Un segreto in ghiacciaia
Chi ha o ha avuto occasione di frequentare il cinema e la serialità islandesi saprà benissimo che prodotti come Operation Napoleon da quelle parti non sono per nulla all’ordine del giorno, semplicemente perché non se ne producono. L’industria locale e i suoi addetti ai lavori hanno da sempre preferito virare verso storie raccolte e generi più alla portata. Le risorse, i mezzi e i budget a disposizione non hanno mai consentito ai registi della zona di affrontare progetti particolarmente ambiziosi, tecnicamente complessi ed economicamente impegnativi. Non a caso per portare sul grande schermo un progetto come questo, trasposizione del romanzo omonimo del 1999 dello scrittore Arnaldur Indriðason, ci sono voluti la bellezza di sette anni e una co-produzione con la Germania.
Ecco perché il nuovo lungometraggio di Óskar Þór Axelsson, presentato nel concorso della 33esima edizione del Noir in Festival, può essere considerato un vero e proprio unicum per e nella cinematografia islandese e in quanto tale andrebbe trattato indipendentemente dal risultato e dal fatto che piaccia oppure no. Di fatto si tratta di un esperimento e al contempo di un primo passo verso il mainstream e il mercato internazionale da parte di una nazione che di talento, idee e qualità ne ha da vendere a tonnellate. Bisogna quindi apprezzare lo sforzo.
Óskar Þór Axelsson, che dalla sua ha una grande esperienza nel settore avendo alle spalle la direzione di diversi episodi per serie come Trapped o Sanctuary e un paio di lungometraggi di buona fattura tra cui I Remember You, con il quale ha ottenuto un discreto successo al box office, si è dimostrato il regista giusto al momento giusto per portare a termine l’impresa. Lo ha fatto con lo spirito e il coraggio dell’avventuriero che si inoltra in territori mai esplorati prima, tramutando in immagini un action-thriller dal respiro internazionale che mescola senza soluzione di continuità Indiana Jones, Bourne Identity e più in generale i modelli statunitensi del genere che cita e con i quali si diverte a rimescolare e a giocare con uno humour sottilissimo e pungente come quello islandese. Si è fatto aiutare da un manipoli di attori del panorama nazionale come Vivian Ólafsdóttir e Ólafur Darri Ólafsson e di volti noti quali Iain Glen e Jack Fox, che con le loro performance sono riusciti a rendere credibili tutte le scene, anche quelle più dichiaratamente d’azione che fanno da motore portante di una pellicola che tra cospirazioni internazionali e criminali senza scrupoli racconta la storia di un aereo tedesco della Seconda Guerra Mondiale rinvenuto tra le nevi in Islanda e di una pericolosa corsa per recuperarne il contenuto.
Francesco Del Grosso