAAAL c’è anche “Flash”, una vetrina non-competitiva nata in seno alla kermesse meneghina per raccogliere i film-evento, le anteprime italiane di opere di registi affermati, le pellicole acclamate dalla critica o premiate nei più importanti festival internazionali. Insomma il meglio del cinema contemporaneo d’autore proveniente da Africa, Asia e America Latina. Ed è qui che ha trovato la giusta collocazione l’ultima fatica dietro la macchina da presa di Amat Escalante dal titolo Perdidos en la noche, la cui première mondiale ha avuto luogo lo scorso anno al 76º Festival di Cannes.
Il regista messicano è tornato così sul grande schermo dopo un’assenza lunga sette anni, vale a dire da La region salvaje, vincitore del Leone d’Argento per la miglior regia alla 73esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia. Anni, questi, nei quali non è stato con le mani in mano in preda a una crisi creativa, ma ha diretto alcuni episodi della serie Netflix Narcos: Messico. E a pensarci bene qualche residuo di quell’esperienza gli è rimasta appiccicata addosso se andiamo a guardare alcune scelte stilistiche nella messa in quadro decisamente più pop rispetto a quelle adottate nel passato, ma soprattutto la decisione di non affidarsi più solamente ad attori non professionisti. Infatti è il talentuoso Juan Daniel García Treviño (celebre per la sua interpretazione di Ulises Sampiero nel pluripremiato Non sono più qui di Fernando Frias) a vestire i panni del protagonista. Il suo nome è Emiliano, un ragazzo di una piccola città mineraria del Messico alla ricerca dei responsabili della scomparsa di sua madre, un’attivista che si batteva per le imprese locali contro una multinazionale. Non ricevendo alcun aiuto dalla polizia o dal sistema giudiziario trova un indizio che lo conduce alla ricca famiglia Aldama che sembra coinvolta nella vicenda, composta da un rinomato artista, da una moglie famosa e dalla loro bellissima figlia. Non passa molto tempo prima che Emiliano trovi un lavoro a casa loro, determinato a scoprire i segreti che celano.
Violenza e corruzione della polizia (con le famigerate operazioni di pulizia che gli squadroni che operano al servizio delle multinazionali e peggio ancora dello Stato che riportano alla mente, narcos, difesa dell’ambiente e vanità del mondo dei social media sono gli ingredienti alla base di un film che a suo modo dipinge un inquietante affresco del Messico contemporaneo attraverso una storia di potere di classe e di sfruttamento dei ceti più deboli, ma anche di attrazioni fatali e di crisi interiori. Lo fa immergendo lo spettatore in una vicenda torbida e passionale ove amore e morte sono nuovamente al centro della sua poetica. Questi come anche l’erotismo e il sesso liberatorio del resto sono sempre stati i tratti distintivi di un regista interessante quanto disturbante, il cui cinema è stato tutto tranne che banale. L’influenza del suo maestro Carlos Reygadas, del quale è stato per un periodo aiuto regia, in tal senso è ancora molto presente come un’eredità dalla quale non si è mai voluto allontanare. Ed è da qui che ha voluto attingere nuovamente per tessere la ragnatela narrativa di un dramma dalle forti tinte thriller incentrato sull’ostinata e ossessiva ricerca di verità e giustizia. Per provare a raggiungerle, Emiliano dovrà muoversi tra pericolosi e morbosi triangoli amorosi (dovrà dividersi tra la sua bella fidanzata e la provocante figlia della padrona della villa) e le dinamiche di potere e corruzione che finiranno per risucchiarlo.
Quello che anima il plot di Perdidos en la noche è un magma incandescente di dinamiche e tematiche che suo e nostro malgrado Escalante non riesce però a tenere insieme nel racconto. Questo, al netto di atmosfere di rara suggestione che rappresentano l’altro suo marchio di fabbrica, soffre di una farraginosa e macchinosa costruzione della linea orizzontale, sulla quale pesano futili divagazioni, finti finali e un accumulo di simbolismi. Il ché rende la visione poco fluida.
Francesco Del Grosso