La ruota gira
Parigi, oh cara. Parigi e le sue bellissime strade e bellezze architettoniche ritorna nuovamente a essere la location di un film di Woody Allen. Dopo averci incantato con il suo fascino notturno in Midnight in Paris (2011), il regista newyorchese, ottentotto anni compiuti il 1 dicembre, ritorna a girare nella capitale francese Un colpo di fortuna (Coup de chance), cinquantesimo lungometraggio della sua sterminata filmografia. Il primo girato in lingua francese, con un cast di attori di prim’ordine. Non possiamo che menzionare la bravissima e fascinosa Lou de Laage e Niels Schneider, l’irresistibile bello ed efebico attore de Les Amours Imaginaires (2010) diretto da Xavier Dolan.
La storia ruota attorno alla bellissima Fanny (Lou de Laage), sposata con Jean (Melvil Poupaud), un imprenditore di mezz’età. I due realizzati professionalmente, vivono in un lussuoso appartamento situato nel centro storico di Parigi. Un giorno, casualmente, Fanny ritrova Alain (Niels Schneider), un suo ex compagno di liceo, aspirante scrittore. Inutile negare che tra i due non ci sia attrazione fisica e mentale. Ben presto, Fanny diventa l’amante di Alain, mettendo in discussione il suo matrimonio con Jean. Quest’ultimo, insospettito da alcuni comportamenti anomali della moglie, la fa pedinare da un investigatore privato che metterà in luce l’adulterio della donna. Che cosa succederà alla giovane coppia di amanti?
La bellezza di Parigi con le sue stradine e i suoi parchi, l’arrivo dell’autunno, le fragilità, le nevrosi, la musica jazz e l’ipocrisia dell’altà società, sono questi gli elementi che fanno parte di questo cinquantesimo lungometraggio di Woody Allen, un’opera divisa a metà tra thriller e commedia, ma che lo spettatore coglie fin dalla prima inquadratura, ritrovando tanti elementi tipici del cinema del regista newyorchese. Non poteva essere diversamente, come non menzionare Match Point (2005), altro grande successo di Allen, che sembra accostarsi a Un colpo di fortuna.
Personaggi divorati dalla gelosia, dal bisogno del possesso, dall’avidità e dalla voglia di emergere dalla mediocrità, proprio come Jean, interpretato da Melvil Poupaud, che pur di raggiungere i suoi scopi, non si fa alcuno scrupolo. Quello che per lui rappresenta una minaccia va eliminato, senza dubbio. Del resto, lui in passato, aveva già compiuto un delitto, non per mano sua, ovviamente. Ed è come un puzzle che va ricostruito, quest’ultima opera di Woody Allen, attraverso un triangolo amoroso che promette colpi di scena a dir poco incredibili. Un elogio va fatto alla meravigliosa fotografia di Vittorio Storaro, qui alla quinta collaborazione con Allen, che attraverso dei toni caldi e luminose ci fa apprezzare appieno la bellezza di Parigi e dei suoi meravigliosi appartamenti, gallerie e bistrot. Ma non solo, una sceneggiatura calibrata ci permette di addentrarci in una storia che ci lascia con il fiato sospeso fino all’incredibile coup de theatre, piuttosto che colpo di fortuna, ma che nell’ottica dello spettatore può scegliere deliberatamente quale tra i due sia più adatto, perché del resto nella vita si sa è tutta una questione di fortuna. O forse no.
Giovanna Asia Savino